3^ Domenica del Tempo Ordinario

Carissimi fedeli,  iniziamo questa lettura con quella modalità di sentimenti di cui vi ho scritto domenica scorsa, cioè con la disponibilità a riconoscere la verità storica e a passare dal conflitto alla comunione, dal sospetto alla stima reciproca, dalla condanna alla mutua comprensione, attratti dalla missione che il Signore ci ha affidato “Siano una cosa sola…perché il mondo creda”. I Papi dei nostri tempi ci hanno insegnato con gesti concreti la ricerca della comunione tra le varie confessioni cristiane. L’annuncio del vangelo coinvolge tutti i cristiani. Auguro ogni bene a tutte le famiglie. Su tutti invoco la benedizione del Signore.                      Il parroco don Luciano

                                                                                         

 

ECCLESIA SEMPER REFORMANDA

 

L’appello al rinnovamento.

La recente invenzione della stampa permise la rapida diffusione delle tesi di Lutero in tutta la Germania: tra la fine del 1517 e l’inizio del 1518 furono stampate a Lipsia, Norimberga e Basilea ed ebbero una grande risonanza. Lutero fu sorpreso dal plauso universale che da ogni parte si levava verso di lui ma il suo unico scopo era quello di attirare l’attenzione dei teologi sullo scandalo delle indulgenze.

La teoria delle indulgenze non era ancora stata definita dogmaticamente in tutti i suoi punti pertanto le opinioni contrarie non erano passibili di eresia. Fu così che all’inizio la questione fu considerata una “bega tra frati”: i Domenicani a cui apparteneva il predicatore Tetzel e gli Agostiniani, l’ordine di Lutero. I primi denunciarono Lutero a Roma e il papa Leone X° ordinò al generale degli Agostiniani di “ammansire quell’uomo”. L’unico provvedimento preso fu una fraterna ammonizione da parte di Johann von Staupitz superiore di Lutero.

Il 26 aprile 1518, in occasione del capitolo degli Agostiniani a Heidelberg, Lutero presentò la Theologica paradoxa composta di 28 proposizioni. In essa comincia a delinearsi chiaramente la teologia di Lutero. Queste tesi suscitarono il dissenso degli anziani e l’entusiasmo dei giovani.

Per avvalorare le sue tesi Lutero scrisse le “Risolutiones disputationum de indulgentiarum virtute” (fine maggio 1518), con le quali motivava teologicamente la sua posizione sulle indulgenze specificando di non voler “dire o sostenere nulla al di fuori di ciò che è riconosciuto dalla Sacra Scrittura, dalla Chiesa di Roma e dai Padri della Chiesa e che è contenuto nel diritto canonico e nei decreti papali”.

Alla dieta di Augusta era presente, come legato papale, il cardinale Caetano: come richiesto del papa (7 agosto 1518), ordinò a Lutero di presentarsi a Roma entro sessanta giorni ma la richiesta non ebbe seguito per l’intervento di Federico il Saggio; questi ottenne assicurazione dal Caetano di ascoltare Lutero e trattarlo “con paterna benevolenza e di lasciarlo andare anche nel caso in cui avesse rifiutato la ritrattazione”. Lutero non fu arrestato e il processo contro di lui rimase sospeso per circa due anni, sebbene il Caetano avesse avuto l’impressione che volesse “fondare una nuova Chiesa”. Lutero, per timore dell’arresto fuggì da Augusta e rivolse un appello al papa perché convocasse al più presto un concilio. Questioni politiche cominciavano a far sentire il loro peso: il papa sperava di escludere Carlo I di Spagna dall’elezione al titolo imperiale alla morte di Massimiliano d’Asburgo. Nel giugno 1519, invece, venne eletto proprio il re di Spagna che divenne l’imperatore Carlo V, a soli 19 anni.

In questa fase nessuno più si preoccupò dell’espansione delle nuove idee riformatrici di Lutero in tutta la Germania; questi intanto scivolava verso un’opposizione sempre più radicale. Alla disputa di Lipsia (fine giugno – metà luglio del 1519), affermò che il papa e i concili potevano sbagliare, che l’unica fonte e norma della fede era la Sacra Scrittura (sola Scriptura) la cui interpretazione non era monopolio della Chiesa ma diritto di tutti i cristiani perché, diceva “è chiara in se stessa e si spiega da sola”. Lutero divenne l’eroe della nazione germanica, colui che avrebbe riformato la Chiesa e l’Impero. Nel termine “Riforma” erano inclusi gli obiettivi sociali e politici di nobili, borghesi e contadini: non certo teologi, ma molto attenti ai propri interessi di parte. Tra il 1519 e il 1520 Lutero espose le sue idee in quattro scritti, i cardini della Riforma: Del papato romano; Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, sull’emendamento della società cristiana; La cattività babilonese della Chiesa; Della libertà del cristiano.

