28^ Domenica del Tempo Ordinario

Una piccola esperienza di ospitalità

 

Carissimi fedeli, vi voglio raccontare una storia, non è una fiaba, che riguarda fatti accaduti sotto i nostri occhi.

Anni addietro mi accorsi che in chiesa venivano, sparsi nelle varie celebrazioni, alcuni giovani africani. Conobbi alcuni, in particolare Nathalie, Rodrigue e Simon, quest’ultimo mi chiese di poter servire all’altare. Non ero abituato a sentire una tale proposta da parte un giovane universitario e naturalmente gli diedi il benvenuto. Con l’andar del tempo sorse l’idea di formare un piccolo coro che potesse animare, con canti africani, la liturgia domenicale una volta al mese, alternandosi con gli altri cori che fanno servizio in cattedrale.  Altri giovani, femmine e maschi, si aggregarono in seguito per questo servizio. E così iniziò una attività che, già buona in sé, nascondeva qualche felice sorpresa. L’organo, il tamburo, ecc… le voci, i ritmi, accolti dalla gente inizialmente con qualche meraviglia poi con simpatia, arricchirono la nostra liturgia, sotto la direzione di Rodrigue. I bambini per primi imitavano le movenze dei cantori seguendo il ritmo dei canti. Erano giovani universitari che si radunavano il venerdì sera per provare i canti, concordare la lingua, adattarsi ai vari dialetti. Animati dalla leadership di Nathalie, mi chiesero un ritiro spirituale all’inizio dell’anno pastorale. Ci trovavamo nella chiesa di Godia dove avevamo animato la S. Messa di quella comunità. Io stesso restai sorpreso e con piacere trattai l’argomento richiesto: Il sacramento della penitenza. Avevamo già vissuto due ritiri spirituali con don Michel, sacerdote africano a quel tempo in servizio nella parrocchia di S. Marco-Chiavris.

Ma fu in questo ritiro vissuto a Godia che successe qualcosa di particolare. Uno studente, di nome Dominique del Togo, si avvicinò e mi confidò di sentire una certa attrazione per la vita sacerdotale. Aveva già frequentato il primo anno di ingegneria nella Università di Udine. Lo consigliai di frequentare ancora un anno gli studi, di partecipare alla Messa domenicale, di celebrare il sacramento della confessione, di pregare ogni giorno. Così poteva prendere tempo per discernere circa il suo desiderio. Trascorso un anno, decidemmo insieme che frequentasse un periodo di prova, cioè l’anno propedeutico a Gorizia con altri giovani che erano in ricerca circa la loro vita. Intanto aveva iniziato a vivere con me in canonica. Superati gli esami previsti e col parere favorevole del delegato che l’aveva seguito e mio, ha incontrato l’arcivescovo il quale l’ha ammesso a frequentare il biennio storico-filosofico nel Seminario interdiocesano di Castellerio. Ora ha terminato il biennio ed è stato ammesso al triennio di teologia sempre nel medesimo Seminario. L’anno pastorale e il baccalaureato (primo grado accademico) chiuderanno il curriculum di formazione alla vita sacerdotale. Dopo il biennio è previsto che i seminaristi vengano inviati in un’altra parrocchia per una esperienza pastorale diversa, finalizzata alla loro crescita. Pertanto Dominique, dopo tre anni di convivenza con me in canonica, si è già trasferito presso il Parroco di Pagnacco, dove la comunità lo ha accolto con tanta cordialità domenica scorsa. Oggi ci saluta durante la S. Messa delle 10.30. Noi gli auguriamo di proseguire con entusiasmo il suo cammino di formazione e lo accompagniamo con la nostra preghiera in attesa di poter godere con lui il giorno della sua Ordinazione sacerdotale e di partecipare in cattedrale alla celebrazione di una delle prime sante Messe che presiederà.

Ma non è finita qui la storia. Ho altro da raccontare, pur brevemente, perché è interessante.

Due giovani venendo a cantare mi hanno rivelato che non erano cristiani ed hanno chiesto il battesimo. Dopo la preparazione durata 2 anni, hanno iniziato la vita cristiana. Tre studenti hanno chiesto la Cresima… e vi sono giunti dopo un anno di preparazione. Ora questi giovani si sono laureati, hanno spiccato il volo, hanno trovato lavoro, qui in Friuli, a Palermo, in Spagna… ed il coro si è sciolto ma ha dato i suoi frutti, perché non c’è stato un ricambio dei componenti. Non importa, tutto è funzionale a scopi più alti che il Signore, solo il Signore conosce. Lui conduce la storia ed è sempre a fin di bene. Di Lui ci fidiamo. A noi spetta seminare, qualcuno raccoglierà ciò che noi abbiamo seminato come noi raccogliamo il frutto di una precedente semina.

Sono contento di quanto il Signore ha operato e concludo con una domanda che mi fa riflettere insieme con voi: l’ospitalità fraterna, che sia la strada della missione che il Signore ci affida per generare ancora figli alla chiesa? A ciascuno di voi la risposta.

Cordialmente.                                                                                                                         Mons. Luciano Nobile, parroco.