6^ Domenica del Tempo Ordinario

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

Sir 15, 16–21; 1Cor 2,6-10; Mt 5, 17-27

La nuova Legge

 

Nella liturgia della parola di questa domenica sono almeno tre i temi che si intrecciano.

Libertà, sapienza e amore.

Il tema della libertà è proposto dalla prima lettura: «Se vuoi, osserverai i comandamenti; l’essere fedele dipenderà dal tuo buon volere….». L’uomo è libero. La sua libertà, certamente è condizionata, ma essenzialmente, rimane vera libertà.

Il tema della sapienza è svolto nella seconda lettura. S. Paolo precisa che parla della sapienza divina, non della sapienza di questo mondo. Questa sapienza è un dono che non lo possiedono i dominatori di questo mondo: «Se l’avessero conosciuta – dice l’apostolo – non avrebbero crocifisso il Signore della gloria». Senza la sapienza di Dio, l’uomo resta chiuso e imprigionato dal suo limite creaturale, dalle sue grandi ambiguità.

Considerando la storia dell’uomo, piena zeppa di scelte sbagliate, verrebbe voglia da chiedersi: ma non era meglio che Dio ci avesse creati senza libertà? No. Senza libertà l’uomo non sarebbe più uomo! La libertà è la grandezza e la nobiltà della persona umana.

Il problema è un altro. Il problema è l’uso della libertà. Se l’uomo è creatura di Dio, se cioè dipende totalmente da Lui, non può gestirsi senza Dio. In altre parole, l’uomo deve usare la sua libertà in sintonia con la volontà di Dio. Questa non è schiavitù, non è limitazione della sua dignità. Come non è umiliante per l’uomo essere creatura, così non è umiliante gestirsi da creatura. L’errore più profondo è, purtroppo, proprio questo: l’uomo, talvolta, rifiuta di essere creatura di Dio. Per affermare questo, alcuni, preferiscono ammettere di essere prodotto del caso, di un divenire cieco, piuttosto che del Creatore. Preferiscono credere all’assurdo che a Dio!

Tutti i pensieri e i comportamenti di rivolta, di indipendenza da Dio, hanno come ultima radice e motivazione (magari inconscia) l’autonomia da Dio. «O Dio o l’uomo» dicevano i Maestri del sospetto. Se l’uomo crede al suo progresso senza Dio, a quale traguardo giungerà? Progredirà nella scienza e nella tecnica (perché ne ha le capacità), ma regredirà in termini di moralità e spiritualità fino alle più spaventose conseguenze.

Molti sono convinti che basti un’etica. No! Se essa non si fonda in Dio non si regge: ognuno ne avrà una per suo uso e consumo. L’uomo non è solo materia e buon senso! E’ anche e soprattutto moralità e spirito: se trascura queste realtà fondamentali, in una maniera o nell’altra si auto distrugge! L’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi della fede, quella etica e quella della ragione. Oggi, dopo aver parlato di post – cristianesimo, di post – moderno, si comincia a parlare e a fare convegni sul post – umano!

Ma io vi dico!

Nel brano evangelico, Gesù invita l’uomo di ogni tempo a usare la sua razionalità e la sua libertà alla luce di Dio che è Amore. Dio chiama l’uomo a camminare sulle strade dell’amore. Di un amore in continua crescita. Per farci capire il suo pensiero, Gesù così si esprime: «Avete inteso che fu detto agli antichi… ma io vi dico…». Attenzione, però! Gesù non prende le distanze da ciò che fu detto agli antichi. Infatti unico è il Legislatore: Dio. Gesù precisa: «Io non sono venuto per abolire, ma per dare compimento…». C’è continuità tra l’AT e il Nuovo. Gesù porta a compimento tutte le potenzialità implicite nell’AT e in particolare dei Dieci Comandamenti. Gesù, invece, prende le distanze da una interpretazione errata e riduttiva dei Dieci Comandamenti quale era sostenuta dagli scribi e dai farisei. Per questo dice: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli».

E poi porta alcune esemplificazioni: ve ne ricordo due. La prima: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere…». Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio…». Gesù, come si vede, sviluppa il quinto Comandamento sulla linea del più perfetto, sulla linea dell’amore. Dirà, infatti: «Amatevi come io vi ho amati». In definitiva per Gesù finché il «non uccidere» non si trasforma nella decisione positiva di amare, l’uomo resterà sempre prigioniero di una logica di morte. Per Gesù si può uccidere il fratello anche squalificandolo sul piano dei giudizi o togliendolo da circuito dei rapporti affettivi. Se non camminiamo nella direzione dell’amore al prossimo anche il nostro culto a Dio diventa vano: «lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello…».

La seconda esemplificazione: «Non commettere adulterio…». Anche in questo caso, Gesù non si limita al piano del comportamento esteriore, ma abbraccia anche l’interiorità, le intenzioni: l’uomo deve osservare la legge morale con tutto sé stesso a partire dal cuore, dall’anima, dalla sua interiorità. In altra occasione, Gesù disse: «E’ dal cuore che nascono i cattivi pensieri, gli adulteri, le prostituzioni, le violenze, l’odio…”. E’ dunque dal cuore che deve partire la conversione. Il comando di cavare l’occhio, di tagliare la mano qualora ci fossero occasione di scandalo sottolinea attraverso un paradosso, l’impegno serio e deciso di tagliare da noi tutto ciò che potrebbe indurci al male.

Tre atteggiamenti

Sintetizzando possiamo dire che tre sono gli atteggiamenti evidenziati: pagano, farisaico e cristiano.

L’atteggiamento pagano fonda la sua vita solo su sé stesso, sulla propria libertà, sulle proprie forze. C’è del pagano in noi? L’atteggiamento fariseo è proprio di chi conosce la parola di Dio, si sente coinvolto nel patto dell’Alleanza con Dio, rispetta le leggi di Dio, ma fa tutto questo solo esteriormente senza donare il suo cuore a Dio.  C’è del fariseo in noi? L’atteggiamento cristiano, diversamente dal pagano, è convinto di non bastare a sé stesso e di avere bisogno assoluto di Dio. Diversamente dal fariseo, il cristiano è convinto che a Dio bisogna donare tutto se stessi: l’interiorità e i comportamenti esteriori. Il cristiano confronta la propria libertà con la volontà di Dio e si sottomette ad essa; il cristiano è convinto che la propria sapienza umana, debole e fragile, va integrata con la sapienza infinita di Dio; il cristiano è convinto che non basta amare secondo i propri criteri, ma come ama Dio. Siamo noi veramente cristiani?

                                                                                                                                                     Mons. Ottavio Belfio

 

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