6^ Domenica del Tempo Ordinario

ECCLESIA SEMPER REFORMANDA

La Chiesa cattolica e Lutero 

Inizialmente le autorità della Chiesa romana non considerarono adeguatamente le prese di posizione del monaco ribelle e, non tenendo conto neppure della complessità politica della Germania, reagirono in modo poco efficace. In un folto gruppo di teologi fermamente impegnati nella difesa della Chiesa cattolica, gli uni espressero l’opinione che Lutero fosse il riformatore capace di eliminare abusi e soprusi insinuatisi nella vita ecclesiastica, gli altri lo considerarono solo un eretico provocatore e perturbatore della pace. Tutti rimasero comunque in posizione difensiva, senza mai pervenire a un’interpretazione nuova e autonoma della dottrina cattolica, limitandosi alla confutazione degli scritti della Riforma. Comprendendo le loro difficoltà Lutero trionfante affermò “io sono sempre all’avanguardia…”.

Le due posizioni, protestante e cattolica, si svilupparono peraltro su basi comuni perseguendo in definitiva fini analoghi. Fin dal Trecento erano emerse nuove correnti spirituali, proponendo una religione interiore, personale, vicina alla vita di Cristo e nel 1311 il concilio di Vienne parlava di “reformatio in capite et in membris” ma è nel Cinquecento che si manifestano più vivi fermenti e novità.

Subito dopo la pubblicazione delle 95 tesi, Lutero aveva chiesto a gran voce la convocazione di un concilio universale per una riforma generale della Chiesa: papa Clemente VII rifiutò sempre, il suo successore Paolo III tergiversò troppo a lungo e quando infine – nel 1545 – il concilio di Trento si aprì, era troppo tardi per ricomporre la frattura ormai compiuta.

“Riforma cattolica” fu denominato l’insieme di provvedimenti e opere di rinnovamento che la Chiesa cattolica attuò fondandosi sulla spiritualità di Filippo Neri e Ignazio di Loyola, promuovendo iniziative di carità e di pietà nelle città italiane del primo Cinquecento caratterizzate da un mite e moderato spirito cattolico, difendendosi da attacchi esterni alla propria identità e ristabilendo l’obbedienza. L’istituzione duecentesca dell’Inquisizione venne ripristinata reprimendo la libertà di coscienza. Il periodo che intercorre fra la pace di Augusta del 1555 e la pace di Westfalia del 1648 viene comunemente definito “Controriforma”. Attualmente gli storici sono più propensi a indicare questo periodo come “Età confessionale”, non assegnandole termini temporali ristretti e interpretando il cattolicesimo, il luteranesimo e il sopraggiunto calvinismo come confessioni religiose che progredirono parallelamente. (Si ritiene opportuno ricordare che in seguito si costituirono numerose altre Chiese protestanti).

Il concilio di Trento (1545-1563)

Il concilio di Trento si aprì il 13 dicembre 1545, si concluse nel 1563, ma fu interrotto da due lunghe pause. Si svolse quindi in tre fasi: la prima dal 1545 al ’48, la seconda dal 1551 al ’52, la terza dal 1562 al ’63; coinvolse cinque papi: Paolo III, Giulio III, Marcello II, Paolo IV e Pio IV. Essenzialmente due gli aspetti che i padri conciliari esaminarono: riforma disciplinare ed eresia.

Durante la prima fase si dovette affrontare la complessità della situazione politico-religiosa che opponeva papa e imperatore – con i rispettivi delegati conciliari – riguardo agli obiettivi da perseguire; i “romani” consideravano la Riforma un’eresia e sostenevano che il concilio dovesse svolgersi in Italia sotto la direzione e la supervisione di Roma; gli “imperiali” erano propensi a compromessi con i protestanti per riportare l’unità nella Chiesa occidentale. La scelta della città di Trento fu un compromesso: non soggetta all’influenza del papa, in territorio imperiale, trovandosi a un giorno di viaggio da Innsbruck, sede di Carlo V, consentiva all’imperatore di riceverne notizie e inviarvi istruzioni giornalmente.

Furono discussi e approvati i decreti riguardanti “i libri sacri e le tradizioni apostoliche”; fu stabilita l’autorità della Vulgata (la Bibbia tradotta dall’ebraico da San Girolamo) “approvata nella Chiesa dall’uso di tanti secoli si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto” né interpretarla in modo personale: solo la Chiesa poteva giudicarne il senso e interpretare le Sacre Scritture. Sottoponeva altresì la stampa dei libri sacri all’approvazione e all’esame dell’autorità ecclesiastica. Anche le tradizioni che riguardavano la fede e i costumi furono ritenute “dettate dallo stesso Cristo oralmente o dallo Spirito santo, e conservate con successione continua nella Chiesa cattolica”.

