Prima Domenica di Quaresima

AMIAMO E SCEGLIAMO QUELLO CHE LUI AMA E COMANDA

 

 “Ceneri in testa e acqua sui piedi”

Con il giorno delle ceneri è iniziata la Quaresima che avrà termine con l’inizio del Triduo Pasquale nelle prime ore del Giovedì Santo. Un tempo spiritualmente importante, questo della Quaresima. Ovvero, un tempo di essenzialità, di preghiera, di digiuno. Un tempo di conversione, di amore verso i fratelli.

Don Tonino Bello, “il vescovo degli ultimi, un sognatore appassionato di Dio e della vita”, in una sua riflessione sulla Quaresima, così si rivolgeva ai fedeli: “Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.

Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un “linguaggio a lunga conservazione”.

È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. […] Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.

Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino.  È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. […] Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.

Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!

Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi”.

Ho voluto realizzare il mio desiderio di condividere con Voi, cari compagni di viaggio verso una Fede più matura, questa bella e profonda riflessione di don Tonino Bello. Un Vescovo, questi, accostato ai grandi santi della chiesa, che ha dato esempio di fede colma di umanità. Egli ci ha lasciato una testimonianza cristiana particolarmente significativa e un invito, coerente con il suo stile di vita, ad essere membri attivi della “Chiesa del grembiule”. “L’immagine nasce dall’icona evangelica di Gesù che si fa servo; vivere la Chiesa del grembiule significa vivere la Chiesa del servizio”. L’esempio di don Tonino – come quello di tanti altri uomini e donne che hanno amato e amano Dio e il Suo popolo – ci dia coraggio, forza e slancio per iniziare, continuare la missione alla quale siamo chiamati: “Rendere presente” Gesù nel mondo affinché tutti possano conoscerlo. In questa Quaresima, singolarmente e come comunità parrocchiale, potremo verificare e interrogarci sul cammino fatto e su quello da fare ancora insieme, senza indugio e stanchezza. (Continua la prossima domenica con una proposta concreta).

                                                                                                 Sebastiano Ribaudo, Referente parrocchiale per la Carità

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