Solennità di Cristo Re

 

AMARE QUESTO TEMPO

 

Carissimi.

è la solennità di Cristo re dell’universo. Egli è il Buon Pastore. Ormai ci siamo abituati a vederlo sul suo trono, che è la croce resa gloriosa da un amore infinito. Va sempre contemplata per comprendere il senso del nostro vivere. Questa immagine, icona dell’amore gratuito ed eterno di Dio per noi, sta sullo sfondo di quanto sto per scrivere, per me, per i pastori nella chiesa, per i seminaristi che si preparano al presbiterato e per voi.

Per me, per i sacerdoti e seminaristi perché ci richiama alla nostra vocazione consapevolmente e gioiosamente accolta, e per voi perché voi nutrite delle attese nei confronti dei sacerdoti. Vi dico subito che quello che vado scrivendo, non è “farina del mio sacco” ma è frutto di una lezione e riflessione comunitaria che ho potuto ascoltare nel seminario di Castellerio, avendo io partecipato a due incontri di formazione assieme ad altri sacerdoti. Cerco di fare un riassunto, breve e comprensibile a tutti. In fin dei conti, il senso di questo scritto sta qui: cercare di interpretare il nostro tempo, cogliendo le possibilità nuove che offre, è un atto di amore. Ricordo che durante il look down ho potuto tenere i contatti con le famiglie, con tutti i bambini del catechismo, celebrare la Messa e preparare i cresimandi adulti via streaming. Una strada per me sconosciuta ma percorsa perché utile in quel frangente. Certamente non è la via da seguire normalmente ma, nel momento della necessità, siano benvenuti questi mezzi che ci permettono di comunicare. Vi sembrerà strano ma i temi dei due incontri erano questi: “New Media: mediazione o falsificazione?” Questo era molto interessante per la mediazione digitale. La relazione è stata tenuta dal prof.  Don Lorenzo Voltolin, docente della Facoltà teologica del Triveneto (Padova), il quale ci ha aiutati ad entrare con consapevolezza in questo mondo della comunicazione che manifesta la sua bellezza e raggiunge la sua efficacia, ma anche nasconde i suoi pericoli. Però non mi fermo su questo tema ma su quest’altro: “L’identità del sacerdote nell’era delle reti sociali”, presentato dal prof. don Sergio Tapia Velasco, della Pontificia Università della S. Croce (Roma). Non è stato per me un semplice ascolto di una relazione ma una vera meditazione, un confronto con le possibilità che si hanno anche oggi di essere sé stessi, grazie e/o nonostante il mondo digitale. Sappiamo che tutto viene registrato e pertanto dobbiamo porre attenzione a quanto diciamo e all’immagine di chiesa che proponiamo. I nostri interventi possono fare tanto bene o tanto male.

  1. Abbiamo una responsabilità, quella di presentare il cuore delle persone consacrate, evitando protagonismi, facendo invece trasparire la nostra identità profonda: siamo figli di Dio e figli dell’uomo, incarnati in questo tempo, che non ricorrono a spiritualismi disincarnati. Qui si gioca la nostra testimonianza di sacerdoti che vivono sul campo.

  2. Dieci passi per gestire l’identità dei sacerdoti sui mezzi di comunicazione attuali.

Tre atteggiamenti da favorire:

* Presentarsi sempre come sacerdoti, chiamati a creare unità tra gli uomini e con Dio ed evitare dichiarazioni pubbliche politiche o di partito ma saper indicare i valori sociali.

* Rispettare gli altri ed avere misericordia di tutti. Attenzione alle persone ed ai loro bisogni spirituali.

*Essere prudenti, pensando alle conseguenze del nostro agire sui social.

Tre ostacoli:

*La perdita di tempo.

*La ricerca di compagnie che non si conoscono.

*La curiosità ingannevole.

Tre accorgimenti:

* Preferire l’incontro di persona, prima di scegliere altre strade.

* Non sminuire o togliere valore alla figura e alla missione del prete. * Usare il buon senso.

Infine, l’ultimo passo:

Vivere la propria libertà rispettando quella altrui. Non siamo padroni degli altri e non possiamo piacere a tutti. A noi spetta mostrare il cuore di Cristo che intravvediamo attraverso la ferita del suo costato. Questo cuore dovrebbe abitare in noi e manifestarsi tenero specialmente con coloro che camminano “col volto triste e lo sguardo smarrito” come i discepoli di Emmaus.

Carissimi, a me sembra che siano attenzioni che valgono per tutti, quando si cammina per strada e quando si naviga in Internet. Per questo ho pensato di fare un breve riassunto di quanto ho ascoltato e meditato in questi giorni e di offrirlo anche a voi.

Un cordiale saluto a tutti e Buona Domenica.                                                  Don Luciano Nobile, parroco