Prima Domenica di Quaresima

QUALE VIA SCEGLIE GESU’?

Luca 4,1-13

Carissimi fedeli,

 è iniziato il Tempo della Quaresima e noi ci mettiamo in ascolto attento della parola di Dio che guida la nostra vita.

“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati ebbe fame” (Lc 4,1-2). Il Vangelo di oggi non è la cronaca fedele, redatta da un testimone oculare, della sfida tra Gesù e il diavolo, ma una lezione di catechesi e vuole insegnarci che Gesù è stato messo alla prova non con tre, ma con ”ogni tentazione” (Lc 6,13). Non sono tre episodi isolati della vita di Gesù, ma a tre parabole in cui, attraverso immagini e richiami biblici, Luca afferma che Gesù è stato tentato in tutto come noi.

“…per quaranta giorni” (Lc 4,2).  Il quaranta è un numero ricorrente nella Bibbia. Sul monte Sinai “Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane e senza bere acqua” (Es 34,25). “Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Fino a quando sopporterò questa comunità malvagia che mormora contro di me? Riferisci loro…Quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. I vostri figli saranno nomadi nel deserto per quarant’anni…»” (Nm 14,26ss). Nel primo libro dei Re si legge che il profeta Elia, mentre era in fuga, fu invitato dall’angelo a mangiare una focaccia cotta su pietre roventi e a bere un orcio d’acqua: “Si alzò mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb” (1Re 19,6-8). Da questi esempi riusciamo a capire come Luca abbia costruito il racconto delle tentazioni e notiamo il ripetersi del numero quaranta. I numeri nella Bibbia hanno spesso un valore simbolico. Il numero quaranta può indicare ‘una generazione’ oppure ‘tutta una vita’ e ancora, ed è il caso del Vangelo di oggi, ‘un periodo di preparazione’, più o meno lungo, a un grande avvenimento. Il diluvio che preparò una nuova umanità durò quaranta giorni e quaranta notti (Gn 9,1ss). Gesù, dopo il Battesimo nel Giordano, si prepara alla sua ‘grande’ missione “..,nel deserto, per quaranta giorni” collegandosi così all’esperienza di Israele “per quarant’anni nel deserto messo alla prova per sapere quello che aveva nel cuore” (Dt 8,2) . La Chiesa, fin dal IV secolo, prendendo spunto da questi testi biblici, propone un periodo di preparazione di quaranta giorni, Quaresima/quadragesima, qui il numero non è simbolico, alla più grande festa cristiana.

“Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Il diavolo lo condusse in alto… e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la gloria…se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me». Lo condusse a Gerusalemme sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù…» (Lc 4,2-12). Rimaniamo un po’ sconcertati che Gesù abbia avuto dubbi come noi, che abbia incontrato difficoltà nell’adempimento della sua missione, Che abbia scoperto gradualmente il progetto del Padre. Abbiamo quasi paura di abbassarlo troppo al nostro livello. Ci viene incontro l’autore della Lettera agli ebrei. ”Infatti proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (Eb 2,18). “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze; egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). L’evangelista Luca parla di tentazioni, ma forse è meglio parlare, sull’esempio della Lettera agli ebrei, di prove. Il centro della narrazione del Vangelo di oggi è costituito da tre suggerimenti di Satana e della triplice risposta di Gesù. Si tratta di una prova che è possibile leggere da diverse angolature. Sostanzialmente il diavolo suggerisce a Gesù di percorrere una via messianica conforme alle attese popolari. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (37-100 dC.) racconta che ‘uomini fanatici sobillavano il popolo a recarsi nel deserto perché là Dio avrebbe ripetuto il prodigio della manna, o a recarsi sulla spianata del tempio dove Dio sarebbe prodigiosamente disceso dal cielo, e assicuravano che il Messia avrebbe assunto la sovranità sul mondo intero. Conformarsi alle attese del popolo, per essere in tal modo accettato e popolare, o attenersi alla Parola di Dio? Lette a questo livello, si comprende che le tre tentazioni si riducono nella sostanza a una sola. «Le grandi tentazioni, le vere, non sono quelle di cui si preoccupa o si ossessiona un certo cristianesimo moralista, non sono quelle che ci saremmo aspettate. Quelle, ad esempio, che riguardano la sfera sessuale, ma sono quelle che vanno a demolire la fede» (O. Clèment). Per due volte il diavolo si rivolge a Gesù dicendogli “Se tu sei il Figlio di Dio”. E’ dunque in gioco il modo di pensare la filiazione divina. Per Gesù l’essere figlio si esprime nell’obbedienza e nella dedizione, per Satana nel poter usare della potenza di Dio per la propria gloria e a piacimento. In tutte tre le tentazioni Gesù ha trovato la risposta al tentatore nelle Scritture. ”Non di solo pane vive l’uomo”, “Solo il Signore tuo Dio adorerai” “Non tenterai il Signore tuo Dio”. Sono tre citazioni che sottolineano la fiducia nella Parola e la dedizione all’unico Signore. Sono queste le due virtù che sconfiggono Satana, e sono al tempo stesso i due atteggiamenti sui quali la missione della Chiesa deve confidare. Lo Spirito non percorre altre strade.

“Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato” (Lc 4,13). La prova si riproporrà nella vita di Gesù e, più tardi, nella vita della comunità dei discepoli. Tutta la vita di Gesù e accompagnata dalla prova, come egli stesso dirà ai discepoli: ”Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mia prove” (Lc 22,29). Una prova insistente proveniente da varie parti (da Satana, da scribi e farisei, dalla gente) e sempre uguale: distogliere Gesù dalla fiducia nella Parola di Dio e indurlo a percorrere strade umanamente più promettenti. Ma il tempo della prova è soprattutto la Passione che Luca definisce “l’ora vostra, e il potere delle tenebre” (Lc 22,53). Una prova che Gesù supera nella preghiera (Getzemani) e nel più completo e fiducioso abbandono nelle mani del Padre.

Buona Domenica e buon cammino di Quaresima nell’ascolto della Parola di Dio.                                   Mons. Pietro Romanello, Canonico del Capitolo Metropolitano

 

 

LE OPERE DELLA PENITENZA QUARESIMALE

 

Nel V secolo S. Pietro Crisologo afferma: “Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia” (Discorso 43).

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