Solennità di Cristo Re dell’Universo
La solennità di Cristo Re fu istituita nel 1925 da Pio XI con intento fortemente sociologico. Infatti, di fronte all’arroganza delle insorgenti dittature, di fronte al dilagare dell’ateismo e delle ideologie materialiste, sia marxiste sia liberiste, si trattava di affermare il primato di Cristo e del suo Vangelo. La festa fu allora collocata nell’ultima domenica di ottobre, cioè quella precedente alla festa di Tutti i Santi. La riforma del calendario liturgico, nel 1969, l’ha inserita opportunamente nell’ultima domenica del tempo ordinario, quella che precede la prima domenica di Avvento. La nuova collocazione ne cambia anche la prospettiva, mutandone gli accenti da politici in escatologici. Si tratta di manifestare il primato di Dio e del suo regno, che è regno di verità di giustizia di amore e di pace. Questo è l’unico regno che il tempo non distrugge e al quale partecipano coloro che si impegnano per la verità, la giustizia, l’amore e la pace. Cristo Redentore è dunque Signore della storia e del tempo, a cui tutti gli uomini e le altre creature sono soggetti. Egli è l’Alfa e l’Omega, come recita l’Apocalisse (Ap 21,6).
Cristo regna dalla croce
La liturgia della Chiesa celebra il mistero di Cristo in un crescendo incessante, a gloria del Padre, nello Spirito e a salvezza dell’uomo. Oggi contempliamo il Signore che regna dal trono della croce. Nell’umanità trafitta dal Figlio di Dio crocifisso, che apre le porte del paradiso al buon ladrone, viene rivelato il segreto dell’amore che lo ha spinto a dare la sua vita per noi. Cristo, Figlio del Padre e Messia sofferente, rifiuta di salvare se stesso, dimostrando di essere un re inedito. La logica del suo Regno è la nostra salvezza. Intronizzato sulla croce, egli diviene il Signore di tutto e apre le porte del Regno per accogliere i suoi figli. Non è un re come gli altri, è Re dalla croce e poiché noi siamo battezzati nella sua morte, siamo diventati suo corpo regale. E’ un Re che volontariamente rifugge dalle regole che dirigono e dirimono i conflitti di potere, un Re il cui Regno è guidato da nuove regole, un Re che, pur non appartenendo a questo mondo, è nel segno di un’umanità solidale. E’ quel Gesù che nella sua nascita ha privilegiato i pastori, categoria sociale disprezzata dai notabili e dai capi religiosi perché ignoranti e poco osservanti delle regole della purità legale; quel Gesù che ha scelto come suoi più stretti collaboratori dei semplici pescatori e persino il pubblicano Matteo; quel Gesù che ha condiviso la mensa con i peccatori e si è lasciato baciare i piedi da una donna di malaffare e le ha perdonato i peccati. In questa solidarietà con i piccoli, i poveri, gli emarginati, i disprezzati, Gesù rivela la sua regalità, il primato di quell’amore, che costituisce il vero titolo regale di ogni umana creatura. E’ l’amore infatti che vince il mondo e supera la storia, perché rende partecipi dell’identità più profonda di Dio, rende veramente suoi figli, veri fratelli di Cristo ed eredi della sua gloria.
Partecipi della regalità di Cristo
Quando noi parliamo della regalità di Gesù, subito richiamiamo la regalità del popolo di Dio, della Chiesa e dei singoli battezzati. Concretamente, che cosa significa per noi essere partecipi di questa regalità? Se si tratta della partecipazione alla regalità di Gesù, allora ha un senso solo: “Amatevi come io ho amato voi” (Gv, 15,12), cioè siate veri testimoni e sacramento della regalità di Dio nel mondo: date anche voi la vostra vita per Dio e i fratelli, nella libertà e nell’amore. La regalità della Chiesa è dunque la sua carità, quella in cui “fa vedere” la verità di Dio, cioè come Egli è Amore. Nella carità la Chiesa è vera icona del Re, di Dio che si fa vicino ad ogni uomo.
Un altro aspetto della regalità di Gesù, della Chiesa e dei singoli cristiani, è la libertà. Il battezzato sceglie di donare liberamente se stesso, in quanto figlio e non schiavo, cogliendo l’essenza del Regno di Dio: non una filosofia etica, né una proposta politica, ma Gesù stesso, persona viva che guida la storia dell’uomo, perché egli è “l’Alfa e l’Omega….colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente” (Ap 1,8).
Oggi, ricorre anche la festa del Seminario: essa si coniuga perfettamente con la regalità di Gesù, manifestatasi pienamente nel servizio; egli è il Servo per eccellenza, venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti. Anche i nostri giovani che decidono di intraprendere il cammino verso il sacerdozio, impegnandosi a diventare “un uomo per gli altri”, scelgono di fare di se stessi un’offerta, un dono totale, nella libertà di figli di Dio. Conformandosi al Re, servire il quale è regnare, impegna i sacerdoti a testimoniare fattivamente l’evento e il messaggio di Gesù, cogliendo in esso l’attesa del Regno di Dio, del suo inserirsi nella storia del singolo, fino ad occupare gli spazi e le possibilità dell’esistere umano. Li impegna altresì a promuovere alacremente le qualità del Regno nell’attesa della sua manifestazione definitiva e gloriosa.
Nicla e Livio
Mio cuore
E quando il silenzio / fascerà nuovamente / tutte le cose / Egli ritornerà./
Verrà verrà / con assoluta certezza.
(David Maria Turoldo)
PREGHIERA PER I SEMINARISTI