28^ Domenica del Tempo Ordinario
SAI COSA SONO LE CiPi ?
Si sente parlare delle Collaborazioni Pastorali (appunto CP) ma forse è un argomento che non interessa la gente comune, forse neppure quella che viene in chiesa, pensando che sia soltanto una “cosa” per i preti e gli addetti ai lavori cioè a coloro che collaborano nella catechesi, la liturgia, la carità nelle parrocchie.
Tranne lamentarsi e protestare quando si toglie una Messa… che a quell’ora andava tanto bene. Andava bene a chi? Per molti, anche se calano di numero le Messe, è sufficiente che un prete sia disponibile per un battesimo ma senza tanti incontri di preparazione perché non c’è tempo ed anche la chiesa deve essere snella e veloce nel servizio altrimenti i fedeli scappano. Se il prete si azzarda a dire qualcosa non è all’altezza dei tempi moderni o comunque non è accogliente ed allora per forza la gente si allontana. Si va a cercare un altro prete più moderno, che capisce i tempi.
I matrimoni poi, non paliamone, alle volte sono veramente di… difficile gestione. Gli sposi si sono anche preparati bene, hanno tutte le buone intenzioni, hanno fornito perfino il libretto del Rito per una migliore comprensione e attenzione ma gli invitati alle volte non sanno neppure dove si trovino ed allora il prete, suo malgrado, deve iniziare a dire con delicatezza altrimenti si offendono, edotto dal proverbio “attira più una goccia di miele che un barile di aceto”, iniziare col dire “facciamo un regalo a questi sposi, la nostra preghiera, devota, raccolta, comunitaria, evitando di entrare ed uscire dalla chiesa per non disturbare”.
Beh, devo dire che normalmente obbediscono!
Alla parrocchia si ricorre anche per i funerali. Occorre molto amore, prudenza, pazienza. Il momento è molto delicato. Concordo. Ma il saluto finale da parte di un parente sia dignitoso, breve, direi solenne, non ci si perda in banalità.
E il catechismo ai bambini? Impegni, festini, ricorrenze, gite, la pioggia, l’orario, la giornata… Si salvi chi può! Anche se io ho banalizzato un po’ le situazioni, volevo dire che alcuni sintomi da tempo ci pongono la domanda:
”Ma la fede dove sta?”
I Vescovi italiani nel 2010 evidenziavano diversi nodi problematici nelle nostre parrocchie: ”… l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra l’intelligenza e l’affettività..” Da qui nasce una profonda crisi interiore nelle persone. Chi oserebbe dire che questo non è vero se è sotto gli occhi di tutti? Restiamo con le mani in mano o in tasca aspettando che l’uragano passi o assumiamo uno sguardo missionario che ci sollecita a prendere atto della sfida e delle nuove istanze che la realtà presenta?
Da tanto tempo ormai il mondo è cambiato, sia nelle sue condizioni sociali che in quelle culturali e religiose. La nostra chiesa friulana, nonostante tutto, trova ancora il coraggio di rinnovarsi per annunciare il Vangelo proprio oggi, in questo tempo, in questo territorio. Prima di rinnovare le strutture, rinnova se stessa e accoglie l’invito di Gesù: ”Siano una cosa sola perché il modo creda”.
Torna a dissetarsi alla fonte. La chiesa non è un museo che custodisce opere d’arte antiche, certamente custodisce anche la bellezza che la fede ha ispirato, ma soprattutto è corpo vivo che trasmette la fede, quella genuina, essenziale, bella, vivace, gioiosa.
Il Papa Francesco ci invita ad offrire ai credenti, anche ai tiepidi e ai non praticanti, … una nuova fecondità evangelizzatrice.
Ecco, spinti da questa fecondità evangelica e dalla chiamata da parte di Gesù, la chiesa udinese si è messa in ascolto all’interno di se stessa e del mondo ed ha individuato nuove opportunità per evangelizzare il territorio friulano. Si sente in missione e prosegue il suo cammino con rinnovato entusiasmo cercando di dare una testimonianza che possa diventare efficace per il mondo. Ci riuscirà? La forza dello Spirito Santo è garantita. È a questa forza che noi ci affidiamo per donare anche oggi quella ricchezza che noi, a nostra volta, abbiamo ricevuto dai nostri padri: la fede. Ecco una opportunità pastorale ci viene offerta tramite le CP. Cosa faremo? Ma che cosa sono e a che cosa serviranno queste CiPi? (continua)
Don Luciano
LO SAPEVATE CHE…?