Festa del Battesimo del Signore

Carissimi fratelli,

oggi, con la Festa del Battesimo del Signore, termina il Tempo di Natale e la liturgia ci conduce ancora una volta ad ammirare l’identità di Gesù che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza. Gli evangelisti ci accompagnano nel nostro cammino e nella contemplazione di Lui che, pur senza peccato, umilmente si mette in fila tra i peccatori.

Luca chiude il Vangelo dell’infanzia con Gesù dodicenne tra i dottori del Tempio di Gerusalemme e a conclusione dell’episodio scrive: “Scese dunque con loro (Maria e Giuseppe) e venne a Nazareth, e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51-52). Poi un lungo silenzio sia di Luca che di Matteo, gli evangelisti, che ci hanno raccontato gli avvenimenti di Gesù fino ai dodici anni; silenzio fino al Battesimo, una ventina d’anni.

Luca specifica l’anno: “Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare”(Lc 3,1) era l’anno 29, ma non specifica il luogo dove è avvenuto il Battesimo di Gesù, ma vi allude Giovanni: “Avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni Battista stava battezzando” (Gv 1,28). La tradizione ha giustamente localizzato l’episodio a Betabàra, il guado dove anche il popolo d’Israele, guidato da Giosuè, ha attraversato il fiume ed è entrato nella Terra Promessa. Nel gesto di Gesù sono presenti richiami espliciti al passaggio dalla schiavitù alla libertà e all’inizio di un nuovo esodo verso la Terra Promessa.

Il tratto di Vangelo che oggi viene proposto dalla liturgia inizia con il versetto 15 “Poiché il popolo era in attesa…” (Lc 3,15). E’ facile immaginare di che cosa: lo schiavo si aspettava la libertà, il povero una nuova condizione di vita, il bracciante sfruttato si attendeva giustizia, il malato la guarigione, la donna umiliata e violentata il ricupero della dignità. Tutti aspiravano a un mondo nuovo, speravano che fra gli uomini sparissero gli abusi, le prevaricazioni, i soprusi e si instaurassero rapporti di pace. “Ed ecco, mentre il popolo veniva battezzato e Gesù ricevuto anche lui il battesimo…”(Lc 3,21) annota Luca con compiacenza. Partecipando al movimento di rinnovamento e conversione suscitato dal Battista nel suo popolo, Gesù mostra di concepire la sua vita come una via di solidarietà nei nostri confronti. Non è un Messia accanto alla comunità, ma in mezzo ad essa. Si mette a fianco dei peccatori: non li giudica, non li sgrida – come faceva il Battista – non li condanna e non li disprezza. Ne condivide la condizione di schiavitù e con loro percorre il cammino che porta alla libertà. L’evangelista continua: ”…stava in preghiera” (Lc 3, 21). Gesù non prega per darci il buon esempio. Egli ha bisogno, come noi, di scoprire qual è la volontà del Padre, ha bisogno di ricevere la sua luce e la sua forza. Ha bisogno di pregare ora che è agli inizi della sua missione. Dopo questa introduzione Luca non ci racconta il battesimo di Gesù, ma descrive la scena successiva con tre immagini: L’apertura dei cieli, la colomba, la voce del cielo.

“Il cielo si aprì…” (Lc 3,21): Dopo un lungo periodo di silenzio da parte di Dio e da parte del suo Spirito, ora inizia il tempo atteso, nel quale Dio di nuovo si dona agli uomini e torna a parlare. “…e discese sopra di lui lo Spirito Santo…”(Lc 3,22). Lo Spirito del Battesimo non trasforma Gesù, ma svela pubblicamente chi Egli è. Non muta la sua identità, ma la rende trasparente. “…e venne una voce dal cielo” (Lc 3,22). Dal cielo non significa tanto la provenienza quanto l’autorevolezza. E’ una voce che proviene da Dio che proclama: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,22). Luca ci fa capire chi è Gesù e quale è la sua missione. Una missione che svolgerà nella fermezza e, al tempo stesso, nella dolcezza e nel dialogo: “non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppini dalla fiamma smorta” (Is 42,1ss). Una missione nell’umiltà, che dà speranza e salvezza agli infelici, una missione universale. Gli elementi essenziali del Battesimo di Gesù sono la filiazione divina, il dono dello Spirito e la missione.

Questi sono i tre elementi essenziali che costituiscono anche il nostro battesimo. In questa domenica un bambino viene battezzato: che bellezza! E quando assistiamo alla celebrazione del Battesimo chiediamoci: non che cosa dobbiamo fare e abbiamo fatto, ma che cosa ha fatto Dio in quel giorno per noi? Il nostro buon Vescovo Monsignor Alfredo Battisti – in questi giorni ricordiamo il settimo anniversario della morte – citava spesso una frase di sant’Agostino: “Per voi sono vescovo, ma con voi sono cristiano” a significare la grandezza del Battesimo. Prima di essere vescovo sono un figlio di Dio, un cristiano – un consacrato/unto/inviato – un fratello. Per la grandezza del sacramento del Battesimo, e per la gioia di essere un battezzato, mi ripeto spesso una Parola di Dio trasmessa dal profeta Isaia:

            “Si dimentica forse una donna del suo bambino,

           così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

            Anche se costoro si dimenticassero,

            io invece non ti dimenticherò mai”. (Is 49,15).

A tutti invio il mio cordiale saluto ed auguro un buon proseguimento nel nuovo anno.                                                                            Mons. Pietro Romanello

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