4^ Domenica del Tempo Ordinario

COME MAI?

Carissimi fedeli,

anche oggi cerchiamo di approfondire questo brano di vangelo chiedendoci: Come mai Gesù viene prima accolto e poi rifiutato nel suo paese dove era cresciuto? Qual è il vero Gesù che l’evangelista Luca ci presenta? (Lc 4,21-30)    

Il brano del Vangelo di questa domenica riprende l’ultimo versetto della domenica scorsa “…un anno di grazie del Signore” (Lc 4,21) e apparentemente continua con un’approvazione unanime al discorso pronunciato da Gesù: “Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca…” (Lc 4,22). Poi incominciano le difficoltà. Non si comprende perché gli abitanti di Nazareth improvvisamente passino dall’ammirazione agli insulti e poi al tentativo di linciarlo. Per quale motivo reagiscano in questo modo? E non ci è facile anche capire perché Gesù citi due proverbi: “Medico cura te stesso” e “nessun profeta è accolto nella sua patria” (Lc 4,23-24). Desidereremmo anche sapere come è riuscito a sfuggire a tanta gente inferocita. Si è miracolosamente volatilizzato? Non può essere. Quando, leggendo il Vangelo, ci imbattiamo in particolari che appaiano strani e inverosimili l’evangelista ci spinge a pensare che oltre al puro dato di cronaca bisogna ricercare il significato più profondo dell’episodio. Proviamo a cercarlo.

La reazione dei presenti nella sinagoga si spiega solo se Gesù ha detto o fatto qualcosa che ha urtato la loro sensibilità: E una ragione dell’ostilità possiamo trovarla. Nella celebrazione del sabato era d’obbligo leggere come seconda lettura un brano di un profeta. A Nazareth, povero villaggio, – ricordate che prima dell’Annunciazione il suo nome non era mai apparso nella Bibbia – probabilmente c’era solo il rotolo del profeta Isaia. Quindi letto e riletto, ogni sabato, tutti lo conoscevano ormai a memoria e il brano scelto da Gesù, tra l’altro, era uni dei più noti. L’irritazione degli ascoltatori potrebbe essere stata provocata dal fatto che Gesù ha bruscamente interrotto la lettura dopo un versetto e mezzo. Perché non è andato oltre? Leggiamo il seguito e capiremo la ragione. Dopo “sono stato inviato… ad annunciare un anno di grazia del Signore…”  Gesù chiude il libro. Ma il testo, che tutti conoscevano, proseguiva:”...e il giorno di vendetta del nostro Dio” (Is 61,2). Era questa la frase che tutti volevano sentire. Gli abitanti di Nazareth, come tutti gli israeliti, agognavano questa vendetta, desideravano ansiosamente l’intervento punitivo di Dio contro i pagani che per tanti secoli li avevano oppressi. Ora che sembrava giunto il momento Gesù annuncia un anno di grazia, il condono di tutti i debiti, la benevolenza incondizionata di Dio verso tutti.

Le sue parole di grazia contengono un messaggio inaccettabile, inaudito. E allora ecco la reazione: “Chi crede di essere, non è il figlio del carpentiere?” E il contrasto fra la mentalità tradizionale che aspetta un messia glorioso, vincitore e vendicatore e le parole di grazia pronunciate da Gesù è radicale e si riproporrà durante tutta la vita pubblica. I due proverbi sono una ulteriore smentita delle loro attese, una presa di distanza dalle loro convinzioni, un rifiuto dei loro sogni, una condanna delle loro illusioni. Con gratitudine ascoltiamo e leggiamo questi brani che ci fanno incontrare il “vero” Gesù del Vangelo di Luca.

L’ultimo versetto “Ma Gesù passando in mezzo a loro se ne andò” (Lc 4,30). Non è una sparizione miracolosa è un messaggio di speranza a tutti noi credenti: nelle incomprensioni, dissidi, ostilità, derisioni, persecuzioni… non dimentichiamoci che ciò è accaduto a Gesù e con lui continueremo sicuri lungo la strada fino alla meta.

GLI EVANGELISTI E I LORO SIMBOLI

Siamo all’inizio del Vangelo di Luca e, penso utile, fare una riflessione sui simboli degli evangelisti dato che Luca viene spesso raffigurato con accanto un toro alato. Nella nostra bella Cattedrale troviamo ben due volte le raffigurazioni degli evangelisti con i loro simboli. Nella volta della cappella dei SS. Giovanni Battista ed Eustachio il pittore Andrea Urbani ha dipinto i quattro evangelisti con i loro simboli e anche nella sacrestia di mezzo detta “dei canonici” possiamo ammirare i quattro evangelisti con i loro simboli.

Il profeta Ezechiele (593 a. C.) parla di una visione di quattro esseri: ”Quanto alle loro fattezze, avevano facce d’uomo, poi tutti e quattro facce di leone a destra, tutti e quattro facce di toro a sinistra e tutti e quattro facce d’aquila” (Ez1,10). San Giovanni nell’Apocalisse, rifacendosi a Ezechiele scrive: “In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi… Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto di un uomo; il quarto vivente era simile e un’aquila che vola” (Ap4,6-7). Alcuni Padri della Chiesa ritennero che le due visioni si riferissero ai quattro evangelisti. Il primo fu Ireneo di Lione (180 d.C.), ma chi ha dato più valore a queste profezie e ha abbinato i simboli agli evangelisti è stato il grande san Girolamo (347-420). Matteo è simboleggiato nell’uomo alato perché il suo vangelo inizia con gli antenati di Gesù-Messia. Marco è simboleggiato nel leone perché il suo vangelo inizia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, luogo delle bestie feroci. Luca è simboleggiato nel bue perché il suo vangelo inizia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano gli animali come buoi e pecore. Giovanni è simboleggiato nell’aquila, l’occhio che fissa il sole, perché il suo vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: “In principio era il Verbo”.

Buona Domenica.                                                                                                                                 Mons. Pietro Romanello

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