Terza Domenica di Quaresima

DAL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO PER LA QUARESIMA 2017   

«ASCOLTINO MOSÈ E I PROFETI» (LC 16, 29)

La Quaresima: tempo favorevole per riordinare la nostra vita 

Cari Fratelli e Sorelle,

di tanto in tanto sentiamo l’esigenza di fare una pulizia generale in casa passando a fondo, con detersivi adatti, tutti gli ambienti e rimettendo in ordine ogni cosa. Quando l’abitazione è pulita e ordinata si vive meglio e più serenamente.

C’è un altro luogo dentro il quale viviamo ogni giorno; Gesù la chiama la nostra «camera segreta».…. Sappiamo mettere ordine anche dentro il nostro cuore?  Sappiamo da dove si comincia e quali strumenti usare?… Il Papa ci invita a meditare la parabola evangelica del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31).

Meditare la Parola di Dio. Ecco la prima indicazione che ci offre la parabola: la necessità di meditare la parola che Dio ha rivelato per mezzo di Mosè e dei profeti e, alla fine, per mezzo di Gesù. Se quel ricco avesse ascoltato la Parola di Dio non avrebbe sbagliato completamente l’impostazione della sua vita. Il Vangelo è come la mappa che ci guida nelle scelte della vita …. Durante questa quaresima proviamo a trovare il tempo per fermarci e leggere con attenzione qualche pagina della Sacra Scrittura.

Il passo misterioso della morte. La parabola, poi, ci ricorda che la nostra esistenza è divisa in due tempi, separati tra loro dal passo misterioso della morte.…….

Capita anche a noi di vivere dimenticando che stiamo andando verso la morte oltre la quale si aprirà il secondo atto della nostra vita? Gesù, ci ricorda che ci troveremo a faccia a faccia davanti a lui per il giudizio finale sulla nostra esistenza terrena il quale ci introdurrà ad una condizione eterna di gioia o di tormento. (Mt 25, 31-46).

La cecità interiore. Pensando solo a se stesso il ricco era diventato cieco. Dice il Papa che Lazzaro per lui era come “invisibile”…. Aggiunge Papa Francesco: «Quando non esiste che il proprio io, le persone che ci circondano non entrano nel nostro sguardo». Solo purificando la nostra coscienza noi torniamo a vedere con gli occhi e col cuore il fratello che elemosina il nostro aiuto. Cari Fratelli e Sorelle, concludo qui il mio messaggio sperando che le tre brevi indicazioni che ho ricordato aiutino ognuno di noi a vivere la quaresima come tempo favorevole per portare ordine e pulizia nella stanza interiore del proprio cuore. Rinnoveremo così la vita nuova iniziata in noi col battesimo e che è fonte della vera gioia, la gioia pasquale.                                                               + Andrea Bruno Mazzocato – Arcivescovo

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

La Liturgia Eucaristica e i canti di Comunione

 

Nell’ordinamento antico i musicisti componevano i cinque brani della Messa (Kyrie-Gloria-Credo-Sanctus-Agnus Dei) considerandoli tutti ugualmente importanti, eliminando le singole differenze, con risultati eccellenti dal punto di vista artistico, ma dimenticando la loro diversa funzione: espressione di grido, di supplica, di inno, di litania, di lode.             In questi decenni sono stati fatti dei progressi ma c’è ancora bisogno di comprendere il vero ruolo dei singoli canti all’interno della celebrazione. Ogni canto non deve interrompere l’azione rituale ma la deve favorire perché è elemento costitutivo di tale azione. “Il canto all’offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare. È sempre possibile accompagnare con il canto i riti offertoriali, anche se non si svolge la processione con i doni.” Con il dialogo iniziale e il prefazio prende l’avvio la Preghiera Eucaristica. E’ il solenne rendimento di grazie per le meraviglie che il Signore continua ad operare nella storia della salvezza. Il sacerdote lo recita o lo canta da solo e conclude: “Uniti agli angeli e ai santi cantiamo a una sola voce.” L’assemblea risponde con l’inno: Santo, Santo,…. che non può essere sbrigativo: è il canto più importante di tutta la celebrazione. E’ adorazione, proclamazione, espressione di entusiasmo e, come tale, richiede vivacità ed espressione gioiosa. La dossologia che conclude la preghiera eucaristica esprime la glorificazione di Dio ed è seguita con l’acclamazione del popolo: AMEN! Il canto sottolinea e rafforza le parole. L’invito e la preghiera del Padre nostro rappresentano il passaggio ai riti di comunione. Tutta l’assemblea partecipa al Padre nostro. Il canto, anche in latino, può meglio esprimere la cattolicità della Chiesa. L’Agnello di Dio accompagna il gesto della frazione del Pane: è Cristo che si fa nostro cibo e si dona per la vita del mondo. La forma è una litania, un’invocazione che si può alternare fra il solista e l’assemblea. Non si può cantare in forma di mottetto, magari polifonico: sarebbe fuori luogo, non rispettoso del rito.

“Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli.”

Importante è che tale canto abbia riferimento al tema eucaristico, mentre il collegamento con il tema liturgico del giorno può non essere così forte. Durante la Comunione si possono scegliere varie soluzioni. Si può inserire dopo ogni strofa un intervento strumentale oppure la strofa può essere eseguita dalla Schola, a più voci, con la ripresa del ritornello da parte dell’assemblea. Altre volte si potrebbe mantenere il silenzio, con delicato brano organistico, e cantare l’inno di ringraziamento quando tutti sono seduti. Anche un mottetto polifonico potrebbe risultare adatto a creare un clima di devoto raccoglimento. Non ci si deve preoccupare di riempire tutto lo spazio con canti: utile anche il silenzio che favorisce l’adorazione e il ringraziamento.

Il canto finale non è prescritto dalle rubriche ma neppure vietato. A volte è bene conclude-re con una festosa toccata d’organo, in altre occasioni si può eseguire un canto assembleare, un’antifona o canto in onore della Madonna. In alcune solennità un mottetto polifonico antico o moderno della schola potrebbe essere quanto mai felice.                                                  Mons. Giulio Gherbezza

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