10^ Domenica del T.O.

 

L’ABBRACCIO

Carissimi amici,

in questi giorni tutti abbiamo assistito con trepidazione e parlato della tragica vicenda vissuta da tre giovani sul greto del fiume Natisone, presso il ponte romano di Premariacco. Li abbiamo ricordati domenica scorsa durante la S. Messa, affidandoli al Padre che dona la vita nel tempo e nell’eternità.  Desidero condividere con voi i miei sentimenti perché tutti proviamo una certa commozione che ci rende partecipi del dolore dei famigliari delle vittime. Quando accade qualcosa di grave vicino a noi non si resta freddi. Tutti siamo sensibili. La disgrazia ci può rendere più umili, ci aiuta a cogliere i nostri limiti, intenerisce il cuore. Ci unisce. Ma causa senz’altro sofferenza che può innescare sentimenti di ribellione, indurire il cuore, intristire l’animo, spegnere relazioni.

La preghiera ci unisce

Qualcosa mi ha spinto ad andare alla casa funeraria per salutare e pregare per le due ragazze Bianca e Patrizia, anche se non ho mai conosciuto né loro né le loro famiglie. Non per curiosità. Non c’era nulla da curiosare. Solo per pregare, in silenzio. E’ quello che ho fatto per una decina di minuti. Poi ho salutato i genitori con una stretta di mano e, senza averci pensato prima, mi è uscita spontanea dalla bocca la domanda, che riconosco un po’ ingenua e forse scontata: “Posso pregare con voi?” Ho visto il gradimento nello sguardo dei genitori ed allora ho invitato tutti i presenti alla preghiera: Padre nostro… liberaci dal male, Ave Maria prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte, il ricordo del battesimo nel quale abbiamo ricevuto il germe della vita eterna, l’invocazione a Cristo Risorto che ha promesso “chiunque vive e crede in me non morirà in eterno”, la richiesta della misericordia del Padre che perdona e della forza dello Spirito Santo nel momento della prova. È stata una preghiera corale e partecipata. Poi ho preso commiato, in silenzio. All’uscita dalla sala qualche persona si è accostata per dirmi grazie. In questi momenti tutti abbiamo bisogno di rivolgere lo sguardo al cielo.

Una foto indelebile

Ma, da giorni ormai, ho davanti agli occhi la foto di quei tre ragazzi, abbracciati tra loro nel momento del pericolo. L’unione fa la forza, avranno pensato. Ma non è stata sufficiente, l’acqua impetuosa li ha travolti. Abbracciati per la vita, abbracciati dalla morte. Non è giusto. Sentiamo che questa è una violenza. La morte è nemica di Dio e dell’uomo. Ho ferma fiducia che questi giovani, abbracciati tra loro, siano stati abbracciati dal Padre buono che salva per la vita eterna. Non so se, proseguendo, sia opportuno cogliere qualche simbologia. L’acqua in natura è simbolo di vita, dove passa l’acqua nasce la vita ma l’alluvione è causa di morte. Nella Bibbia lo stesso, morte e vita si rincorrono: il diluvio, il passaggio del Mar Rosso. Nel battesimo siamo entrati con Cristo nella morte per risorgere a vita nuova. Morte e vita: la Pasqua permea i battezzati, la storia, l’umanità. È la luce della Pasqua che illumina il nostro cammino. Il Battesimo è l’abbraccio della SS. Trinità che ci ammette, in qualche modo, nella sua famiglia per vivere nel suo amore per sempre.

L’abbraccio esprime affetto, amore, confidenza, sostegno, fiducia. Allora l’abbraccio è un segno espressivo che dovrebbe accompagnarci sempre nella vita. L’aiuto reciproco nelle difficoltà, il sostegno nei momenti del dolore, l’accoglienza cordiale delle persone, le relazioni sincere tra noi, la vita serena nelle nostre famiglie sono “abbracci” che sostengono il cammino di un popolo che non si rassegna alla morte ma ama la vita.                          Il vostro parroco don Luciano.

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