4^ Domenica del Tempo Ordinario

ECCLESIA SEMPER REFORMANDA

 

“Lutero è il nuovo papa”

Le posizioni ideologiche, l’atteggiamento fortemente critico, la levatura intellettuale del monaco Lutero lo fecero assurgere in Germania a grandissima fama, ma nel contempo egli fu coinvolto e trascinato ben oltre le sue iniziali prospettive. Anzi, un crescendo di comportamenti fuorvianti sconvolse la società, in tutte le sue componenti: dilagarono opposizioni vicendevoli e conflitti dalle sanguinose conseguenze. Prìncipi, cavalieri, artigiani delle città e contadini interpretarono – ciascuno a proprio vantaggio – l’idea di “Riforma”: non più intesa unicamente come religiosa, fu distorta da implicazioni politiche, sociali ed economiche.

Irrigidimenti ideologici e violenze compromisero tragicamente la situazione generale in un vasto fenomeno di crisi alimentata da aspettative diverse, in cui confluiva determinante la Sacra Scrittura come fondamento di rivendicazioni sociali.

“Protestanti”

Nel 1529 i prìncipi, in occasione dell’annuale incontro con l’imperatore – alla dieta di Spira – gli presentarono una “protesta”: da qui il termine “Protestanti” che designa non solo chi protesta ma anche chi proclama (da protestari – proclamare). La ‘protesta’ era contro il potere della Curia romana, la ‘proclamazione’ la signoria giudicante del Cristo risorto: alla fine dei tempi chi lo avesse accolto personalmente come salvatore sarà redento mentre coloro che lo avessero respinto saranno dannati. È questa l’eredità di fede che lasciava la Riforma ai posteri, la stessa che la Chiesa di Roma proclamava: diverso – come vedremo – era il modo di giungere alla salvezza.

La pace di Augusta

Nel 1555 l’imperatore Carlo V concesse ai prìncipi la “pacificazione di Augusta”: vi si enunciava il principio “cuius regio eius religio” (di chi è la regione, di lui si segua la religione), con il quale si riconosceva la coesistenza in Germania di due religioni diverse. Questa pace fu concessa tuttavia solo ai prìncipi luterani, mentre altre confessioni protestanti si andavano affermando nell’impero provocando ulteriori conflitti religiosi. Fu solo nel 1648, con la pace di Westfalia, che le guerre di religione si conclusero definitivamente.

Le 95 tesi

Furono il primo atto con il quale Lutero iniziò la sua controversia con la Chiesa di Roma: mònito contro le predicazioni che promettono la salvezza in modo facile, richiamo al rinnovamento, negazione delle indulgenze per i defunti, polemiche e attacchi al papa e alla sua autorità.

Talora contraddittorie, rivelano tuttavia alcune esitazioni del loro autore, vincolato alla tradizione eppure consapevole della necessità di una profonda trasformazione. Tipico è il linguaggio: paradossale e a volte grottesco, espressione di uno spirito provocatore.

Il luteranesimo

Gli scritti fondamentali nei quali Lutero esprime la sua idea di Riforma sono quattro: “Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca per l’emendazione della cristianità”, “La cattività babilonese della Chiesa”, “Del papato romano”, “Della libertà del cristiano”. In queste opere sovverte l’autorità del papato romano e l’intera struttura della Chiesa nei suoi aspetti dogmatici e gerarchici. Il regno di Dio è del tutto trascendente e separato dalle comunità umane; nella Chiesa non devono esistere gerarchia e supremazia spirituale; la supremazia papale non è stata istituita da Dio e quindi non ha valore spirituale; ogni cristiano ha il diritto di discutere qualunque provvedimento pontificio al lume della libera interpretazione della Scrittura.

La novità di Lutero è il “sacerdozio universale”: ogni fedele è investito della dignità sacerdotale e il ministro della Parola è delegato dalla comunità dei fedeli; equiparata a qualsiasi altra vocazione terrena, l’ordinazione sacerdotale perde il suo carattere indelebile e personale. Il concetto cattolico di Chiesa militante, universale e gerarchica si dissolve nella cristianità universale spirituale, mistico corpo di Cristo. La Messa, per Lutero, è una celebrazione in cui si promette la remissione dei peccati, non memoriale del sacrificio di Cristo; va celebrata in lingua volgare. Proclama il concetto della “consustanziazione”: corpo e sangue di Cristo sono già presenti sotto le specie del pane e del vino; rifiuta perciò la “transustanziazione”: il sacerdote non ha alcun potere di trasformare pane e vino.

