30^ Domenica del Tempo Ordinario

Carissimi fedeli,

           vi invito a prendere visione delle modifiche apportate nella Liturgia che ci fanno gustare maggiormente i misteri del Signore. Non sono cambiate le preghiere ma alcune traduzioni. Le motivazioni del cambiamento dei testi più appariscenti, saranno spiegate su questo foglio durante queste domeniche, perché possiamo renderci conto della loro bontà e fedeltà al testo sacro e alla lingua viva che cambia nei suoi significati. Avremo modo di approfondire il senso e apprezzare la dedizione degli studiosi che per anni hanno preparato questi cambiamenti, fedeli ai testi antichi e alla sensibilità attuale. Ci adeguiamo riconoscendone la bellezza e gustandone la bontà. Colgo l’occasione per inviare un cordiale augurio a tutti assicurando per tutti una preghiera alla Vergine durante questo mese a lei dedicato. Il Parroco don Luciano.

 

                          LA TERZA EDIZIONE DEL MESSALE ROMANO.                        

LE NOVITÀ DELLA TRADUZIONE

 

Dopo due decenni di lavoro vede finalmente la luce la terza edizione italiana del Messale Romano. Evidentemente non si tratta di un “nuovo” Messale, ma dell’unico Messale scaturito dalla riforma conciliare e che giunge alla terza edizione italiana dopo la terza edizione tipica (2000), motivata dall’esigenza di precisare gli aspetti normativi e di integrare le nuove memorie dei santi e completare il materiale eucologico (ad esempio con le Messe vigiliari dell’Epifania e dell’Ascensione). Per quanto riguarda gli aspetti testuali si possono ricordare alcune tra le modifiche più significative nel Rito della Messa e nell’eucologia.

Il Rito della Messa

Innanzitutto il plurale nel saluto liturgico inziale:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi.

Lo esigeva la grammatica e il testo biblico dal quale il saluto proviene (2 Cor 13,13).

L’atto penitenziale nella prima forma accoglie il linguaggio inclusivo in sintonia con la sensibilità attuale che vuole sottolineare anche la specificità della donna nella comunità umana e cristiana:

«Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle, […] E supplico la beata Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle».

Nella terza forma dell’atto penitenziale (le invocazioni cristologiche), accanto a molti rimaneggiamenti, si è scelto di mantenere l’acclamazione in greco Kýrie, eléison che rimanda alla matrice evangelica e segna un punto di comunione con le liturgie orientali e con quella ambrosiana. Per esempio:

«Signore, mandato dal Padre a salvare i contriti di cuore, Kýrie, eléison»

Gloria a Dio

Come è noto l’esordio dell’inno festivo si mantiene fedele al dettato evangelico (Lc 2,14), per il quale gli uomini non sono «di buona volontà», ma oggetto dell’amore di Dio. Per esigenze di cantabilità e consentire le melodie in uso rispetto al testo biblico si è optato per la versione «amati dal Signore».

Padre nostro

Allo stesso modo per la preghiera del Signore si ripropone il testo della Bibbia CEI del 2008 con le due note modifiche: «rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione». La nuova versione non attribuisce a Dio la responsabilità della tentazione, come poteva sembrare nella precedente traduzione, e chiede il suo intervento nel momento della prova.

Il dono della pace

La monizione diaconale per il gesto di pace nelle precedenti edizioni risentiva di un’interpretazione intellettualistica legata all’idea di segno. Ora, la nuova formula:

«Scambiatevi il dono della pace»

evita di scivolare nell’astrazione e considera, invece, la pace come dono che proviene da Dio e come effettivamente traspare dalla preghiera che introduce il rito.

Alla Comunione

Meritevole di attenzione è la sequenza dell’Agnello che accompagna l’ostensione del Corpo del Signore prima della comunione. Seguendo l’edizione tipica viene ripristinata la successione corretta delle frasi. Innanzitutto le parole del Battista (Gv 1,29) e poi la beatitudine di Ap 19,9 dove si recupera il termine “Agnello”:

«Beati gli invitati alla cena dell’Agnello».

Dalla litania dell’Agnus Dei all’ostensione si ribatte incessantemente sul tema dell’Agnello pasquale che, dopo essere invocato, ora viene mostrato e riconosciuto nei segni sacramentali.

Le preghiere Eucaristiche

Per quanto riguarda le preghiere eucaristiche si possono ricordare almeno due variazioni. Nella II l’esordio dopo il Sanctus assume una forma più aderente all’originale:

«Veramente santo sei tu, o Padre»

La Chiesa professa la sua fede in Dio, il Santo, il quale tutto santifica con la “rugiada”, immagine di origine biblica per indicare l’azione dello Spirito che penetra e trasforma:

«Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito»

In questo caso si è voluto rispettare la metafora certamente più incisiva del concetto.

Nella III anafora si vuole togliere ogni ambiguità circa il soggetto che rende sacrificio gradito a Dio coloro che partecipano al convito eucaristico:

«Lo Spirito Santo faccia di noi un’offerta a te gradita».

Orazioni e prefazi

Nuovi testi sono stati inseriti già nell’edizione tipica (come il prefazio dei martiri II) e alcuni a motivo di nuove celebrazioni (si pensi al prefazio della festa di santa Maria Maddalena o ai nuovi santi) o di nuovi inserimenti tra le Messe votive e per varie necessità.

Pochi ma significativi i ritocchi nella traduzione delle orazioni. La bella orazione sulle offerte della Messa del giorno di Natale, ad esempio, viene restituita al suo significato originario, superando espressioni vaghe e non pertinenti:

«Nel Natale del tuo Figlio ti sia gradito, o Padre, questo sacrificio, dal quale venne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e prese origine la pienezza del culto divino».

Le collette proprie della Chiesa italiana secondo il Lezionario triennale, che risultavano in molti casi prolisse e verbose, sono state decisamente migliorate. Degni di interesse sono i nuovi prefazi “italiani” (II e III dei Pastori e I e II dei Dottori): tale proposta non solo arricchisce la preghiera, ma soprattutto giova a intravedere nello specifico carisma il motivo della lode a Dio.                                                                                                                                                                                                                  A cura di don Loris Della Pietra

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