32^ Domenica del Tempo Ordinario

Oltre la morte l’incontro con Dio

(2 Mac 7, 1 – 2. 9 – 14; 2Tss 2, 15 – 3, 5; Lc 20, 27 – 38)

 

Il tema che svolge la Parola di Dio di questa domenica è quello della risurrezione dei morti.

La disputa tra Gesù e i Sadducei non è marginale, è per noi della massima importanza, è decisiva.

L’episodio riportato dal vangelo odierno ci fa conoscere, con estrema evidenza, il pensiero di Gesù su questo argomento. I Sadducei (membri di una setta ebraica), si presentano a Gesù con un’obiezione che, a loro parere, doveva essere assai ben congegnata, inconfutabile, di sicuro effetto per coprire di ridicolo coloro che credono alla risurrezione dei morti.

L’obiezione si rifà all’istituto giuridico del levirato (Dt 25,5), il quale prevedeva che, qualora un uomo sposato fosse morto senza prole, i fratelli superstiti fossero obbligati, in ordine di anzianità, a sposarne la vedova, per «dare una discendenza» al defunto. Appellandosi a questa istituzione giuridica, i sadducei ipotizzavano il caso, teoricamente possibile, di una donna che, in base a questa legge, ha avuto sette mariti. Se veramente ci fosse la risurrezione dei morti, incalzano i sadducei, chi dei sette, dovrebbe essere il marito della donna, nell‘altro mondo? Pensavano: non potrebbero essere tutti sette; ma non potrebbe, anche, non essere nessuno: non tutti, non nessuno! Il caso, così, non si risolve; dunque, concludevano frettolosamente i sadducei, non esiste la risurrezione dei morti.

Sono convinti di costringere Gesù alla resa di fronte alla loro serrata argomentazione.

La risposta di Gesù è straordinaria! Senza discostarsi dalla Legge mosaica contenuta nel Pentateuco (i soli libri che i sadducei ritenevano ispirati), Gesù, con poche parole, dapprima svela il loro errore e poi dà, alla fede nella risurrezione dei morti, la sua fondazione più profonda e convincente. L’errore dei sadducei sta in questo: essi leggono la Bibbia da razionalisti, cioè esclusivamente secondo il filtro della loro ragione, secondo solo le categorie umane. Così facendo dimenticano completamente la verità più importante: l’onnipotenza e l’amore infinito di Dio.

Furono proprio – fa capire Gesù – l’onnipotenza e l’amore infinito di Dio che, all’inizio dei tempi, crearono l’uomo dal nulla e, alla fine del mondo, lo risusciteranno dalla morte. La risurrezione è opera non della natura, ma, va ribadito, dell’onnipotenza e dell’amore di Dio.

Chi ha creato l’uomo dal nulla, può farlo risorgere anche dalla polvere o dall’energia cosmica in cui può essere disperso. Quanto, poi, agli uomini e alle donne risorti, dice Gesù, «non prendono moglie né marito, e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli, e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio».

Dice, a questo proposito, S. Giovanni evangelista: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).

E dopo aver corretto gli errori dei sadducei, Gesù dà al fatto della risurrezione, un fondamento biblico.

Per affermare che la risurrezione esiste per davvero, Gesù si appella a Mosè, all’episodio del roveto ardente dove Dio si proclama: «Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe» e conclude: «Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». Se Dio si proclama, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, in un momento in cui Abramo, Isacco e Giacobbe sono morti da secoli, e se Dio è Dio dei vivi, allora vuol dire che Abramo, Isacco e Giacobbe sono vivi.

Dio – ci fa capire Gesù – ha fatto alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe e, per essi, con Israele e, attraverso Israele, con l’umanità. Per l’alleanza, sull’uomo si sono posati l’amore e l’onnipotenza di Dio. Ora Dio è fedele. Per il suo amore e la sua onnipotenza, quest’alleanza non verrà mai infranta, annullata, resa sterile: neppure dalla morte.

Chi è alleato di Dio non può essere votato al nulla, ma alla vita eterna.

Gesù pone una alternativa radicale: o fede nella risurrezione dei morti, o ateismo (negazione di Dio). Infatti non si può credere in un Dio che ha messo in moto cielo e terra per l’uomo, che per lui ha ideato una grandiosa storia di salvezza, se poi l’uomo stesso fosse destinato a finire nel nulla della tomba.

Dio si troverebbe a regnare, alla fine, su un immenso cimitero! E come sarebbe, in questo modo, il Dio dei vivi?

Per chi crede veramente in Dio, ci vuole molto più sforzo per non credere nella risurrezione dei morti che per credere in essa.

Per questo, ai sadducei che negavano la risurrezione dei morti, Gesù, dice con forza, concludendo la polemica: «Voi siete in grande errore».

E oltre all’insegnamento di Gesù, c’è la sua risurrezione! Essa conferma il suo insegnamento e ci garantisce, quale anticipazione, la risurrezione universale dei morti.

Ho pubblicato un libro che porta il titolo: “Cristo è risorto, noi risorgeremo”. Commento 47 brani della Bibbia che parlano della “risurrezione di Gesù e nostra”. Dio crea, trasforma, mai distrugge ciò che ha pensato amato e voluto dall’eternità! Il libro lo si può trovare nella sacrestia del Duomo di Udine.

                                                                   Mons. Ottavio Belfio, Presidente del Capitolo Metropolitano