31^ Domenica del T.O.

 

CREDERE O NON CREDERE?

 

Credo la comunione dei santi

“Credo la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna”. Queste parole tratte dalla professione di fede apostolica hanno un suono molto particolare nei giorni di Ognissanti e della commemorazione dei defunti. Il termine “comunione dei santi” ha due significati, strettamente legati: “comunione delle cose sante” e “comunione tra le persone sante”.

La comunione delle cose sante si riferisce in primis all’Eucaristia con la quale viene rappresentata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo, ma vi è anche la comunione nei sacramenti, nei carismi, nella comunità cristiana. Dovrebbe essere anche nel sollevare dalla miseria i fratelli più poveri.

La comunione tra le persone sante sta a significare che nel nostro cammino di fede non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti battezzati, tra tutti coloro che appartengono a Cristo. La comunione dei santi va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre. C’è quindi un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo (cioè noi) e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare in un’altra dimensione di vita, nell’eternità (i nostri cari defunti). Questa breve premessa è per ricordare che con la morte non cessa l’unione coi nostri cari, ma si trasforma, non è più come presenza fisica ma come scambio d’amore tra noi e loro, in attesa della resurrezione.

In questo contesto ho provato a chiedere a un credente e a un non credente o che si professa tale: Perché morire con o senza una preghiera, con o senza l’unzione degli ammalati, con o senza funerale in chiesa? Perché visitare il cimitero in questi giorni?  C’è una speranza dopo la morte o il nulla?

Chi ci crede e chi non crede

Un credente mi ha riferito di aver appreso la dimensione religiosa dai propri genitori e, avendone tratto una positiva esperienza, ha proseguito il suo percorso di vita nella fede seguendo le indicazioni della Chiesa anche per quanto riguarda la cultura cristiana delle esequie.

Ha proseguito poi dicendomi che, pur non essendo in grado di comprendere tutto, soprattutto cosa ci sia oltre la vita, ha esperimentato che la fede gli è stata d’aiuto nel superare alcuni eventi luttuosi. Afferma che dopo la morte, qualcosa c’è, non tutto finisce con la morte e i defunti possono ancora donarci amore e noi a loro.

Diverso l’approccio con una persona che si è professata atea. Mi ha spiegato di non credere nell’al di là, tantomeno nel paradiso o nell’inferno. A suo dire, con la morte tutto finisce. Con queste premesse mi ha fatto intendere che il funerale in chiesa sarebbe celebrato solo per consuetudine, per salutare in qualche forma il proprio caro defunto. Altrettanto chiaramente mi ha detto di non essere disposto a far celebrare una Messa in memoria di un defunto né tantomeno di andare, con dei fiori, a salutarlo in cimitero.

Celebrare la Messa per i defunti…

La morte spezza alcuni legami tipicamente umani: lo sguardo, il contatto, l’ascolto della voce… tuttavia la morte non spezza l’amore e il desiderio di mantenere viva, sebbene in altro modo, quella comunione con i nostri cari che, talvolta con fatica, abbiamo cercato di edificare in questo mondo. L’amore ha bisogno di gesti e di parole per potersi esprimere e non si accontenta mai delle sole intenzioni. Celebrare l’Eucaristia per i defunti allora un atto di amore, un dono che domanda di essere riscoperto in tutta la sua ricchezza e bellezza. Quando un fedele chiede alla comunità cristiana (mediante il sacerdote) di celebrare l’Eucaristia, ricordando in modo particolare qualche defunto, esprime nei confronti di chi ha già attraversato la soglia della morte un gesto di assoluta gratuità. Non si limita infatti a ricordarlo personalmente, ma lo colloca nel cuore stesso del Mistero dell’Amore; chiede al Padre che lo immerga nel Sangue dell’Agnello che redime da ogni colpa, invoca per il defunto il dono di gran lunga più prezioso e che solo Dio può dare, ossia la vita piena. È un dono che viene elargito nella speranza, ossia nell’atto dell’affidarsi al Dio fedele che non abbandona la nostra vita nel sepolcro (cf. Sal 15). Per questo celebriamo e partecipiamo alle Messe per i defunti. È un incontro con tutti quelli che vivono in Dio. È un momento nel quale noi incontriamo i nostri cari. Cielo e terra, vivi e defunti si uniscono nella lode del Signore.                                                                                                                                                        Ettore Candotti

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