Venne definita la dottrina del “peccato originale” e si confermò la validità del Battesimo ai bambini, cui si opponeva la corrente protestante degli Anabattisti. Problema complesso fu quello riguardante i titolari di benefici ecclesiastici: era necessario “ristabilire la disciplina ecclesiastica assai rilassata e correggere i corrotti costumi del clero e del popolo cristiano”. Ai vescovi fu imposta la residenza e proibito il cumulo di benefici ecclesiastici e venne ricordato loro che “sono dei pastori, non dei tiranni” e dovevano amare il proprio gregge come figli e come fratelli.

Molto importante fu la definizione della “giustificazione”: “per sola fede” era uno dei cardini della dottrina luterana, ma i padri conciliari ribadirono l’importanza delle buone opere e della partecipazione dell’uomo alla propria salvezza (negate da Lutero) condannando la dottrina della predestinazione (introdotta da Calvino).

I Sacramenti furono confermati sette: battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine e matrimonio. Il battesimo fu definito indelebile, necessario alla salvezza. La confermazione è un sacramento vero e proprio e non “un tipo di catechesi” ed è amministrata dal vescovo. L’eucarestia “simbolo di una cosa sacra e forma visibile della grazia invisibile”, dopo la consacrazione del pane e del vino contiene, “veramente, realmente e sostanzialmente”, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo: conferma della “transustanziazione”; veniva ammessa anche la comunione sotto le due specie. La penitenza (abolita da Lutero) istituita da Cristo stesso, fu stabilita necessaria per conseguire la grazia e la giustificazione; solo il sacerdote o il vescovo potevano rimettere i peccati non qualsiasi cristiano (come affermato da Lutero). L’unzione dei malati fu confermata come sacramento e ritenuta valida (contro Lutero) perché presente nelle sacre Scritture. L’ordine è sacramento “poiché dalla testimonianza della scrittura, dalla tradizione apostolica e dal consenso unanime dei padri appare chiaro che con la sacra ordinazione – che si compie con parole e segni esteriori – viene comunicata la grazia”; veniva così mantenuta la gerarchia della Chiesa che Lutero aveva abolito proclamando il “sacerdozio universale”. Il matrimonio viene confermato come sacramento perché nelle sacre Scritture è stabilito come vincolo indissolubile. La Messa è un vero e proprio sacrificio, memoriale di Cristo, (non una commemorazione), le cerimonie e le vesti sono manifestazioni di pietà (Lutero le aveva abolite); la Messa è valida anche per le anime dei defunti e per l’intercessione della Madonna e dei santi (Lutero aveva negato il Purgatorio, il culto di Maria e dei santi).

I protestanti furono presenti al concilio per un breve periodo durante la seconda fase (1551-52) ma il loro apporto fu totalmente insignificante: abbandonarono l’assemblea quando venne affrontato il tema fondamentale della “transustanziazione”.

Alla conclusione del concilio molti vescovi lasciarono la curia romana e si stabilirono nelle loro diocesi, uno fra tutti Carlo Borromeo, luminoso esempio di riformatore della Chiesa. Nuovi Ordini religiosi erano nati: fra questi i Gesuiti; animati da grande spirito evangelico si dedicarono all’istruzione delle classi superiori e all’evangelizzazione, non solo nel nuovo mondo, ma anche tra le popolazioni isolate del vecchio continente che professavano un cristianesimo superstizioso e infarcito di riti pagani.

L’Inquisizione romana – leggenda nera della Controriforma – fu relativamente incisiva, effettuò soprattutto controlli in campo religioso. Nella nostra regione furono comminate 15 condanne a morte, cinque eseguite; molti processi non furono mai terminati, la maggior parte si conclusero con un’ammonizione e non risultano torture o pratiche coercitive. Si menziona, infine, la redazione dell’”Indice dei libri proibiti” nel 1559. Ora le relazioni sono pacifiche. Si cammina verso quella comunione per la quale Gesù ha pregato il Padre. Alcune verità fondamentali sono condivise. Cerchiamo sempre ciò che ci unisce. Tutti siamo impegnati ad annunciare il Vangelo di Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza.

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