L’ECO DELLA PAROLA DI DIO
(2Re 5, 14 – 17; Lc 17, 11 – 19)
Carissimi fedeli, su proposta del Consiglio Pastorale parrocchiale, abbiamo chiesto a Mons. Ottavio Belfio un commento sulle letture della Messa domenicale ed egli ha accettato ben volentieri. Lo ringraziamo per questo servizio che eserciterà in queste domeniche, a favore di tutta la comunità.
Quando un cristiano è autentico? Quando è coraggioso, sapiente e ama.Un cristiano è coraggioso quando sa verificarsi, fare autocritica, confrontarsi con i Dieci Comandamenti, con i sette vizi capitali, con le Beatitudini, con le virtù teologali e morali, soprattutto la giustizia, la verità, l’onestà… Quando ha il coraggio di esaminarsi sui suoi pensieri, le sue parole, le sue azioni e omissioni.
Non sempre si ha questo coraggio ed è proprio per questo che molti cristiani non sono autentici, non sono secondo Dio. Molti preferiscono non pensare e fanno scattare tanti meccanismi di difesa per continuare in una situazione non autentica, scadente, ambigua…
Se un cristiano si trovasse, alla luce di questo esame, mancante, in peccato, che cosa deve fare? In questo caso deve avere il coraggio di fare un secondo passo: andare da Gesù Cristo.
Deve imitare i dieci lebbrosi di cui parla il brano evangelico di questa domenica e, come loro, gridare dal profondo dell’anima: “Gesù, maestro, abbi pieta di me!”
La lebbra, infatti, è simbolo del peccato, di una vita che si trascina, di una vita mediocre, senza vitalità, ammalata. La lebbra deturpa il corpo, il peccato deturpa e sfigura l’anima. Sì, bisogna andare da Gesù, perché Lui solo può guarire dalla lebbra del peccato, da una vita senza senso e senza speranza.
Ma il cammino non è terminato: bisogna avere il coraggio di obbedire a quanto Gesù ci dice e ci comanda da fare.
Ai lebbrosi Gesù ha detto: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. La legge ebraica prescriveva che i sacerdoti dovevano accertare e garantire la guarigione di un ammalato di lebbra e di reinserirlo nella Comunità. A Gesù, i lebbrosi non dissero: “Prima guariscici e poi andremo dai sacerdoti”. No, essi credettero alle parole di Gesù e andarono. Dice il testo: “E mentre andavano furono sanati”.
Nel contesto della prima lettura di questa domenica, si racconta che Naaman, il Siro, lebbroso, non voleva andare a lavarsi per sette volte nel fiume Giordano, come aveva ordinato il profeta Eliseo. Per fortuna di Naaman, i suoi servi gli diedero un saggio consiglio. Gli dissero: “Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bagnati e sarai guarito”. Da queste semplici, ma sapienti parole, Naaman ne fu convinto: si lavò sette volte nel Giordano e fu guarito.
L’insegnamento è chiaro: bisogna obbedire a Gesù, anche quando ci dà dei comandi che non ci sembrano logici, su cui si potrebbe, umanamente parlando, tanto da ridire. Ad esempio, perché Gesù non ci dà direttamente il perdono dei nostri peccati, ma ci manda dal sacerdote? Non si tratta di complicare le cose? Gesù sa perfettamente quello che fa e noi, se vogliamo essere guariti, dobbiamo fare quello che Lui ci domanda e non quello che vorremmo noi!
Se i lebbrosi di cui parla la parola di Dio di questa domenica non avessero obbedito, prima ad Eliseo e poi a Gesù, non sarebbero stati guariti. Dio non premia i superbi, gli arroganti, i presuntuosi, ma gli umili!
L’ultimo passo che bisogna avere il coraggio di fare (il quarto) è quello di ringraziare.
Così ha fatto Naaman, il Siro, così ha fatto il Samaritano. Così, invece, non hanno saputo fare i nove lebbrosi ebrei che furono guariti da Gesù. Non è solo questione di educazione: è molto più in gioco! E’ questione di salvezza! “Alzati e và, la tua fede ti ha salvato” disse Gesù al Samaritano. In altre parole: tutti furono guariti fisicamente, ma uno solo, il Samaritano, fu anche salvato!
Avrei dovuto parlarvi del cristiano autentico che deve essere anche sapiente e che deve amare, ma non voglio affaticare il lettore: faccia questo e, se Dio vuole, ne parleremo in altra occasione. E’ già questo un buon passo verso l’autenticità cristiana! Non vi pare?
Mons. Ottavio Belfio, Presidente del Capitolo Metropolitano