8^ Domenica del Tempo Ordinario

APRIRE GLI OCCHI PER VEDERE IL VOLTO MISERICORDIOSO DEL PADRE

Luca 6,39-45

 

Carissimi fedeli,

                          nelle due ultime domeniche Gesù ha annunciato le caratteristiche del vero discepolo. “Beati…” mi congratulo con voi, dice ai discepoli, perché, guidati dallo Spirito, avete fatto la scelta della povertà evangelica, la scelta di amare, gratuitamente, anche il nemico. “Beati” perché avete scelto di agire come il Padre vostro che è nei cieli pur sapendo che il ‘mondo’ (il ragionare terra-terra) non vi può capire.

            Sono così tutti quelli che si dicono discepoli? Gesù, sapendo che qualche errore si era introdotto tra loro, li mette in guardia prospettando i veri pericoli. Il primo pericolo viene presentato con un detto popolare: ”Può forse un cieco guidare un altro cieco?” (Lc 6,39). Il riferimento è molto chiaro. Nel Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,35-41) troviamo un passo importante. Giovanni, che chiama segni i miracoli, racconta la guarigione del cieco nato. Dopo la guarigione incontrando il cieco, che ora vede, dà il senso del segno. Gesù dice: ”E’ per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. E i farisei che erano con lui: “Siamo cechi anche noi?” Realmente vedono Gesù, ma non credono alle sue parole, per questo sono ciechi. Nel Vangelo di Matteo abbiamo un caso analogo. I discepoli riferiscono a Gesù che i farisei sono rimasti scandalizzati dalle sue parole e Gesù: “Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi” (Mt 15,14). Non vogliono vedere. Hanno la luce davanti a loro: è Lui, la luce, Gesù di Nazaret che incarna il volto misericordioso del Padre. Ma non voglio credere ‘vedere – aprire gli occhi’. Hanno sostituito la parola di Dio con le loro tradizioni e sono gelosi di quel dio che hanno in mente e a cui affidano i loro progetti e in più vogliono essere guide dei pagani, ma sono “guide cieche”. Ancora Giovanni ci avverte: “…la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19). Qual’è il compito del discepolo? Guidare coloro che ancora non hanno aperto gli occhi, cioè non hanno sperimentato la gioia di contemplare il volto bello del Dio Padre-buono e si sentono ancora oppressi da quel dio che castiga e condanna, ad aprire gli occhi e riconoscere in Gesù, Figlio di Dio, quel Dio, vera luce. Lc 6,40). Un secondo grave errore dettato dalla presunzione: sentirsi maestri. Cioè identificare le proprie idee, le proprie convinzioni, i propri progetti con il Vangelo senza conoscerlo.  Il discepolo prima di parlare, prima di dare consigli, prima di decidere, di fare scelte, consulti il vero maestro, e si assicuri di ‘vedere bene’.

            Poi, “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello…” (Lc 6,41). San Paolo scrive ai corinzi: “Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta” (2 Cor 4,7). Il discepolo non è esente da errori, difetti, peccati. Certe fragilità ci saranno anche in chi ha aperto gli occhi. La strada per guarire dice Gesù è “togliere la trave dal proprio occhio”. E’ angosciante il rimprovero di Gesù: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumìno e trascurate la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Guai a voi… che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza… Guai a voi…che somigliate a sepolcri imbiancati…” (Mt 23,23-27). Quanta falsità, dice Gesù: vedete il minimo difetto nel fratello e lo identificate con il suo difetto e non vi accorgete della trave. Questo vale non solo per gli individui ma anche per le comunità. Nel Vangelo di Luca, le parole trave e ipocriti hanno un significato in po’ diverso. Una trave enorme da cui nascono tutti i “guai…” è che scribi e farisei non vogliono conoscere e non permettono di conoscere la vera identità di Dio. E Gesù li apostrofa con “ipocriti” attori, voi recitate personificando quel dio farisaico che avete in mente; non il Dio della Bibbia, ma un dio che scruta tutti, anche i minimi errori degli uomini per condannarli. Questa commedia Dio non la sopporta, non vuol essere rappresentato con questa brutta maschera. Questi sono “ipocriti” “ciechi e guide di ciechi”. Questa maschera di dio ogni volta che riappare nella Chiesa fa un enorme danno.

            Ancora: “Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo…” (Lc 6,43). L’immagine dell’albero ricorre spesso nella Bibbia. L’uomo giusto è “come albero piantato lungo i corsi d’acqua…”. Siamo soliti considerare i ‘frutti’ come le opere buone. Questo è nel Vangelo di Matteo. Luca, invece, parla di messaggi che i maestri annunciano. Quali sono i buoni maestri che danno buoni frutti, cioè buoni messaggi da seguire? Quelli che affondano le loro radici nella Parola di Dio. Chi non fa riferimento al Vangelo non è e non sarà mai un buon maestro.

            L’ultimo messaggio dice: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. (Lc 6,45). Il buddista parla e ragiona da buddista, cosi l’islamico, l’ebreo… il cristiano deve pensare, parlare e agire da cristiano, discepolo di Cristo. Deve essere sempre in sintonia con il Dio di Gesù la cui “misericordia è eterna” (Sal 136).

Buona Domenica.                                                                                                                    Mons. Pietro Romanello

 

 

 


PREPARIAMOCI ALLA PASQUA DEL SIGNORE

 

 

Ci prepariamo alla Pasqua del Signore con la preghiera e la riflessione sul suo Mistero di Passione. Morte e Resurrezione. Ci vengono offerti 4 incontri in casa canonica 

alle ore 20.30 il mercoledì 20 e 27 marzo;  03 e  10 aprile.

Saremo guidati da don Davide Gani, Direttore dell’ Ufficio diocesano di Pastorale della famiglia.

Tutti sono invitati.

© 2008-2023 Cattedrale di Udine - All Rights Reserved - Progetto a cura di Jacopo Salemi