8^ Domenica del Tempo Ordinario

Carissimi fedeli, in queste domeniche ho affidato alcuni interventi su questo foglio settimanale a mons. Giulio Gherbezza. Riguardano la musica ed il canto nella Liturgia, per favorire la partecipazione attiva dei fedeli specialmente alla Santa Messa. La conoscenza dell’importanza e della bellezza del canto porta al desiderio di unirsi agli altri nella preghiera. Il libro dei canti è a disposizione di quanti vogliono partecipare. Ma tutti sono calorosamente invitati a partecipare al canto che esprime i nostri sentimenti nella liturgia o ci fa percepire il senso di quanto stiamo celebrando o ci aiuta ad assumere la spiritualità dei testi sacri. Una liturgia viva diventa significativa, una liturgia stanca diffonde inedia. Mi auguro che la conoscenza, sia pure parziale, del Concilio Vaticano II° circa la liturgia possa dare nuovo impulso alla nostra spiritualità. Buona lettura e felice domenica che ha al centro la celebrazione dell’Eucaristia!

                                                                                                                                                                         Il Parroco. Don Luciano

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

Una fede da cantare

Il canto e la musica hanno sempre avuto un ruolo significativo nelle celebrazioni liturgiche, un ruolo che, andando oltre il dato estetico presente in ogni espressione artistica dell’uomo, diviene elemento di stupore, di lode e di contemplazione che permette alla liturgia di poter meglio esplicare la sua finalità: “glorificazione di Dio e santificazione dei fedeli” (cfr. SC 10). In questo senso “la musica sacra è parte necessaria e integrante della liturgia” (SC 112).

La partecipazione attiva alla liturgia, voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II e concretizzata dalla riforma liturgica, trova quindi una delle sue espressioni efficaci nel canto dell’assemblea che, tutta e nelle sue singole componenti, è chiamata a dare lode al Signore e a dire il proprio grazie con “salmi, inni e cantici spirituali” (Ef 5,19).

Aiutare i fedeli ad entrare in questo clima di preghiera, con sobrietà e proprietà, per orientare e favorire l’apertura al mistero, è compito primario del canto liturgico che, proprio per questo, deve possedere requisiti teologici e artistici tali da essere degno del ruolo che svolge in rapporto a ciò che si celebra.

Pertanto: “la musica sacra è parte integrante e necessaria della liturgia”, non una parte accessoria, non più solo “serva” della liturgia (nel senso che il canto debba semplicemente servire a rendere più bella la liturgia) ma parte indispensabile a completarne l’efficacia, senza la quale la liturgia è incompleta.

Che significa: canto come forma di partecipazione attiva?

L’assemblea che canta (e qui per assemblea si intende anche il presidente, i vari ministri, il coro.… ) e che esprime coralmente la propria fede è segno visibile di quanti riconoscono che il mistero di Dio si rende presente agli uomini, è anticipazione del canto eterno di lode di coloro che dall’Agnello sono stati redenti.

Alla Parola annunciata i credenti rispondono con la professione di fede, con canti di lode, acclamazioni, ritornelli, inni, e con tutta verità possono proclamare: “Tu, il Santo, abiti fra noi, in mezzo al tuo popolo che ti loda.” (Sal. 21,4) e così, con la medesima fede e con il canto comune, un insieme di individui cresce nella consapevolezza di essere una comunità di credenti, un ’cuor solo e un’anima sola’ (Atti 4,32)

E’ un percorso faticoso che richiede pazienza e tempo per vedere i frutti e che va di pari passo con la formazione cristiana e con il cammino di fede che i cristiani compiono insieme.

Cosa deve cantare l’assemblea? Quali canti?

Il canto ha la funzione di rendere onore all’azione di Dio che si incarna in Gesù di Nazareth, il servo fedele, il figlio di Dio morto e risorto. Cantare è ripercorrere la storia della salvezza per sentirci partecipi dei fatti evocati.

Il canto svolge una funzione profetica e pasquale. Spesso, invece, i nostri canti raccontano noi stessi, i nostri problemi, le nostre attese, i nostri drammi, i nostri gusti, le nostre esigenze, ecc…. ma non raccontano Dio, il suo mistero e la sua presenza che si svela e si dona. E poiché nella liturgia si cantano e si raccontano prima di tutto l’azione e le opere di Dio, dobbiamo preferire quei canti nei quali si narrano le sue meraviglie. La ricca tradizione del passato, i sussidi a disposizione, e la Sacra Scrittura possono esserci di guida in questo senso.

Le norme liturgiche mettono al primo posto le acclamazioni, le risposte alle preghiere e al-le invocazioni del celebrante. Cantare un Amen o un Alleluia diventa un rito più che una melodia: è grido, implorazione, supplica. Seguono come importanza le litanie (Kyrie eleison, Agnello di Dio, le risposte alla preghiera dei fedeli…), e i canti processionali o corali che accompagnano un rito: i canti d’ingresso, il Gloria, l’offerta dei doni, la comunione e i salmi interlezionali che sono la risposta dei fedeli alla Parola proclamata.

Mi piace riportare questo estratto da un’omelia (24.09.1972 ) di papa Paolo VI :

“Nel canto si forma la comunità, favorendo con la fusione delle voci, quella dei cuori, eliminando le differenze di età, di origine, di condizione sociale, riunendo tutti in un solo anelito nella lode a Dio, creatore dell’universo e Padre di tutti.”

 Altrettanto splendido questo suo intervento: “Il canto del popolo deve ritrovare tutta la sua forza e stare al primo posto. Purtroppo non sempre è dato vedere lo spettacolo meraviglioso di tutta un’assemblea pienamente attiva nel canto. Troppe bocche rimangono mute, senza sciogliersi nel canto, troppe celebrazioni liturgiche rimangono prive di quella mistica vibrazione che la musica autenticamente religiosa comunica alle anime aperte e sensibili dei fedeli; qualche discutibile arbitrio si è talora insinuato…. Sostenere la partecipazione dei fedeli alla liturgia con la ricerca di forme nuove e non indegne del passato, con la valorizzazione del patrimonio musicale antico, procurando che tutto sia intonato ai vari momenti delle celebrazioni e ai periodi dell’anno liturgico e sia capace di esprimere il sacro e di toccare la sensibilità religiosa degli uomini del nostro tempo… Con queste parole egli si rivolgeva ai Cori e alle Cappelle Musicali che concludevano a Roma la IX Rassegna musicale di Loreto. Così egli riconosceva il ruolo importante delle Cantorie e le impegnava a sostenere il canto dell’assemblea dei fedeli.                                                                                        Mons. Giulio Gherbezza

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