31^ Domenica del T.O.

 

IO DIFENDO HALLOWEEN

 

Ricordi e nostalgie

Il 1° novembre, Solennità di Tutti i santi, sono andato a cantare i Vesperi nel Cimitero di San Vito, dove ho accompagnati tanti, tanti defunti in oltre 35 anni di parroco a Udine. Secondo la tradizione, in questo giorno si va a pregare per i morti e si aspergono le tombe con l’acqua benedetta, in ricordo del battesimo ricevuto. È una bella tradizione che manifesta fede e speranza. Poi sono andato al mio paese di nascita, era già buio. Entrato nel cimitero, ho notato pochissime persone aggirarsi tra le tombe. Certamente molti altri erano stati nel primo pomeriggio. Udivo soltanto qualche parola appena sussurrata, per non disturbare quella quiete. Poi silenzio. Solo il rumore dei passi di chi si spostava da una tomba all’altra.  Ho avuto una strana sensazione, mi è sembrato di entrare in un presepio! Tanti lumini accesi sulle tombe mi hanno riportato alle piccole luci accese nelle casette del presepio, che noi tutti, da bambini, senz’altro abbiamo acceso la notte di Natale, restando incantati. Quelle fiammelle rosse e tremolanti, nel silenzio, mi stavano ad indicare una presenza di persone conosciute. Mi è stata cara questa breve camminata sul sentiero tra le tombe, recitando il Rosario, distratto dai ricordi che affollavano la mente ed il cuore. Era una distrazione piacevole o forse non era neppure una distrazione ma un arricchimento della preghiera. Un Rosario, che alle volte sembra monotono per la ripetizione delle stesse preghiere, era diventato un dolce accompagnamento dei sentimenti provati, un desiderio di presenze vive: i genitori, i fratelli, i parenti, i coetanei, i paesani passati all’altra riva del mare della vita. Mi è venuta in mente l’esperienza vissuta da bambino. Le giornate fredde e ventose prima della festa dei Santi, nel pomeriggio, erano dedicate alla cura delle sepolture che dovevano essere perfette e le lapidi spazzolate e lavate. La processione, dopo il canto dei vesperi, dalla chiesa al cimitero, era attesa e partecipata da tutti mentre la cantoria parrocchiale cantava il Miserere solenne che risuona ancora nei miei orecchi. E poi la predica del parroco e le preghiere in latino. Era un rito che si ripeteva ogni anno, al quale anche noi bambini partecipavamo prendendo il nostro posto, accompagnati dalle Suore Dimesse, subito dopo la croce portata con solennità e devozione da una persona adulta. Sentivamo la serietà del momento ed era forse l’unica volta che camminavamo devoti, stringendo una candela in mano, senza scherzare, senza ridere, senza farci dispetti. Io non dimentico mai un piccolo episodio legato a questa candela della notte dei Santi. Suor Elena ci aveva detto che era bene partecipare alla processione portando una candela. La candela costava 100 lire, così mi pare. Come fare? Non potevo essere da meno degli altri bambini. Ho preso il coraggio a quattro mani e ho chiesto i cent francs a mia mamma. L’ho tanto tormentata tutto il pomeriggio finché ha ceduto. Mi ha portato nella sua camera, ha aperto l’ultimo cassetto dell’armadio e ha cercato tra le lenzuola piegate dove aveva nascosto, ben avvolta in un fazzoletto annodato, una moneta e l’ha data a me per la mia insistenza e mi ha fatto felice. Ma ancora oggi sento un filo di rimorso per questa insistente richiesta, poiché solo dopo mi ero reso conto che quella era l’unica moneta che mia mamma conservava come un tesoro nascosto in casa. Tempi ormai passati. Nostalgia? Forse. Sentimentalismi? Mah! Questa è la verità.

Illusioni e verità

Uscendo dal cimitero di S. Vito a Udine, una giovane coppia mi chiama: “don Luciano, come sta?” Vedo anche due bambine. “O bravi, così mi piace! Avete portato le figlie in cimitero!” “Siamo venuti a salutare i nonni”.

