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Quinta Domenica di Quaresima

 

I GIORNI DELLO SPOSO

 

«Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto,

che culminerà nella domenica di Pasqua, il 31 marzo»

Questa è una parte dell’annuncio che abbiamo ascoltato durante la Santa Messa dell’Epifania, giorno in cui con la Chiesa celebriamo la manifestazione del Signore. In quella circostanza la proclamazione del giorno della Pasqua ha proiettato già i nostri occhi e il nostro cuore verso quella manifestazione maggiore e definitiva che è appunto il mistero della morte e risurrezione del Signore.

Vivere e celebrare assieme il Triduo pasquale nella sua interezza ci permette di immergerci sempre più profondamente in quella Pasqua (passaggio) che Gesù ha fatto da questo mondo al Padre: infatti, i misteri che celebriamo nei tre giorni santi non sono eventi separati tra loro, ma un unico evento dal quale scaturiscono la nostra salvezza e la nostra speranza.

In effetti, è coscienza cristiana, fin dalle origini, che la vittoria di Cristo sul male e sulla morte non riguarda solamente il fatto della risurrezione, ma abbraccia tutto l’evento pasquale di Gesù, evento di morte, sepoltura e risurrezione. Una grande testimonianza la troviamo già nella prima lettera ai Corinzi di san Paolo, dove leggiamo: «Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (15, 3s).

In questi tre passaggi troviamo scanditi i tre tempi nei quali si snoda l’unica celebrazione del mistero pasquale: il Cristo morto (Venerdì santo), sepolto (Sabato santo) e risorto (Domenica di Risurrezione).  Se prestiamo attenzione alla liturgia di dei giorni del Triduo, ciascuno di essi, pur concentrandosi su una delle fasi del mistero pasquale, mette sempre in evidenza la globalità e l’unicità del mistero.

Il giorno della morte vittoriosa del Signore

Per evitare possibili fraintendimenti è bene precisare che il primo giorno del Triduo pasquale è il Venerdì santo, in cui la Chiesa celebra il mistero della morte di Cristo, il quale «inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale» (orazione nella celebrazione della Passione). Questo giorno per noi non è il giorno del lutto, infatti non celebriamo il funerale di Gesù, ma celebriamo la morte vittoriosa del Signore. Tanto è vero che i ministri ordinati indossano le vesti di colore rosso, colore del sangue, ma anche della regalità. È il primo giorno della Pasqua, è il giorno dell’amorosa contemplazione del sacrificio, del dono di sé che Cristo ha fatto sulla croce e che è fonte della nostra salvezza.

Il giorno del grande silenzio

Il secondo giorno è il Sabato santo, giorno della sepoltura di Cristo e della sua discesa agli inferi. Un’antica omelia del IV secolo, opera di un autore anonimo, mette insieme questi due grandi elementi: il silenzio e la discesa agli inferi. Infatti in questo giorno la Chiesa fa suo e prolunga l’atteggiamento di silenzio e di attesa delle donne che, nella sera del venerdì, dopo che Gesù fu sepolto, erano «lì, sedute di fronte alla tomba» (Mt 26, 61). Inoltre meditiamo il mistero della discesa agli inferi quando, secondo l’antichissima tradizione di fede della Chiesa, e della nostra Chiesa di Aquileia in particolare, Cristo va a portare l’annuncio della salvezza ad Adamo e a tutti coloro che non avendolo ancora incontrato e conosciuto giacevano nelle tenebre e nell’ombra di morte. Così si esprime questo testo: «Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi».

Il giorno grande della Risurrezione

Il terzo grande giorno è la Domenica di Risurrezione, che ha il suo inizio nella solenne Veglia Pasquale, cuore di tutto il Triduo, che avviene nella notte. La Chiesa attende vegliando la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti. Sant’Agostino chiamava questa celebrazione «madre di tutte le veglie». Questa notte è una notte illuminata, è una notte vinta dal giorno. Quello della risurrezione è un mistero grande, che noi facciamo difficoltà a comprendere, dire, spiegare. Ecco allora che quando le parole non bastano affidiamo l’annuncio di questo mistero ai simboli: è mediante la grande simbologia di questa notte che gustiamo la vita di grazia che è scaturita dalla morte e risurrezione di Cristo.

E la Cena del Signore?

Leggendo queste righe qualcuno si sarà certamente chiesto: «Che fine ha fatto la Messa della “Cena del Signore” alla sera del Giovedì Santo?» La Messa della Cena del Signore fa parte del Triduo in quanto innanzitutto nella sera del Giovedì inizia, secondo il computo ebraico, il giorno nuovo e quindi il Venerdì, e poi perché Gesù nella vigilia della sua passione ha voluto anticipare nel rito eucaristico il dono che avrebbe fatto di sé sulla croce e a consegnato la forma per celebrare tale dono nel passare delle generazioni. Infatti, nel corso di questa liturgia noi celebriamo il dono che Gesù ha fatto di sé nell’Eucaristia e lo stile che egli ci ha lasciato, ovvero quello del servizio, reso visibile nel gesto della lavanda dei piedi.

In conclusione ho voluto proporre in questo bollettino una piccola riflessione sulle celebrazioni del Triduo pasquale per aiutarci a viverle meglio, sapendo però che l’unica maniera per vivere una celebrazione non è innanzitutto quella di conoscerla, quanto di prendervi parte, stare dentro, rivivere la passione, morte, sepoltura e risurrezione del Maestro grazie ai riti e alle preghiere della Chiesa: formare ancora una volta l’assemblea radunata per celebrare le opere mirabili di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (Cfr. 1Pt 2, 9)

                                                             don Christian Marchica, Vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la Liturgia