Solennità della SS. Trinità

Superare le divisioni e le frontiere

 

«So che alcuni di voi sono credenti, altri non tanto, ma io dirò ai credenti: pregate per l’Europa, pregate per l’Europa, per l’unità. Che il Signore ci dia la grazia. Ai non credenti: augurate la buona volontà, l’augurio del cuore, il desiderio che l’Europa torni ad essere il sogno dei Padri fondatori». Così Papa Francesco ha concluso la conferenza stampa nel viaggio aereo di ritorno dalla Romania. Sulle spinte ideologiche ed esterne che cercano di dividere e fare a pezzi l’Europa, Papa Francesco ha detto: «Bisogna riprendere lo spirito dei Padri fondatori. L’Europa ha bisogno di sé stessa, di essere sé stessa, della propria identità, della propria unità, e superare le divisioni e le frontiere», perché «stiamo vedendo delle frontiere in Europa: questo non fa bene. Nemmeno frontiere culturali, non fanno bene…». «È vero – ha aggiunto il Papa – che ogni Paese ha la propria cultura e deve custodirla, ma con lo spirito del poliedro: c’è una globalizzazione dove si rispettano le culture di tutti, ma tutti uniti. Per favore, l’Europa non si lasci vincere dal pessimismo o dalle ideologie, perché l’Europa, in questo momento, è attaccata non con cannoni o bombe ma con ideologie: ideologie che non sono europee, che vengono da fuori o nascono in gruppetti europei, ma non sono grandi». Ha spiegato il Pontefice: «Pensate all’Europa, divisa e belligerante, del ‘14 e del ‘32-’33 fino al ‘39, quando è scoppiata la guerra… Ma non torniamo a questo, per favore! Impariamo dalla storia. Non cadiamo nella stessa buca. L’altra volta vi ho detto che si dice che l’unico animale che cade due volte nella stessa buca è l’uomo: l’asino mai lo fa!». Alla domanda su quali dovrebbero essere i rapporti tra le confessioni, in modo particolare tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, il rapporto tra le varie etnie e il rapporto tra il mondo politico e la società civile, Papa Francesco ha risposto chiaramente: «In genere, io direi, il rapporto della mano tesa. (…) Si deve fare un processo di avvicinamento, sempre: tra le diverse etnie, le diverse confessioni religiose, soprattutto le due cristiane… Questa è la prima cosa: sempre la mano tesa, l’ascolto dell’altro». La Chiesa Ortodossa – ha osservato – ha un grande Patriarca: «un uomo di grande cuore e un grande studioso. Conosce la mistica dei Padri del deserto, la mistica spirituale, ha studiato in Germania… È anche un uomo di preghiera. È facile avvicinarsi a Daniel, è facile, perché io lo sento fratello e noi abbiamo parlato come fratelli».

«Io – ha sottolineato il Papa – non dirò: “Ma perché voi…”, e lui non dirà: “Ma perché voi…”. Andiamo insieme! Avendo sempre questa idea: l’ecumenismo non è arrivare alla fine della partita, delle discussioni. L’ecumenismo si fa camminando insieme. Camminando insieme. Pregando insieme. l’ecumenismo della preghiera. Abbiamo nella storia l’ecumenismo del sangue: quando uccidevano i cristiani non domandavano: “Tu sei ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei luterano? Tu sei anglicano?”. No. “Tu sei cristiano”, e il sangue si mischiava. Un ecumenismo della testimonianza, è un altro ecumenismo. Della preghiera, del sangue, della testimonianza…». «Poi – ha precisato il Pontefice – c’è l’ecumenismo del povero, come lo chiamo io, che è lavorare insieme, in quello che possiamo, lavorare per aiutare gli ammalati, gli infermi, la gente che è un po’ al margine del minimo benessere: aiutare. Questo è un bel programma ecumenico, no? Camminare insieme, e questo è già unità dei cristiani». Dopo aver raccontato di diffuse manifestazioni di collaborazione e celebrazioni tra Vescovi luterani, ortodossi e cattolici, il Papa ha esclamato: «Ma non aspettare che i teologi si mettano d’accordo per arrivare all’Eucaristia. L’Eucaristia si fa tutti i giorni con la preghiera, con la memoria del sangue dei nostri martiri, con le opere di carità e anche volendosi bene!». «Quando io ero a Buenos Aires – ha raccontato Bergoglio – sono stato invitato dalla Chiesa scozzese a fare parecchie prediche, e andavo lì, facevo la predica… Si può! Si può camminare insieme. Unità, fratellanza, mano tesa, guardarsi con bontà, non sparlare degli altri… Difetti ne abbiamo tutti, tutti. Ma se camminiamo insieme, i difetti li lasciamo da parte». «Io – ha affermato il Papa – ho l’esperienza di preghiera con tanti, tanti pastori luterani, evangelici e anche ortodossi. I Patriarchi sono aperti. Sì, anche noi cattolici abbiamo gente chiusa, che non vuole e dicono: “No, gli ortodossi sono scismatici”. Sono cose vecchie. Gli ortodossi sono cristiani. Ma ci sono dei gruppi cattolici un po’ integralisti: dobbiamo tollerarli, pregare per loro perché il Signore e lo Spirito Santo ammorbidiscano un po’ il cuore».                                                   (Antonio Gaspari)

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