si sente parlare in questi tempi di un cammino sinodale (camminare insieme), richiamato recentemente dal Papa. Questa modalità della vita cristiana viene da lontano, come ci testimonia il Vangelo di Luca che al capitolo 24 ci narra l’esperienza dei discepoli di Emmaus, molto interessante e significativa per il nostro tempo e la nostra chiesa. Descrive il modo di “procedere” dei cristiani del 1° secolo quando l’organizzazione della chiesa non era ancora così complessa, come oggi. Sulle riviste si parla tanto ed in tanti modi. A mio parere, più che “parlare” di un cammino, si tratta di “fare” un cammino. Significa fare un cammino condividendo la Parola di Dio, raccontando le esperienze di vita cristiana, formulando dei progetti illuminati e prendendo delle iniziative concrete. Ma non a caso. Certamente dobbiamo camminare insieme nella chiesa diocesana, in comunione con quella universale. Non ho mai capito coloro, purtroppo anche qualche sacerdote, che sono autoreferenziali nella chiesa, che si danno la patente di profeti, che camminano da soli, indipendentemente dagli altri, senza confrontarsi mai con gli altri. Sempre critici su tutto e nei confronti di tutti. Mai contenti, sempre corrucciati. Pungenti. Preoccupati come se il mondo gravasse sulle loro spalle. Dediti a parlare abbondantemente agli altri ma meno ad ascoltare. Non così don Tonino Bello, don Puglisi, madre Teresa di Calcutta, don Benzi, don Emilio de Roia e tanti altri che hanno dato la vita per il Regno di Dio.
Ma dove siamo chiamati ad andare? Andiamo a cambiare il mondo. È una utopia? È una pretesa inutile? È una illusione? È una impresa impossibile? È un progetto grande senza dubbio, è il progetto per il quale esiste la comunità cristiana. È il progetto di Dio. Ma dobbiamo ricordare che è il Vangelo vissuto che cambia il mondo, che è lo Spirito di Gesù che dà fecondità, non sono le nostre belle idee, le nostre teorie. Allora abbiamo bisogno di tornare alle fonti, di rompere la crosta con una certa energia e di scavare in profondità per scoprire da dove venga la capacità di camminare insieme per evangelizzare il mondo, anzi per evangelizzare anche noi stessi. Ci aiuta S. Paolo nella lettera agli Efesini, capitolo 4: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto” quella di aver accolto il Vangelo e di vivere secondo l’esempio di Gesù. Perché? Dove sta la motivazione profonda della vita cristiana? Siamo:
“un solo corpo” è il corpo di Cristo che siamo noi, la sua chiesa.
“un solo Spirito” che realizza l’unità nella diversità.
”un solo Signore” che è Gesù e che noi riconosciamo.
“una sola fede” che accoglie e pratica i valori del vangelo.
“un solo battesimo” che mette in comunione tutti i credenti in Gesù.
“Un solo Dio e Padre di tutti…che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.
Lui è il fondamento dell’unità tra tutti i suoi figli. Tutti i nostri progetti devono partire da qui, perché qui è la fonte, qui sta l’energia, qui la certezza della riuscita. Al di là di questo, gli sforzi stressano, i progetti si sgretolano, le delusioni prima o poi appaiono, lo scoraggiamento ci isola nella solitudine.
Carissimi, la prossima domenica, vedremo quali siano gli atteggiamenti che dobbiamo assumere per ”camminare insieme”.
Un cordiale saluto a tutti ed una buona Domenica. Il parroco don Luciano
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www2.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2022-02-19 10:29:022022-02-19 10:29:027^ Domenica del T.O.