3^ Domenica del T.O.

 

«Rimanete nella mia Parola» (Gv 8,31).

Dalla Lettera Apostolica “Aperuit illis” di Papa Francesco, con la quale è stata istituita la domenica della Parola di Dio

“La Sacra Scrittura svolge la sua azione profetica anzitutto nei confronti di chi l’ascolta. Essa provoca dolcezza e amarezza. Tornano alla mente le parole del profeta Ezechiele quando, invitato dal Signore a mangiare il rotolo del libro, confida: «Fu per la mia bocca dolce come il miele» (3,3). Anche l’evangelista Giovanni sull’isola di Patmos rivive la stessa esperienza di Ezechiele di mangiare il libro, ma aggiunge qualcosa di più specifico: «In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza» (Ap10,10). La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per esprimere la certezza della speranza che essa contiene (cfr 1Pt3,15-16). L’amarezza, a sua volta, è spesso offerta dal verificare quanto difficile diventi per noi doverla vivere con coerenza, o toccare con mano che essa viene rifiutata perché non ritenuta valida per dare senso alla vita. È necessario, pertanto, non assuefarsi mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e i fratelli.”

 

MA COSA VANNO A FARE?

La società di oggi ci pone delle sfide

Oggi gli operatori pastorali della nostra parrocchia (catechisti, ministri della Comunione Eucaristica, operatori della carità e della comunicazione, rappresentanti della famiglia, giovani e bambini) si trovano insieme nel Seminario di Castellerio. Domenica scorsa abbiamo partecipato alla S. Messa con la benedizione dei bambini e alla breve rappresentazione della venuta dei Re Magi. È stato molto bello anche un po’ di folclore. Tanti segni ci possono parlare per condurci ad un buon fine. Come mai tanti genitori coi bambini? Per curiosità? Per tradizione? Per fede? Potremmo farci tante domande e discutere all’infinito. Ma dopo aver discusso, torneremmo a casa, come prima. Prendiamo atto che esistono varie famiglie che desiderano educare cristianamente i loro figli, come tante non hanno la pazienza della crescita e abbandonano subito l’opera che il Signore ha iniziato in loro nel battesimo. Una parte del popolo cristiano ha abbandonato praticamente la chiesa. I matrimoni in chiesa non sono più così frequenti ma diversi sposi cercano di dare un senso più profondo alla loro unione.

La stanchezza spirituale dell’occidente è davanti agli occhi di tutti. Però credo che una certa sensibilità, una ricerca sincera di spiritualità ed una disponibilità alla solidarietà siano presenti anche nelle nuove generazioni. Vanno intercettate e aiutate a trovare la vera fonte che è Gesù di Nazareth, figlio di Dio, contemplato anche nella sua umanità proprio nel tempo di Natale appena terminato.

Noi cristiani formiamo la chiesa visibile, abbiamo la missione di proclamare la parola di Dio nel mondo, di celebrarla nei sacramenti come azioni di Dio nella nostra vita e di testimoniarla nella carità. La nostra presenza nel mondo in questo cambiamento d’epoca deve essere umile. Può essere riconosciuta o meno, ma “fa storia” se seguiamo Cristo ponendo i nostri passi sulle sue orme, concretamente. È Lui che dà forza alla missione e rende efficace il nostro impegno. Tutto questo ci provoca e ci stimola a fare un cammino insieme per accogliere le sfide dei nostri giorni.

Cosa andiamo a fare a Castellerio?

Andiamo a pregare insieme, riflettere sulla parola di Dio e sulla situazione della nostra Parrocchia, che è piuttosto complessa.

Ma in questa complessità oggi dobbiamo vivere e testimoniare il Vangelo. Andiamo a farci delle domande: Che tipo di comunità siamo? Una comunità che giudica, bacchetta, esclude? O una comunità che accoglie, piccoli e grandi, ricchi e poveri, malati e sani? Una comunità gioiosa e serena che sa trasmettere la speranza del vangelo? O una comunità asfittica che si perde nel pettegolezzo, nelle rivalità, nella sete di piccoli poteri o una comunità solidale che si pone a servizio di quanti l’accostano? Non fa male un piccolo esame di coscienza, per crescere come comunità mature.

Ci chiediamo come avvenga la preparazione dei genitori al Battesimo dei bambini e se accompagniamo poi le famiglie perché crescano nella vita cristiana. Sarebbe un impegno anche dei laici, non solo dei sacerdoti. Le SS. Messe nella nostra parrocchia si celebrano con nobile semplicità, curando i riti che vedono come protagonista il Cristo? La carità e l’accoglienza di chi è nel bisogno sono dei segni che danno sostanza al nostro vivere insieme l’Eucaristia? Noi possediamo tante opere d’arte che potrebbero essere strumento di catechesi per quanti, turisti o fedeli, vengono a visitare le nostre chiese ed il museo del trecento e del settecento.

Cercheremo di dare risposta a diverse domande per migliorare il nostro modo di essere cristiani in una società ormai scristianizzata e favorire l’incontro delle persone con Cristo. A noi spetta dissodare il terreno, preparare i solchi e deporre il seme. Il Signore darà fecondità alla nostra buona volontà di servirlo e Lui convertirà le persone. È opera di tutti i cristiani, sacerdoti e laici, religiosi. Ognuno nel suo stato di vita e coi suoi carismi. Nella gioia, non nella continua e inutile lamentela. Questa “Domenica della Parola di Dio” credo sia un invito per tutti perché la possiamo vivere con gioia, sapendo che Dio non mente e mantiene le sue promesse di felicità per chi lo segue passo, passo, con qualche inceppamento ma col desiderio di camminare dietro a Lui, condividendo il suo mistero pasquale.

Auguro a tutti una buona domenica ed una operosa settimana. Il Signore vi benedica.

                                                                                                          don Luciano, parroco

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