Questo detto popolare ci aiuta ad essere equilibrati nel vivere la situazione presente. Non desidero creare paura in coloro che stanno frequentando la Messa nei giorni feriali e festivi ma soltanto condividere con voi la responsabilità di quanto avviene nelle chiese della nostra parrocchia. Mi pare opportuno richiamare qualche disposizione che è obbligatoria poiché dettata dall’autorità sanitaria e dal buon senso. Non è mia intenzione polemizzare con nessuno né umiliare ma soltanto illuminare e sostenere che le disposizioni sono ragionevoli e opportune. Siccome viviamo insieme, siamo tenuti ad osservare quelle regole che tendono a garantire la salute di tutti. In questo caso, le convinzioni personali che si discostano dalle regole dettate da chi ha la responsabilità di promuovere e difendere il bene comune, tengono si e no fino all’ uscita della propria casa. Non si tratta di limitazioni alla libertà ma di amore verso il prossimo e verso sé stessi.
Tre norme per chi viene in chiesa, per il bene di tutti:
Indossare la mascherina in modo corretto cioè coprendo naso e bocca. Igienizzare le mani. Mantenere la distanza interpersonale. Le contestazioni adesso sono fuori luogo e non è tempo di correr dietro a opinioni personali. Qualcuno mi dice che è il Signore che ci salva. Indubbiamente, per la vita eterna. Ma non tentiamo il Signore inutilmente, esponendoci al virus per noncuranza o leggerezza o imprudenza o sfida, sperando che il Signore ci salvi.
La S. Comunione, sulla mano o sulla lingua?
In tempi normali non c’è alcun problema, sono ammesse tutte e due le modalità. Il tempo di pandemia non è normale, è tempo di pericolo per tutti e allora ci si adegua alle necessità. Per non essere causa di contagio, si accoglie sulla mano, con rispetto e devozione il Pane Eucaristico, sacramento del Corpo di Cristo. Se vogliamo tornare all’epoca antica, un testo famoso e opportuno di San Cirillo di Gerusalemme (+ 386) ci testimonia quanto segue: “Quando ti avvicini… fai della tua mano sinistra un trono per la tua mano destra poiché questa deve ricevere il Re e nel cavo della mano ricevi il corpo di Cristo dicendo: amen” (Catechesi Mistagogiche 5,21).
Come si può ritenere questa modalità più indegna o sacrilega?
Qualcuno si presenta con un fazzolettino sulla mano o una piccola custodia e poi assume le Sacre Specie. So che lo fa per rispetto. Ma un fazzoletto o una custodia sono più degni della nostra mano? La gloria di Dio è l’uomo vivente, uscito come opera d’arte unica dalla mano del Padre, redenta dal Figlio e santificata dallo Spirito. Cosa vogliamo di più? Ma non si tratta neppure di discutere se sia più degna la mano o la lingua, se mai preoccupiamoci che il cuore sia purificato dal perdono del Signore e perciò degno. Tutta la nostra persona è già consacrata, è santa per la presenza della SS. Trinità in noi, dal giorno del nostro battesimo. L’attenzione al prossimo e a sé stessi, in questo frangente, si esprime anche attraverso l’osservanza di una norma sanitaria. Teniamo presente che Gesù per ognuno di noi ha donato la vita. Mi è dispiaciuto vedere una persona rifiutare, stizzita, il Pane Eucaristico piuttosto che accoglierlo sulla mano. Cos’è più importante, fare la comunione con Cristo perché ci doni la forza della comunione con gli altri o la modalità dell’accoglienza? La mano tesa che riceve con gratitudine, si tende anche per dare. Gratuitamente abbiamo ricevuto il Bene più grande, gratuitamente doniamo ciò che possiamo.
Fare la comunione
Dirò ancora qualcosa di più. L’atto di “fare la comunione” è squisitamente comunitario e non va vissuto soltanto come atto devoto dell’individuo. L’Ordinamento Generale del Messale Romano(n. 86) mette in luce proprio questo atteggiamento che si esprime anche attraverso la processione ed il canto: “Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli.” Spero vivamente che nessuno si senta a disagio accogliendo l’Eucaristia sulla mano e nessuno metta a disagio il ministro che la distribuisce, creando un disturbo a tutti. Un caro saluto a tutti con l’augurio di attraversare la prova della pandemia con coraggio e serenità, aiutati dalla forza del Signore che non abbandona mai i suoi figli.
Il Parroco don Luciano Nobile
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