Minaccia di scomunica e poi la scomunica.

All’inizio del 1520 il processo contro Lutero riprese. La bolla Exurge Domine che lo minacciava di scomunica, condannava 41 proposizioni tratte dai suoi scritti. Irritato più che impaurito Lutero accettò la sfida con sdegno: “con costoro non voglio più né riconciliarmi né avere più niente a che fare per l’eternità. Se essi condannano e bruciano i miei scritti, io condanno e brucio i loro … anzi brucerò tutto il diritto canonico, questa mostruosa raccolta di eresie. Finora sono stato umile. Non è servito a niente. Ora basta. Non sia più che io m’inchini ai nemici dell’Evangelo”. Il 10 dicembre davanti a numerosi studenti, Lutero dava alle fiamme i volumi del diritto canonico e la bolla che lo minacciava di scomunica. Il 3 gennaio 1521 il papa Leone X° rispondeva alla provocazione con la bolla Decet Romanum pontificem. Lutero era scomunicato. Il nunzio apostolico il friulano Girolamo Aleandro scriveva a Roma “”tutta la Germania è in grande tumulto. Nove decimi lanciano il grido di guerra “Lutero”, mentre l’altro decimo, quando Lutero sia ad essi indifferente, grida come minimo “morte alla curia romana” e tutti reclamano a gran voce un concilio”.

La dieta di Worms.

Il nuovo imperatore Carlo V presiedette la dieta dei principi tedeschi nella cittadina di Worms (28 gennaio – 25 maggio 1521). Lutero, scomunicato, avrebbe dovuto essere bandito ma l’imperatore aveva giurato che nessun suddito dell’impero poteva essere posto al bando senza prima essere processato: lo convocò a Worms per essere ascoltato. Venne chiesto se riconosceva come suoi i venti libri che gli vennero presentati e se fosse disposto a ritrattarli. Chiese tempo per riflettere. Il giorno seguente rispose che senza convinzione non poteva e non voleva ritrattare. Sulla via del ritorno, l’elettore imperiale e suo protettore, Federico detto il saggio lo fece rapire e nascondere nella fortezza della Wartburg in Turingia, dove rimase in solitudine per circa un anno. Alla fine di maggio venne pubblicato “l’editto di Worms” che lo bandiva come “membro separato dalla Chiesa di Dio, un caparbio provocatore di divisioni e un pubblico eretico”.

Lutero alla Wartburg

Alla Wartburg Lutero soffrì di disturbi fisici, contrasti spirituali e tormenti di coscienza: da un lato si rimproverava di aver dato vita alla ribellione, dall’altro di essersi dimostrato troppo debole con i suoi giudici. In queste condizioni si dedicò a un’attività letteraria frenetica. Scrisse un bellissimo “commento al Magnificat”, un trattato sulla Confessione e uno sulla questione sostanziale del “peccatum manens”; commentò inoltre i Salmi e i Vangeli domenicali. L’opera più importante fu la traduzione, in meno di tre mesi, del Nuovo Testamento in tedesco. Pur disponendo come fonti la Vulgata e il testo greco pubblicato da Erasmo, riuscì a dare vivacità e attualità al testo sacro, rendendolo prodigiosamente comprensibile. Intanto a Wittemberg i suoi seguaci mettevano in pratica le sue teorie sul celibato dei sacerdoti, i voti monastici, la Messa-sacrificio, mentre la vita ecclesiastica e la liturgia venivano riorganizzate secondo il suo pensiero, cioè liberate da preghiere, riti, apparati, arredi sacri considerati “cosa vana ed esteriore”; il discepolo Carlostadio celebrava la Messa in tedesco indossando abiti secolari e distribuendo la Comunione sotto le due specie; altri cominciavano la lotta contro le immagini sacre. Poiché la situazione – ormai fuori controllo – stava degenerando, Lutero lasciò improvvisamente la Wartburg e piombò a Wittemberg. Per una settimana si presentò in cattedrale tuonando con sermoni infuocati contro i fanatici e le teste calde che facevano della libertà evangelica una nuova legge. In pratica non voleva lasciare ad altri la guida del movimento riformatore: Carlostadio disse “Lutero è il nuovo papa”.                                                                                                                      Francesca e Giuseppe Berton

 

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