A dire il vero non ho visto tanti bambini nel cimitero, forse saranno stati in altro orario. Ma so che c’è una tendenza a nascondere la morte. Passi sì, ma se ne vada in fretta, senza che ce ne accorgiamo. Non creiamo traumi nei bambini. Certamente, non dobbiamo creare traumi. Allora cosa facciamo? Non ne parliamo? Li illudiamo? Oppure potremmo accompagnarli ad accogliere anche questa realtà, che ci manifesta il nostro limite, poiché ci rendiamo conto di non essere onnipotenti. Potremmo anche dare una prospettiva annunciando la Parola di Dio che ci porta a Cristo Risorto, speranza di resurrezione per tutti. Invece si va in piazza ad esorcizzare la morte, nelle forme più macabre. Orribili. Lasciatemi dire, di cattivo gusto ma attraenti per i ragazzi. È Halloween. Perché? Non lo so. Non capisco. Potrei tacere. Cerco di interpretare, senza malizia, senza condanna. Non faccio una crociata. Cerco di ragionare: Mi faccio e rivolgo a voi delle domande. Anch’io da bambino ho giocato con gli altri bambini nella serata della festa dei Santi. Prendevamo una bella zucca grossa e la svuotavamo del suo contenuto. Poi si scavavano gli occhi, il naso e la bocca e quindi all’interno ponevamo una piccola candela. Collocata la zucca in un luogo piuttosto buio ma frequentato lungo la strada, ci nascondevamo per osservare i passanti che all’improvviso si imbattevano in questa specie di teschio che, nei nostri intenti, doveva far paura, per poter divertirci. Gli adulti e i giovani che di là passavano, facevano finta di essere sorpresi e terrorizzati e affrettavano il passo per… darci la soddisfazione di essere riusciti nella nostra impresa. E noi, ingenui e contenti, scoppiavamo a ridere. Sì, ridevamo, ma non sulla morte con la quale avevamo, non dico una certa dimestichezza ma una conoscenza non proprio così traumatica. Infatti nei funerali, noi chierichetti, cercavamo di arrivare per primi in sagrestia per appropriarci del secchiello dell’acqua benedetta, un servizio che ci permetteva di accompagnare il parroco fino nella stanza del morto per poterlo vedere.

Strana curiosità, “naturalmente” educativa. Nessun trauma. Almeno né io, né i miei coetanei ce ne siamo accorti. Siamo rimasti normali, mi pare.

Io difendo “questo” Halloween, naturale e simpatico che fa parte della vita. Mi sembra sia questo il vero “dolcetto o scherzetto”.  Lo scherzo e la realtà andavano insieme.

Alcune domande per riflettere

Cosa vedo dietro l’Halloween sorto in questi anni e dilagante oltre ogni misura con la sua prepotenza sorretta e motivata non certo da uno scherzetto. Immagini horror da una parte sulle piazze e lungo le strade, dall’altra orrori veri sulle piazze e lungo le strade dove imperversa la guerra. Questa festa, chiamiamola così con un termine per me falso, che cresce e viene incrementata da una forte spinta commerciale, cosa significa? È educativa? A parte il fatto che si sostituisce ad una festa religiosa di altro significato, ben più alto e gioioso, dove porta? Ad un mondo di mostri? Di zombie? Di gusto del macabro? Della bruttura? Cari genitori ed educatori cosa pensate di questa attrazione da pare dei ragazzi verso un tipo di mondo che non manifesta alcuna bellezza? E poi in questo tempo in cui la morte miete vittime a causa delle guerre e strazia le famiglie e la società! Che influsso ha sulla psiche dei piccoli …e dei grandi? Cosa si sta promuovendo o si permette di promuovere? E se andassimo controcorrente? Vorrei soltanto suonare un piccolo campanello di allarme e portare alla riflessione.

Io credo sia più bello e più vero pensare alla vita come a un dono da donare, che si svolge nel quotidiano cammino accanto a persone reali e non a fantasmi, che confluisce non verso il nulla o la morte da esorcizzare ma in un abbraccio con Colui che ci ha creati e la cui immagine risplende nel suo Figlio e nel volto di tanti uomini e donne che hanno percorso o vivono la loro vita guardando a Lui e operando come Lui. Promuoviamo la bellezza per rendere bello il mondo!

                                                             Buona domenica. Don Luciano

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