3^ Domenica del T.O.

 

COME SONO BELLI… I PIEDI…

 

Carissimi fedeli,

in questa Domenica della Parola di Dio desidero proporre una piccola riflessione a voce alta circa un fatto, passato forse inosservato alla grande stampa ma per me emozionante. Era il Tempo di Natale, appena prima dell’Epifania. Un fatto accaduto, direi quasi per completare il mistero del Natale di Gesù. Sono protagonisti i piedi di una donna sconosciuta. Non parlo del piede della dea Artemide prestato o restituito dal Museo archeologico di Palermo al Partenone di Atene. Questo ha trovato spazio e suscitato interesse da parte dei mezzi di comunicazione sociale.  I giornali ne hanno parlato più volte, come di un fatto certamente significativo e rilevante per le buone relazioni e la collaborazione tra l’Italia e la Grecia.

Parlo di un altro fatto successo e presto dimenticato, perché fa parte di quelle notizie alle quali ci siamo ormai abituati, purtroppo!  Mi ha riportato tanto indietro negli anni, quando credevo ancora che S. Lucia passasse col suo asinello a portare ai bambini i suoi doni e che la Befana, furtiva, col suo naso bel adunco, qualche dente di meno in bocca, un cappello non certo alla moda sulla testa, uno scialle sgualcito sulle spalle, “vien di notte con le scarpe tutte rotte”, effettivamente venisse a consegnare i suoi regali. Quanto avrei pagato per vedere almeno i piedi di una o dell’altra, che con passi così felpati da non fare alcun rumore nella camera, venivano a riempire le calze che noi bambini accuratamente avevamo esposto sul davanzale interno della finestra. Erano piedi silenziosi, leggeri, delicati, come stessero camminando sulla neve, senza provocare alcun fruscio perché non si rompesse l’incanto della nostra attesa… ”ricca di fede e di speranza” innocentemente interessata. Quale gioia quando al mattino presto il primo fratello che si svegliava, andava, ancora al buio, a tastare la calza e annunciava la buona notizia: E’ stata!” Quale delusione poi quando ho saputo che S. Lucia era la mamma che metteva nella calza una matita, un quaderno perché servivano per la scuola, un mandarino rimediato non so dove, e che la Befana era la nonna che portava “i bagigi”, due noci e qualche caramella. Rotto l’incanto. La realtà era ben diversa dalla fiaba. Restava però l’amore.

Un fatto drammatico accaduto in questi giorni, mi ha richiamato alla mente e nel cuore questi piedi silenziosi. Su questi ho pensato, con grande tristezza.  Qui è d’uopo il tempo presente, tanto è viva la scena. I piedi sprofondano nella neve fresca, senza far rumore. Piedi doloranti e intirizziti dal freddo. Forse ormai insensibili. Tra la Turchia e l’Iran il cuore di una donna afgana, accasciata sulla neve e coperta da una stuoia, si ferma, e così i suoi passi. Due sacchetti di plastica avvolgono  i suoi piedi. Ha sperato di difendersi dal freddo gelido. Aveva riempito le sue calze con le mani dei suoi due piccoli, perché non patissero il freddo e congelassero.  Le madri son così, sono fatte per donare vita… E così è avvenuto. Lei è morta e i figli sono sopravvissuti.  Il villaggio vicino ha prestato subito i primi soccorsi: un po’ d’acqua tiepida per scaldare le mani ed una bevanda calda per i due bambini. Loro almeno sono salvi. Non ci resta che meditare e possibilmente aiutare. Tutti i commenti possono essere di troppo o troppo poco. Colgo soltanto una suggestione personale che mi pare di poter condividere con voi in questa domenica della Parola di Dio. Sono i piedi di una messaggera che annuncia la pace, che evangelizza, che proclama il vangelo anche a sua insaputa. “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”. Immagine certamente poetica, suggestiva, direi rasserenante, ricca di speranza, questa del profeta Isaia (52,7). Abbiamo letto questa parola di Dio nella Messa del giorno di Natale.

Mi vengono in mente i piedi di Gesù che entra nei villaggi della Palestina, penetra nei vicoli, si ferma nelle case dei malati, dei peccatori pubblici, dei morti e porta vita con la sua presenza e la sua parola. Mi conforta questo Gesù che manda ancora messaggeri, sconosciuti, inconsapevoli che annunciano concretamente, coi fatti, non con le parole soltanto, la buona notizia. L’amore fino a dare la vita. Infatti Gesù ha fatto proprio così. Mi piace ricordare questo testo certamente conosciuto, da alcuni attribuito ad un autore fiammingo del XIV° secolo, da altri a Raoul Follereau, apostolo dei lebbrosi:

“Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi il suo lavoro.

      Cristo non ha piedi
      ha soltanto i nostri piedi
      per guidare gli uomini
      sui suoi sentieri.”

È in sintonia con il vangelo di Luca (17,19-23) Quando Giovanni Battista mandò i suoi discepoli da Gesù per chiedere se era Lui che doveva venire o se dovessero aspettare una altro, Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

È la domenica della Parola di Dio. Abbiamo messo in risalto il lezionario, l’abbiamo portato in processione perché raccoglie la Parola che verrà proclamata, l’abbiamo ornato coi fiori per dire la sua bellezza, accompagnato dalla lampada accesa perché è luce della vita, incensato per rendere omaggio alla Parola. Tutto questo ha senso, se la Parola diventa viva nella vita, giorno per giorno, con umiltà e nella concretezza. La fede si mostra con le opere.

In fondo alla chiesa potete acquistare la Bibbia per poterla leggere in famiglia. Potete ritirare, in cambio di una libera offerta, il commento di Mons. Ottavio Belfio al vangelo di Luca, che leggeremo quest’anno nella Liturgia della Messa.

Vi auguro una buona domenica ed una settimana in compagnia della Parola che attende di essere vissuta.

Cordialmente.                                                                                                                                         Don Luciano, Parroco.

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