5^ Domenica del Tempo Ordinario

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

(Is 58,7 –10; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16)

Oggi, Gesù ci presenta i cittadini del Regno di Dio. Dice dei suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo». Come potete vedere, Gesù non dà definizioni astratte del cristiano, ma attraverso due concrete ed efficacissime metafore (immagini, similitudini) presenta l’identità e la missione del suo autentico discepolo.

Sale e luce

Il sale è una sostanza necessaria alla vita dell’uomo: dà sapore ai cibi, disinfetta le ferite, preserva dalla corruzione, è simbolo di sapienza. Come il sale, così anche il cristiano, per Gesù, è una persona necessaria nella vita dell’umanità. Deve dare sapore, cioè significato e senso alla vita umana. In altre parole, il cristiano deve testimoniare che la vita non è una casuale combinazione di atomi e di cellule.  La vita di ogni persona umana è un progetto divino che attende di essere realizzato. Realizzazione che inizia e matura nel tempo, con il vivere in armonia i valori materiali, morali e spirituali. È vivendo e testimoniando questi valori che si realizza il piano salvifico di Dio sui singoli e sull’umanità. Noi cristiani diamo sapore e significato alla storia, quando ogni nostro pensiero, ogni nostra parola, ogni nostro gesto e iniziativa, esprime e realizza, in forma creativa e fedele l’insegnamento di Gesù. Solo così facciamo storia di salvezza e realizziamo il regno di Dio. Solo così santifichiamo il tempo presente e gli facciamo acquisire una valenza di vita eterna.

La vita ha un senso

Il primo compito in positivo, dunque, che ogni discepolo di Cristo deve assolvere è questo: testimoniare che la vita ha un senso, che è un progetto da realizzarsi vivendo in armonia i valori spirituali, morali e materiali. Ma ci sono anche altri compiti, in negativo, che il cristiano deve assolvere. Due in particolare.

Primo: alla luce del vangelo deve disinfettare e far rimarginare le ferite dell’uomo, cioè ogni degrado morale, ogni devianza, ogni perversione.

Secondo: deve preservare dalla corruzione spirituale e morale, i singoli e la società. Preservare è meglio che curare. Un campo di lavoro, questo e quello, comunque, sterminato che chiama in causa la responsabilità cristiana.

Infine, come il sale, almeno in molte culture, è simbolo di sapienza. Sapiente, infatti, è chi dà più importanza a ciò che è più importante. Stolto è, invece, colui che dà più importanza a ciò che è meno importante.

Apriamo gli occhi

Guardando alla realtà contemporanea possiamo chiederci: Perché oggi molti non colgono il significato della loro e altrui vita e vivono nel non senso, alla giornata, senza prospettive, senza speranza? Mi viene un dubbio: forse si sta realizzando il terribile monito di Gesù: «Se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini»….

Prima di concludere ritengo utile fare due ulteriori precisazioni: Il sale deve sciogliersi nei cibi per renderli salati. Il sale non lo si può usare senza una precisa misura. È questione anche di dosaggio. Non assente, non scarso, ma nemmeno troppo. Se manca il sale, una pietanza risulta senza sapore e quasi da non potersi mangiare. Ma anche l’eccesso di sale, rende una vivanda disgustosa. In altre parole, dobbiamo dire no, ad uno stile cristiano insulso, rinunciatario, intimistico, che non si coinvolge nella storia concreta; ma ugualmente dobbiamo dire no ad uno stile invadente, urtante, indisponente, aggressivo, borioso, trafficante. Lo stesso discorso va fatto per la metafora della luce che è simbolo della verità, dell‘amore e della vita. Né luce che acceca; né luce di penombra; ma luce che renda visibile, senza ostentazione, le nostre opere buone perché tutti glorifichino, come ci insegna Gesù, il Padre vostro che sta nei cieli.

                                                                                                                                                                                          Mons. Ottavio Belfio

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