3^ Domenica del Tempo Ordinario

Carissimi fedeli,

ho accolto volentieri l’invito del parroco ad offrirvi il mio contributo di studio e riflessione sul vangelo domenicale, fino alla solennità della Pasqua.  Non è una omelia, ma vuole essere una chiave di lettura, corredata da qualche annotazione anche storico-scientifica, offerta a tutti per una comprensione più approfondita del testo sacro. Ognuno di noi potrà trarre qualche spunto per la propria vita cristiana.

Il vangelo di questa domenica è composto da due brani: il prologo, cioè l’inizio del libro redatto da Luca (Lc 1,1-4), e l’inizio della predicazione di Gesù (Lc 4,14-21). Posti l’uno accanto all’altro questi due testi ci fanno capire come la parola di Dio sia diventata prima Scrittura, Bibbia, Libro santo e poi, anche per noi oggi, Parola vivente per l’assemblea dei credenti.

“Poichè molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parole, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scrivere per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo…” (Lc 1,1-3). “Sono accaduti – dice Luca – dei fatti tra di noi. Non sogni, non dottrine filosofiche, non rivelazioni esoteriche, ma fatti, avvenimenti reali che hanno avuto per protagonista Gesù di Nazaret. Ciò che Gesù ha fatto e insegnato ha avuto testimoni oculari che sono diventati poi “ministri della Parola”. “Servi della Parola”; persone che hanno dedicato tutta la loro vita all’annuncio fedele di ciò che hanno udito e visto e hanno preferito morire piuttosto che tradire il messaggio ricevuto dal Maestro. Luca, che non ha conosciuto Gesù, si è rivolto ai primi testimoni per stendere il suo Vangelo. L’obiettivo per cui scrive è: dare basi solide alla fede dei cristiani della sua comunità, alla nostra fede.

“Illustre Teòfilo”. Era abitudine degli autori classici dedicare la loro opera a chi la sponsorizzava. Le pergamene erano costose e per un Vangelo occorrevano le pelli di una ventina di capretti; poi bisognava pagare i calligrafi che ricevevano poco più di un bracciante, ma erano lenti; infine anche l’autore del libro doveva vivere. Luca aveva un ammiratore, Teòfilo, probabilmente dell’Asia Minore che si era accollato tutte le spese. In segno di gratitudine, l’evangelista lo menziona sia nel prologo del Vangelo sia in quello degli Atti degli Apostoli.

La seconda parte del brano del Vangelo (Lc 4,14-21) narra l’inizio della vita pubblica di Gesù nella sua terra, la Galilea. E’ sabato e la gente va alla sinagoga a pregare e per ascoltare la lettura e la spiegazione della Parola di Dio. Un rabbino organizza l’incontro, ma ogni adulto può presentarsi o essere invitato a leggere e commentare le scritture. Il commento consisteva nel ripetere a memoria i commenti dei grandi rabbini. Gesù si unisce al suo popolo e si rende disponibile a fare le letture. Anche lui segue lo schema rituale: la recita del Shema’ – Ascolta Israele… preghiera del pio israelita -, le benedizioni e le due letture, la prima dal Pentateuco – Torah – la seconda dai Profeti. Il testo scelto è preso da profeta Isaia:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri il lieto messaggio… e predicare un anno di grazia del Signore”.

Le parole di Isaia riempiono il silenzio della sinagoga. Tutti gli occhi sono fissi su Gesù. Egli arrotola il volume, lo consegna, si siede. Luca ci racconta la scena di Nazaret quasi al rallentatore, per farci comprendere l’estrema importanza di questo momento. Sono le prime parole ufficiali di Gesù, il senso della sua vita: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”.

Gesù non commenta il testo del profeta, ma ne proclama la realizzazione. Il profeta presentato da Isaia è Gesù stesso, la parola di Dio testimoniata dall’antico profeta e ascoltata da quanti si trovano nella sinagoga si realizza proprio in lui. Quelle parole indicano anche il programma della vita di Gesù: ecco ciò che lui dirà e farà, ecco la Buona Notizia, il Vangelo che attraverso lui si realizza. Questo evento narrato da Luca e letto ora nell’assemblea cristiana, risuona come Parola che chiede di essere realizzata da ciascuno di noi e dalla Chiesa tutta. La liturgia eucaristica ci aiuta ad assumere questa consapevolezza.

“…e mi ha mandato a predicare un anno di grazie del Signore” (Lc 4,19). «Un anno, cioè un secolo, mille anni, una storia intera, fatta di benevolenza e di tenerezza da parte di Dio. E noi a tentare di prolungarla» (P. Ronchi).

Nel nostro cammino cristiano quest’anno saremo accompagnati ogni domenica dal Vangelo di Luca.

Buona Domenica.                                                                                               Mons. Pietro Romanello