27^ Domenica del Tempo Ordinario

RICORDI DI 50 ANNI FA

 

Carissimi amici,

don-luciano-consacrazionemi è caro ricordare il 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale avvenuta il 29 giugno 1966 nella cattedrale di Udine, per le mani e l’invocazione dello Spirito Santo da parte dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Zaffonato. È stato un momento di intima trepidazione, di intensa gioia e di forte emozione che, per mia libera scelta, mi impegnava per tutta la vita, definitivamente. Il canto: “Tu es sacerdos in aeternum” lo ricordava a tutti noi chiaramente. Il “per sempre” mette indubbiamente un certo timore nel cuore ma grande era anche la fiducia nel Signore che mi aveva chiamato al sacerdozio ministeriale. L’impegno era mio certamente ma Lui mi prometteva fedeltà e assistenza continua con la sua grazia perché potessi seguirlo sulla strada che Egli mi andava tracciando. Ho davanti agli occhi la foto di gruppo che  riprende tutti noi Sacerdoti Novelli all’esterno del Duomo subito dopo la Messa di Ordinazione. L’ho guardata tante volte e mi è sembrata sempre molto eloquente e misteriosa insieme.

Siamo emozionati, direi frastornati, stupiti di quanto ci era accaduto, anche se ci eravamo preparati durante tutti gli anni di formazione trascorsi in Seminario. Era accaduto qualcosa di grande e di sorprendente. Ciò adesso non mi meraviglia. Sul nostro volto si legge un sentimento profondo di gioia contenuta, generato in tutti noi dalla grazia, dalla bellezza della grazia, dalla missione alta che ci veniva affidata. Era gioia e timore insieme. Non sembri troppo ardito se oso paragonare, logicamente nelle dovute proporzioni, questa esperienza a quella biblica di timore e gioia insieme. È sempre così quando il Signore si fa vicino.

“Non temere” dice l’angelo a Maria e a Giuseppe coinvolgendoli nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. “Non temete” dicono gli angeli  ai pastori annunciando la grande gioia della nascita del Salvatore. È il timore e la meraviglia che provarono le donne incontrando il Risorto. Mi permetto di affermare che avevamo toccato con mano la presenza dello straordinario che è comune nelle manifestazioni di Dio. Avevamo fatto l’esperienza degli apostoli. Questo avviene ogni volta che celebriamo un sacramento, è Dio stesso che agisce in noi, dona e chiama. Poi c’è stata la celebrazione della Prima Messa il 3 luglio a Basiliano. Festa di paese. Sono figlio di una famiglia semplice e di una comunità cristiana nella quale sono cresciuto, sempre accompagnato dall’affetto e dalle preghiere di molti, cui debbo sempre riconoscenza.

È stata una attesa lunga 13 anni, non solo da parte mia e dei miei cari, ma di tutto il paese, per questo tutto il paese ha partecipato e alla gente del mio paese ho sempre voluto bene. Ricordo il suono festoso delle campane, il corteo “nuziale” con tutti gli invitati dalla casa alla chiesa parrocchiale, l’arco di rami e foglie verdi fatto durante la notte dai giovani davanti alla chiesa, l’accoglienza di tutti, la poesia del nipote Tiziano, il mazzo di fiori della cuginetta Carla, la chiesa gremita di gente. In quella domenica pochi erano rimasti a casa. Era la festa di tutti. Mi sono sempre sentito “un frut di Basilian” non solo nel senso di un bambino ma di un frutto della comunità cristiana del mio paese.

Ricordo la gioia del Parroco don primo Sabbadini e degli altri sacerdoti che mi accompagnavano. La Messa solenne cantata dalla cantoria è iniziata col Veni Creator Spiritus, eseguito a squarciagola anche da parte dei bambini, come si sente nella registrazione fatta per caso da un giovane su un piccolo registratore “geloso”. Risento l’omelia con voce tonante del paesano Mons. Faustino Di Benedetto circa la grandezza del sacerdozio. Mi faceva balenare nel futuro curriculum un servizio in Seminario. Fu profeta! Il pranzo con i parenti e gli amici, il canto dei Vesperi ed il bacio delle mani, il trattenimento corale nel cortile della casa canonica sono stati tutti momenti che hanno riempito la giornata e soprattutto il cuore. Nelle giornate seguenti ho incontrato i vari gruppi di persone impegnate in parrocchia per dire loro il mio grazie e poi ho trascorso una serata coi miei coetanei (classe 1942) nell’ osteria “Al Friuli”…fino a tarda ora! Conservo ancora il testo di quanto ho detto loro e dell’omelia che ho tenuto la domenica seguente per ringraziare tutta la comunità.

Sono ricordi che danno respiro anche oggi per vivere sempre con riconoscenza la grazia ricevuta e con il medesimo entusiasmo la missione affidata dal Signore a coloro che ha chiamato ad essere pastori nel popolo di Dio. (continua la prossima domenica)

Il parroco don Luciano.

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