27^ Domenica del Tempo Ordinario

PARLAMI DI DIO E DELL’AMORE

 

Carissimi parrocchiani e voi tutti fedeli che frequentate la S. Messa domenicale in cattedrale, dopo la lunga pausa estiva, riprendiamo a scrivere di domenica in domenica questo foglietto di informazione e di formazione. Conoscere la vita della parrocchia è già un segno di comunione e di partecipazione al cammino che stiamo facendo attraverso l’itinerario dell’anno liturgico che scandisce il tempo, vivendo i misteri della vita di Cristo ai quali partecipiamo attraverso le varie celebrazioni. A tutti auguro un buon cammino.

Una particolare attenzione chiedo ai genitori dei bambini, ragazzi e giovani che frequentano gli incontri di catechesi nella nostra parrocchia.

Li accompagniamo volentieri nella loro crescita e formazione alla vita cristiana ma subito vi prego di non delegare ai catechisti la loro educazione cristiana. I primi educatori, dopo lo Spirito Santo, siete voi. Infatti è il vostro esempio che trascina, è la vostra presenza che testimonia, è la vostra fedeltà che parla concretamente al cuore delle nuove generazioni. So che le difficoltà non mancano, anzi sono tante. Appunto per questo dobbiamo insieme essere responsabili della crescita dei figli, con pazienza, costanza, competenza. Dialogare continuamente, dedicare del tempo, esortare, incoraggiare, richiamare, stimolare, anche sgridare quando è necessario, sono verbi che si riferiscono a tante azioni che certamente già compiamo. Un sano no educa a rinunciare a qualche capriccio, all’egoismo per fare spazio alla solidarietà.

Un falso pudore forse impedisce ai genitori di trattare argomenti importanti che interessano la vita. Qualche giorno fa, ho sentito a “Prima pagina” il giornalista Pietro Senaldi che leggeva emozionato una lettera, non so se fosse scritta da lui o da altra persona. Riporto solo il significato come lo ricordo. Ricordo però la sua commozione: “Ogni giorno porto il cane a passeggio e passo davanti alla casa di mio padre che ormai ci ha lasciati. Mi fermo un momento a guardarla, vedo l’albero del cortile e ripenso alla mia giovinezza trascorsa in quel luogo. Vorrei parlare con mio padre e dirgli quello che non gli ho mai detto, vorrei che lui mi dicesse quello che avrebbe voluto ma forse non ha avuto il coraggio o il tempo di dirmi.

Mai abbiamo parlato insieme di Dio e dell’amore”.

Ecco cari genitori, cari adulti, cari nonni. Di Dio e dell’amore bisogna ancora parlare, oggi, senza paura, con coraggio, con la speranza del contadino che semina pur sapendo che forse verrà la grandine ma semina ugualmente con fiducia.

La Parola di Dio che i vostri figli ascoltano nella catechesi e dal vostro insegnamento, va poi celebrata nella partecipazione alla Messa domenicale (ridotta a cenerentola della domenica, collocata all’ultimo posto, tenuta in conto soltanto se c’è tempo!) e testimoniata nella vita di famiglia, nella scuola, nel lavoro. Pregate insieme alla sera, non abbiate quel falso pudore che fa pensare che la preghiera sia “una cosa da bambini”. Benedite i vostri figli quando al mattino vanno a scuola. Compite gesti di solidarietà, di rispetto, di perdono nelle vostre famiglie e con le vostre famiglie. Fate sì che questi figli respirino un clima di amore.

Certamente non è garantito che tutto possa riuscire, ma almeno avete la coscienza tranquilla di aver fatto il possibile. Ed è un gran bella cosa, davanti a Dio, al mondo e a se stessi.

Carissimi, non vuol essere uno sfogo da parte mia, ma vuol essere un invito pressante perché le nostre famiglie siano missionarie e trasmettano la fede alle nuove generazioni, una ricchezza che dà senso a tutta la vita personale e sociale. Il mondo è cambiato ma non è più difficile di quanto non l’abbiano trovato gli apostoli quando Gesù ha loro detto: “Andate e insegnate il mio Vangelo”. È il nostro momento. Il Signore ci conduce e ci dona la forza della testimonianza nel nostro cammino attraverso i secoli.

Con l’augurio di ogni bene. Cordialmente.                                                                                                              Il Parroco  Luciano Nobile                            

 

 

IL PAPA AL SINODO DEI GIOVANI

 

Usciamo da pregiudizi e stereotipi. Un primo passo nella direzione dell’ascolto è liberare le nostre menti e i nostri cuori da pregiudizi e stereotipi: quando pensiamo di sapere già chi è l’altro e che cosa vuole, allora facciamo davvero fatica ad ascoltarlo sul serio. I rapporti tra le generazioni sono un terreno in cui pregiudizi e stereotipi attecchiscono con una facilità proverbiale, tanto che spesso nemmeno ce ne rendiamo conto. I giovani sono tentati di considerare gli adulti sorpassati; gli adulti sono tentati di ritenere i giovani inesperti, di sapere come sono e soprattutto come dovrebbero essere e comportarsi. Tutto questo può costituire un forte ostacolo al dialogo e all’incontro tra le generazioni. La maggior parte dei presenti non appartiene alla generazione dei giovani, per cui è chiaro che dobbiamo fare attenzione soprattutto al rischio di parlare dei giovani a partire da categorie e schemi mentali ormai superati. Se sapremo evitare questo pericolo, allora contribuiremo a rendere possibile un’alleanza tra generazioni. Gli adulti dovrebbero superare la tentazione di sottovalutare le capacità dei giovani e di giudicarli negativamente. Avevo letto una volta che la prima menzione di questo fatto risale al 3000 a.C. ed è stata trovata su un vaso di argilla dell’antica Babilonia, dove c’è scritto che la gioventù è immorale e che i giovani non sono in grado di salvare la cultura del popolo. E’ una vecchia tradizione di noi vecchi! I giovani invece dovrebbero superare la tentazione di non prestare ascolto agli adulti e di considerare gli anziani “roba antica, passata e noiosa”, dimenticando che è stolto voler ricominciare sempre da zero come se la vita iniziasse solo con ciascuno di loro. In realtà, gli anziani, nonostante la loro fragilità fisica, rimangono sempre la memoria della nostra umanità, le radici della nostra società, il “polso” della nostra civiltà. Disprezzarli, scaricarli, chiuderli in riserve isolate oppure snobbarli è indice di un cedimento alla mentalità del mondo che sta divorando le nostre case dall’interno. Trascurare il tesoro di esperienze che ogni generazione eredita e trasmette all’altra è un atto di autodistruzione.

                                                                                                                                                                                           (Papa Francesco)

© 2008-2023 Cattedrale di Udine - All Rights Reserved - Progetto a cura di Jacopo Salemi