30^ Domenica del Tempo Ordinario

“ESCE DAGLI OCCHI”

 

 

“Sig. Parroco, basta con questa solidarietà! È ora di finirla! Abbiamo capito. Ci esce dagli occhi”.

“È vero, signora, anch’io sarei stanco di parlarne… ma non posso e non devo esimermi, perché tento di essere cristiano, come lei, e sono ministro dell’Eucaristia che mi interpella ogni giorno sul dono della vita. Perché Cristo ha fatto proprio questo: Si è incarnato, ha condiviso e condivide con noi la vita. Ci indica questa strada che è la via della felicità. Anche a me ormai “esce dagli occhi” il richiamo alla solidarietà… il fatto è che “mi dovrebbe uscire dal cuore”, non per dimenticarla perché mi dà fastidio, non per liberarmene come fosse un disturbo, ma perché, uscendo dal cuore, diventi testimonianza appunto cordiale, fattiva, pratica”.

Carissimi, era solo l’inizio di un discorso molto semplice e incompleto sulla solidarietà. Tutti facciamo fatica quando parliamo dell’amore, ma è il prezzo che l’egoismo ci fa pagare. La croce del venerdì santo è già contemplata sulla strada dell’amore. Ma ogni gesto solidale è un segno vero, reale della Pasqua. La solidarietà fa parte della natura delle cose, della vita delle persone, adesso e domani. Intendo un domani definitivo, che tutti attende.

Siamo fatti per essere solidali, oggi e sempre. Vedete in natura, cosa succede nell’alternarsi delle stagioni? Il chicco di grano seminato nel solco, muore per dar origine ad una spiga, la stessa foglia che in autunno cade a terra diventa nutrimento per l’albero da cui si è staccata.

In famiglia, cosa è accaduto quando siamo nati? Qualcuno ci ha accolti e poi accompagnati con amore nella vita perché noi potessimo crescere. I nostri genitori sono stati solidali con noi. Certamente. È naturale. Sì, è proprio naturale. Sì, la solidarietà è secondo natura.

Siamo diventati cristiani, figli di Dio perché il Signore ci ha toccati con la sua misericordia nel giorno del Battesimo, è stato solidale con noi, ci ha offerto la sua natura. Siamo cresciuti nella vita cristiana perché siamo stati accompagnati dalla chiesa che è famiglia di famiglie, popolo di Dio in mezzo al quale viviamo, essendo membri di esso. La chiesa è solidale con noi.

Ed allora perché non dovremmo essere solidali noi con gli altri?  Dovrebbe essere naturale.

Conosco la generosità di tante persone e non posso che elogiarle. Lo stile di vita del Signore Gesù, di tanti santi riconosciuti come tali, di innumerevoli santi che camminano sulle nostre strade ci è di esempio. Li possiamo imitare. Le strade della solidarietà non si contano, le occasioni non mancano, sono interventi spiccioli, individuali che nessuno conosce e quelli pubblici ed organizzati.

È dopo la morte? Vengono spezzati questi legami di solidarietà?

La morte non spezza questi legami. Ormai Cristo, che è solidale con noi, ci ha comunicato la sua vita di risorto.  È vita eterna. È relazione con la Santa Trinità. È grazia. È vita divina. È legame con Dio che è eterno, infinito. È secondo la sua natura. E noi siamo già risorti con Cristo. Per sempre viventi. Per sempre solidali con i fratelli, attorno a Colui che è il “Solidale” con tutti i suoi fratelli che siamo noi.

Sono affermazioni facili a dire e a scrivere. Difficili a credere e a vivere? Fanno parte del mistero della vita e della morte. Non ci resta che aprire il cuore a Colui che è l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. È la morte della morte: “Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Vangelo). È l’ultima parola perché Egli è la Parola.

Come possiamo manifestare la nostra solidarietà con i nostri cari defunti? Crediamo nella “Comunione dei Santi” come diciamo ogni domenica nel Credo che insieme recitiamo. La chiesa ci invita a pregare per loro, a celebrare la S. Messa di suffragio, a compiere opere di carità. Loro pregano per noi. Questa comunione è ancora scambio di doni, è amore che intercorre tra noi e loro. È solidarietà. Allora vedete che non si può dire mai: è ora di finirla, basta, ci esce dagli occhi.

È vita che ci esce dal cuore ed ha il sapore della gioia, della felicità, dell’eterno e dell’infinito.

Ma non è questo che noi desideriamo per noi e per i nostri cari? Una vita senza fine. Oggi e domani.

Mi unisco anch’io alla vostra preghiera per tutti i vostri cari, diversi dei quali ho accompagnato nel camposanto in attesa della risurrezione finale.

                                                                                                                                                                                                                   Il Parroco don Luciano Nobile

 

 

 

IO NON SO….

 

 Io non so né il giorno, né l’ora, né il modo, ma ho la fede nella tua promessa.

Morti al peccato grazie al dono della tua vita, noi risusciteremo dai morti,

rivedremo coloro che abbiamo amato, con loro vivremo della tua vita divina.

Oggi siamo già riuniti nella comunione dei Santi.

Signore, ti preghiamo per i morti: accoglili nel tuo amore.

Ti preghiamo per i viventi: fa’ che camminino verso la tua luce.

(Philippe Warnier)

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