Da alcuni anni, in cattedrale assistiamo ad una varietà di presepi che ci vengono proposti con fantasia, originalità e arte da due appassionati volontari. Si tratta della vetrinista Mirella Canciani e del sig. Lorenzo Chiavone, i quali già durante l’estate incominciano a pensare, a progettare, a immaginare, a raccogliere le idee ed il materiale per il presepio del duomo. Poi piano piano, strada facendo, costruiscono quanto ideato arricchendo e modificando la scena.
Vi invito a leggere queste righe mentre state seduti in fondo al duomo e potete osservare ad intervalli, nel silenzio, il presepio. Il presepio va contemplato con fede, non solo ammirato nella sua veste artistica. Anche questa ha il suo significato ed aiuta a penetrare il mistero.
Un grande mistero
Il mistero da presentare plasticamente è sempre il medesimo, ma le modalità sono diverse. Il mistero è l’attesa del Salvatore nella nostra carne. È una attesa preparata, un evento desiderato. Ma quando il Salvatore arriva, non trova posto perché tutti i posti sono occupati dalle nostre cose, dai nostri interessi, da noi stessi. Dio diventa un di più. Lo si mette da parte, dove non si vede e non disturba. Gli viene permesso di nascere in una stalla. E proprio dalla stalla incomincia una nuova storia, un mondo nuovo, una nuova città degli uomini. Perché Dio non si lascia rinchiudere negli spazi da noi stabiliti. Entra nella nostra stalla, entra nella nostra vita e ci spinge ad uscire dalle nostre chiusure, a metterci in cammino, ad andare incontro alla verità, alla bontà, alla bellezza, cioè al suo Figlio e ai fratelli di Lui nei quali Egli ci attende.
Un palazzo fatiscente diventa una reggia
La stalla, che vediamo soffermandoci davanti al Presepio della Cattedrale, è un palazzo fatiscente: Colonne dorate ma che non sorreggono nulla, anfore sbrecciate o capovolte, tappeti lussuosi ma disposti in forma un po’ disordinata, resti di cornici lavorate artisticamente ma che non trovano opportuna collocazione. Tutta la scena parla della grandezza di un tempo ma quella maestosità superba è andata in rovina, le mura sono diroccate. C’è una verità che si nasconde sotto il mistero del Natale di Gesù. Una raggiera dorata, preziosa fa da sfondo a questo mondo decadente e indica che una novità importante sta accadendo. E il nostro sguardo si posa su Maria che accoglie con tenerezza il Figlio sul suo grembo di madre. Giuseppe, ancora stupito, guarda la scena e si concentra sul mistero che si svolge davanti ai suoi occhi. La stalla di Betlemme sta diventando una reggia. Il Figlio di Davide, Gesù di Nazareth, ha trovato il suo trono e manifesta la vera regalità. Il trono sarà la croce e la regalità sarà un amore gratuito, appassionato e spassionato, eterno ed infinito. Qui nasce una umanità nuova, possibile solo a Dio. È la comunità di quanti si lasciano attrarre dall’amore di Cristo e con Lui formano un solo corpo. La forza della bontà che si dona gratuitamente è la vera regalità.
Una nuova umanità
La stalla diventa una reggia. Il motivo di questa trasformazione inaspettata, quasi impossibile a credersi, è testimoniata dal canto degli angeli…. Gloria a Dio… e pace agli uomini che Egli ama infinitamente, che si fidano di Lui, che mettono la loro vita nelle sue mani, che diventano figli suoi perché credono, uomini nuovi perché danno inizio con Gesù ad un mondo rinnovato che cresce sulle macerie di un mondo chiuso, diroccato, segnato dagli egoismi dichiarati o nascosti, lacerato e sfigurato dal peccato. La terra maltrattata e inquinata ha perso la sua bellezza.
Dio viene a ridonarle la sua dignità, unisce cielo e terra e così la terra si apre al cielo, l’uomo viene unito a Dio. L’uomo e tutto il creato oggi possono cantare la sua lode, uniti ai cori celesti. Possono eseguire una vera musica di Paradiso.
Nella stalla di Betlemme, cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Il presepio emana una luce che si proietta su tutti i tempi. Qui si accende la gioia e nasce la voglia di cantare.
Al presepio ci si accosta con umiltà perché Dio è venuto nell’umiltà. Solo uno sguardo umile vede nel presepe un lembo di cielo. Questo cielo non appartiene allo spazio ma al cuore. Il cuore di Dio è sceso nella stalla. Il cielo è il cuore di Dio. Con la sua umiltà andiamogli incontro e toccheremo il cielo, nella stalla diventata reggia. Con l’umiltà di Maria e di Giuseppe, dei pastori e dei re magi. Tocchiamo l’umiltà di Dio, il suo cuore. La sua gioia ed il suo amore toccheranno noi. La nostra gioia ed il nostro amore renderanno più luminoso il mondo.
Carissimi, abbiamo contemplato le meraviglie dell’amore. Andiamo a compiere queste meraviglie nel mondo.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Terza-domenica-di-Avvento.jpg210299Cattedrale di Udinehttps://www2.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2016-12-10 10:03:452016-12-10 10:03:45Terza Domenica di Avvento