Il Battesimo e la Comunione (sotto le due specie) sono gli unici sacramenti riconosciuti, unici a essere menzionati nella Scrittura.

Sopprime il fasto delle cerimonie religiose, il culto dei Santi, i pellegrinaggi verso i luoghi pii e miracolosi; nega l’esistenza del Purgatorio perché mai nominato nella Scrittura; reclama il matrimonio per i preti, l’estinzione degli Ordini parassitari dei Mendicanti, l’abolizione delle Messe per i defunti, delle scomuniche, del diritto canonico; respinge l’obbligo dell’astinenza e del digiuno, l’efficacia vincolante dei voti.

Afferma infine che l’autorità ecclesiastica e quella civile sono entrambe istituite da Dio e quest’ultima pienamente legittima: il potere, anche se male impiegato, è legale ed esige dal suddito sottomissione totale (Rm 13,1-7). Per questo, dice Lutero, il papa non può occuparsi di questioni terrene e politiche e, di conseguenza, dare ordini ai prìncipi tedeschi che ricevono il loro mandato direttamente da Dio. (Lutero interpella anche l’autorità civile, esigendo per il suo tempo leggi severe contro l’usura, l’accattonaggio, il meretricio e magistrature locali per l’assistenza dei poveri).

Quando il cardinale Tommaso de Vio incontrò Lutero, ebbe l’impressione che questi volesse “fondare una nuova Chiesa”: l’intuizione si avverò. Differenza fondamentale con la Chiesa di Roma fu considerare gli “studi purissimi” della Bibbia come unica fonte della verità cristiana, escludendo la “Tradizione” – in cui confluiscono apporti diversi di cultura e fede del popolo di Dio attraverso i secoli – ritenuta nel cattolicesimo altrettanto importante; con essa ripudiava anche i “dogmi”, intesi come verità assolute. Le Scritture, fonte di verità e guida per la salvezza, dovevano essere conosciute, comprese, interpretate e annunciate da tutti i cristiani: emergeva dunque la necessità dell’istruzione per tutti. La scuola, organizzata da Melantone, divenne un mezzo efficace per la diffusione e il rafforzamento del cristianesimo riformato. (Ricordiamo che lo stesso Lutero, in brevissimo tempo, stese la traduzione del Nuovo Testamento dal testo greco di Erasmo in tedesco). “Sola Scriptura”: è questo il primo dei quattro ‘cardini’ della dottrina luterana, cui seguono “sola Fide”, “solus Christus”, “sola Gratia”; si tratta di concetti comuni al credo cattolico, ma rispetto ad esso posti in assoluta preminenza. La prima intuizione di Lutero, maturata negli anni appena precedenti la pubblicazione delle 95 tesi, fu il ‘vero’ significato di “giustizia divina”: tutta la lettera ai Romani parla della Giustizia di Dio che viene data gratuitamente per grazia e per fede. “Sola Fide”: per Lutero la salvezza può essere raggiunta per fede; tutta la Scrittura – non solo la lettera ai Romani – afferma che si ottiene per la fede e non con le opere. Solo la fede in Dio ci salva, non le opere della legge: “Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge” (Rm 3,28); l’uomo non può vantarsi di avere guadagnato la salvezza con le sue forze perché rimane sempre peccatore; come dice l’apostolo: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù…” (Rm 3,23-24).

“Solus Christus”: Gesù è l’unico ‘tramite’ dell’uomo con Dio, è la “la roccia”, quella che i costruttori hanno scartato. A coloro che sono fedeli e profondamente convinti che la Parola di Dio attraverso il Signore risorto possa dare la vita eterna, è concessa, per “sola Grazia”, la salvezza: essa quindi non si ‘compera’, non viene elargita dalla banca dei Fuegger di Augusta con il rilascio del certificato scritto che asseriva “i tuoi peccati ti sono rimessi”; questo valeva anche per le anime dei defunti.                     Francesca e Giuseppe Berton

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