Solennità della dedicazione della Cattedrale

LA SOLENNITA’ DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE

 

L’anniversario della dedicazione della chiesa cattedrale è il giorno 18 aprile. Data la concomitanza con la III^ domenica di Pasqua, quest’anno tale ricorrenza si celebra con il grado di solennità per la cattedrale e di festa per l’intera Arcidiocesi lunedì 19 aprile con i testi eucologici e le letture bibliche propri secondo il Proprio Diocesano.

La chiesa cattedrale è il luogo dal quale sacramentalmente l’Arcivescovo presiede la comunione ecclesiale, annuncia il Vangelo della salvezza e, con il popolo a lui affidato, celebra i misteri della salvezza. In essa è custodita la cattedra, luogo simbolico che rende visibile la funzione di guida vigile del Vescovo. Sono significative le parole di sant’Agostino a questo proposito: «Se al vescovo è allestito un seggio più elevato, è perché tocca a lui sorvegliare, cioè custodire, il popolo» (Esposizione sul salmo 126,3). Ma è soprattutto la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo a manifestare l’unità della Chiesa locale. Infatti, «tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri» (SC 41).

Chi varca la soglia della nostra Cattedrale, dedicata alla Vergine Annunziata, è invitato ad alzare lo sguardo e a fissare i misteri raffigurati nel Portale della Redenzione (XIV° secolo): il Crocifisso, la risurrezione e l’Agnello pasquale. Grazie al mistero pasquale di Cristo si giunge alla vera vita e soltanto rimanendo uniti a lui, pietra viva, si cresce come edificio santo (cfr. 1 Pt 2,4-5), compatto e ordinato, ovvero la Chiesa, il popolo santo di Dio, di cui ogni cattedrale è immagine e richiamo.

                                                                                                                                                                            (don Loris Della Pietra)

 

 

CENNI STORICI

 

Il 15 dicembre 1263 il patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1269) trasferiva i diritti di pieve alla chiesa di Sant’Odorico di Udine, piccola cappella presumibilmente ubicata su una precedente cappella dedicata a S. Gerolamo. I diritti fino ad allora erano posseduti dalla chiesa di Santa Maria di Castello, contemporaneamente fu istituito il capitolo udinese dalla chiesetta di Sant’Odorico al Tagliamento.

Molti documenti d’archivio indicano che la nuova pieve udinese veniva indicata dal popolo come “maior ecclesia sancte Marie”, o nelle varianti ” maior ecclesia sancte marie plebs”, “ecclesia sancte marie plebs Utino”, ecclesia maior Utino”, “ecclesia maior sancte Marie de Utino, que dicitur sanctus Odoricus” o semplicemente “ecclesia Sancti Oldarici/Odorici” talvolta anche dopo la nuova dedicazione mariana che si ebbe quando il patriarca Bertrando di Saint Gèneis (1334-1350) nel 1335 consacrò la collegiata con il nome di Santa Maria Maggiore.

Dopo quattrocento anni, il 18 aprile del 1735 il tempio venne riconsacrato sotto il nome dell’Annunciata dal patriarca Daniele Delfino (1688- 1762), che dal 1753 divenne il primo Arcivescovo della Diocesi di Udine, in seguito alla soppressione del Patriarcato di Aquileia, mantenendo anche il titolo formale di Patriarca. La presenza della cattedra/sede vescovile mutò la denominazione da Duomo a Cattedrale. La riconsacrazione si ebbe un anno dopo la presa di possesso di Daniele del titolo di Patriarca, quale successore dello zio Dionisio che tra le varie cure aveva avviato i lavori di trasformazione degli interni del duomo. Le modifiche interessarono in modo consistente il presbiterio, dove trovò collocazione il nuovo altare maggiore opera di Giuseppe Torretti, realizzato in marmo con le raffigurazioni scultoree dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunciata, distanziati dalla mensa al di sotto della quale trovasi la raffigurazione del beato Bertrando. Per la riconsacrazione Daniele Delfino collocò sull’altare le reliquie dei santi Verecondo e Pastore martiri e delle sante Clemenza e Martina vergini e martiri, mentre sopra la porta principale dell’edificio venne posta la dedica:

“Sanctissimae Virgini Mariae – Annunciationis nomine – Dicatum Templum – Daniel Delphinus Patriarcha Aquilejensis – die XVIII Aprilis An. D. MDCCXXXV. Patriarcatus vero Sui I – totius concursu, atque laetitia sacravit”.

(Una piccola curiosità sta nelle date: Il beato Bertrando divenne patriarca nel 1334 e consacrò il duomo nel 1335; Daniele Dolfin venne come patriarca nel 1734 e riconsacrò il duomo nel 1735).

                                                                                                                                                                             (dott.ssa Beatrice Bertone)