Terza Domenica di Avvento

IL VANGELO DI LUCA

 

 

Carissimi, proseguiamo nella spiegazione del Vangelo di Luca, per poter comprendere con maggiore consapevolezza quanto l’autore sacro racconta.

I primi due capitoli del Vangelo di Luca sono comunemente conosciuti come il “Vangelo dell’infanzia”.  L’evangelista ci racconta la nascita di Gesù con gli avvenimenti che la precedono e la seguono, sino all’età di dodici anni, e ci dice che ha fatto delle ricerche per conoscere questi fatti quindi fatti certi, ma il linguaggio che usa nel raccontarli è “biblico”. Si serve del linguaggio, metodo di raccontare, che nel Vecchio Testamento hanno usato gli scrittori sacri per avvenimenti simili – apparizioni di angeli, annunci, nascite -.

Penso sia utile per la fede e la preghiera fermarsi un attimo su ogni avvenimento.

Annuncio della nascita Giovanni: «Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria…» (Lc 1,5-35). In un solo versetto ci sono sei nomi propri – Erode, Giudea, Zaccaria, Abia, Aronne, Elisabetta -. L’azione di Dio cade nel tessuto normale degli avvenimenti profani, in un luogo preciso, con persone precise realizza la sua promessa. Ma ciò che conta agli occhi di Dio non è Erode il Grande, ma una coppia di persone modeste in cui depone e fa crescere la sua promessa.

Annuncio a Maria: «Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio…a una vergine…chiamata Maria» (Lc 1,26-38). Al mattino, a mezzogiorno e a sera, per tre volte al giorno suonano le campane. E’ l’Ave Maria. Il saluto dell’angelo scandisce l’inizio, il centro e la fine del giorno per ricordarci che principio e fine di tutta la vita cristiana è l’Incarnazione del Verbo. «Gioisci, piena di grazia…» dice l’angelo a Maria e noi con questa gioia, per antica tradizione, cantiamo nella novena del Natale questo passo del Vangelo, noto e ripetuto “Missus est». Il “sì” di Maria ha fatto scendere Dio tra noi e il nostro “sì” deve annunciare al mondo il grande dono ricevuto.

La visita di Maria ad Elisabetta e il “Magnificat”: «In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…» (Lc 1,39-56). Maria per la sua fede nella Parola, porta in sé la beatitudine di quel dono che è Dio stesso. Elisabetta trasalisce; riconosce in lei la realtà di ogni promessa. E’ la prima visita che Dio fa al suo popolo e il suo popolo lo riconosce.

Il “Magnificat” è il canto di noi che abbiamo sperimentato “oggi” la salvezza, ma è anche un compendio della storia della salvezza che descrive l’azione di Dio, è un grazie al Dio delle Beatitudini.

La nascita di Giovanni Battista e il “Benedictus”: «Per Elisabetta intanto si compi il tempo del parto e diede alla luce un figlio». (Lc 1,57-80). Al centro di questo racconto evangelico è la questione circa il nome da dare al figlio della promessa fatta a Zaccaria. Nel dilungarsi in questa discussione e sulla nascita di Giovanni Luca vuole rendere cosciente il cristiano che viene dal paganesimo e concepisce la vita sotto il dominio del fato, che “il Signore mi ha disegnato con amore sul palmo della sua mano” (Is 49,16), “fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Is 49,1). Il Benedictus è come il Magnificat un canto per leggere la storia con gli occhi della fede.

La nascita di Gesù: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1-21). Siamo davanti al presepio (mangiatoia), inginocchiati, contempliamo il Bambino, Maria, Giuseppe, ascoltiamo il coro degli angeli, osserviamo i pastori e, con profonda gratitudine, adoriamo il Dio fatto bambino per noi. Contempliamo quel Gesù che, come scrive un frate servita, ha avuto una grande intuizione: non portare gli uomini verso Dio, perché quando si portano gli uomini verso Dio c’è bisogno della legge, delle regole, del culto con la conseguenza che alcuni rimangono indietro, che altri restano esclusi. Gesù ha voluto portare Dio agli uomini “et Verbum Caro factum est”. E’ il momento dello stupore del “non capire” tanto è grande ciò che è avvenuto e avviene oggi qui. «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia… oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10-11).

La presentazione di Gesù al tempio: «Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale… portarono il bambino al tempio per presentarlo al Signore» (Lc 2,22-40). E’ il racconto dell’incontro della famiglia di Gesù con il vecchio Simeone e la profetessa Anna. Anche qui abbiamo un bellissimo inno «Nunc dimittis».

Gesù tra i dottori del tempio: «I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per le feste di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni vi salirono secondo la consuetudine della festa» (Lc 2, 41-52). Gesù rivela la sua missione. Pur rimanendo sottomesso ai genitori terreni, la sua missione è quella di essere l’inviato dal Padre.

Nota: Gli altri avvenimenti dell’infanzia di Gesù: visita dei Magi, Fuga in Egitto, strage degli innocenti e ritorno a Nazaret sono narrati dall’evangelista Matteo al capitolo secondo del suo Vangelo.

Buon Natale!                                                                                                                                                                                              Mons. Pietro Romanello

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