100 anni di vita

 

Carissimi amici,

permettetemi oggi di ricordare un evento di famiglia e di dedicare queste parole ad una persona a me cara. Non è di tutti raggiungere i 100 anni di vita e poter partecipare alla S. Messa per ringraziare il Signore, in occasione di questo traguardo. È possibile soltanto a qualche “privilegiato”… come il mio padrino di Battesimo Santino Nobile. Ecco quello che egli mi ha raccontato giovedì scorso, rammentando il passato che ricorda con una certa lucidità.  Lui era un giovane diciannovenne che stava per partire verso Torino, come soldato, dopo la visita di leva. Era in corso una delle tragedie del secolo scorso, la seconda guerra mondiale. Mio papà gli chiese: “Prime di là vie, no vino di batià chel frut chì? (Prima di partire, non dobbiamo battezzare questo bambino?). Parlava di me. Infatti ero nato il 5 agosto 1942 verso le sei di sera, durante un temporale. Così mi è stato raccontato. Ormai scadeva il tempo utile per celebrare questo sacramento, perché si dovevano battezzare i neonati entro i 10 giorni dalla nascita. Secondo le indicazioni del sinodo diocesano, la chiesa si premurava di offrire questo dono ai bambini nei primi giorni dalla nascita, perché il pericolo di morte infantile si presentava più frequentemente di oggi. Trascorsi i 10 giorni dalla nascita non si sarebbe potuto suonare le campane per il Battesimo. Era un piccolo deterrente, a fin di bene. Così il 15 agosto, solennità della Assunzione della B.V. Maria, mio cugino Santin e mia zia Mine, assieme a mio papà e ai miei 6 fratelli che mi avevano preceduto nella nascita e all’ostetrica (le comari), che aveva assistito al parto avvenuto in casa, mi portarono nella chiesa parrocchiale di Basiliano, dove il parroco don Luigi Londero mi battezzò. A quel tempo le mamme non partecipavano al battesimo dei figli perché dovevano compiere un “rito di purificazione” prima di riprendere la vita di ogni giorno. Normalmente questo rito si faceva in chiesa alcuni giorni dopo il battesimo. Era anche un atto di ringraziamento al Signore per il dono di una nuova creatura. Mia mamma diceva invece che i preti conoscevano le fatiche delle mamme nelle famiglie e così avevano inventato questa regola per lasciarle riposare qualche giorno dopo il parto. Ognuno legge la storia a modo suo ma non stento a credere, anzi mi fa piacere, che fosse anche per questo motivo di rispetto. Insomma il mio padrino, e anche cugino, mi ha seguito sempre nei vari passaggi della mia vita, specialmente durante gli anni della mia formazione in seminario. Era felice di vedermi crescere mentre mi preparavo all’ordinazione presbiterale. Mi ha sempre aiutato con la preghiera, con l’interessamento cordiale e con qualche “mancia” annuale… come fanno tutti i padrini e le madrine ai loro “figliocci/e” in occasione del capodanno. Oggi, alla S. Messa delle 10.30, ho il piacere di dirgli grazie per il suo affetto, per la testimonianza di fede con la quale mi ha sempre accompagnato nella vita. Sono contento di accoglierlo nel duomo di Udine e di condividere con voi questa sua e nostra gioia per i 100 anni della sua vita. Conosco la forza della sua fede con la quale ha vissuto e superato varie e gravi avversità nella sua vita e le gioie di cui ha goduto nella sua famiglia. Assieme ai suoi figli Massimo e Alessandro, alla sorella Rosina, alle loro famiglie e a tutti voi gli porgo i migliori auguri per proseguire nella vita finché il Signore vorrà, nella serenità e nella pace del cuore.                                                                                    Don Luciano

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