Quinta Domenica di Pasqua

 

NON SOLO LE ROSE

 

Carissimi, ogni anno, il 22 maggio, ritorna la memoria di S. Rita di Cascia, cui molta gente è devota per tanti motivi. Chi desidera una grazia, chi segue la tradizione della propria mamma, chi si trova nella situazione della santa che presenta varie esperienze di vita: moglie, madre, vedova, monaca. Credo che il suo messaggio si possa riassumere in poche parole, dense di contenuto:

Siate santi

Alla santità tutti siamo stati chiamati nel giorno del nostro Battesimo. Siamo chiamati ad un cammino di trasformazione della nostra vita, incontrando il Signore al quale siamo uniti come tralci alla vite. È un legame molto forte. Senza di Lui non possiamo vivere la vita cristiana. Egli ci cura, ci ama, ci purifica ci dà vita. Dalla comunione con Cristo nasce la comunione nostra con gli altri, che ci testimoniano a loro volta l’amore verso Dio e verso il prossimo. Sono tralci anche loro che vivono della stessa linfa che è la vita di Dio. Vivono accanto a noi, nei nostri condomini, sono vicini di casa, sono nostri parenti. Li incontriamo in famiglia, al lavoro, nella scuola, al mercato cioè nella concretezza della vita di tutti i giorni.

Perdonate

Non ci può essere santità senza amore. L’amore ha le sue esigenze

per essere tale. Non sono le genuflessioni, gli occhi rivolti in alto, i sospiri ma i comportamenti che esprimono giustizia, pazienza, aiuto, comprensione, misericordia. Il perdono poi è l’apice dell’amore. Santa Rita perdonò gli uccisori del marito e ottenne la grazia di convincere i figli a fare altrettanto. Non dimentichiamoci di perdonare anche noi stessi. Il Signore non bada al passato ma prospetta sempre un futuro luminoso.

Amate la croce

Il dolore non risparmiò santa Rita. La vita piuttosto problematica col marito e la morte di lui, la morte dei due figli, la vita nel convento, la malattia, la spina confitta sulla fronte hanno segnato di sofferenza la sua vita. Tutto questo diventò per lei assunzione della croce ed espressione di un amore che la portarono alle alte vette della santità. Così la definì Giovanni Paolo II nell’ udienza del 20 maggio del 2000:

“Discepola del Crocifisso ed esperta nel soffrire, imparò a capire le pene del cuore umano. Rita diventò così avvocata dei poveri e dei disperati, ottenendo per chi l’ha invocata nelle più diverse situazioni, innumerevoli grazie di consolazione e di conforto”.

Carissimi fedeli, comprendiamo bene che non basta benedire le rose. Questo segno di bellezza raccoglie contenuti di vita cristiana che possiamo assumere, unendoci intimamente al Signore e trovando forza e coraggio di testimonianza in particolare nella partecipazione ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Un cordiale saluto a tutti.                                                                                    Il Parroco Mons. Luciano Nobile

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