7^ Domenica del T.O.

 

Laudato si’ mi’ Signore, per sor’aqua…

Sorelle e fratelli, sta per iniziare la Quaresima che quest’anno è attraversata da una dimensione fondamentale per la nostra vita cristiana: il Battesimo.

Le acquasantiere

È una occasione opportuna per rimettere e benedire l’acqua nelle acquasantiere domenica prossima e comprendere a fondo questo segno importante della nostra liturgia, per il suo significato. L’acqua viene menzionata moltissime volte nella Bibbia, anzi è uno dei primi elementi che compare nella creazione, quando lo Spirito aleggiava sulle acque. Noi entriamo in chiesa e forse, dopo il Covid, abbiamo perso l’abitudine di intingere la nostra mano nell’acqua per fare il segno della croce. Riprendiamo questa bella usanza perché ci ricorda il nostro Battesimo e, facendo il segno della croce, nel contempo prendiamo coscienza della nostra fede: crediamo nel nostro Dio, uno e trino, e in Gesù Cristo che si è incarnato, ha patito, è morto e risorto per la nostra salvezza. È un segno che non si fa distrattamente ma convinti di compiere un atto di fede nei due grandi misteri della nostra vita cristiana. Così ogni mattina appena alzati e ogni sera prima di andare a dormire.

Il visibile guida all’invisibile

L’acqua appartiene al mondo visibile ma ci apre all’invisibile. È fonte di vita, purifica e fa rinascere, feconda la terra. Anche il diluvio ci parla di una umanità che viene “riassorbita” dall’acqua per dare origine ad una umanità nuova. E così è l’esperienza del popolo ebraico che passa illeso, attraverso il Mar Rosso, dalla schiavitù alla libertà. È sempre imponente e significativa la visione del profeta Ezechiele: sotto la soglia del tempio della nuova Gerusalemme sgorga una sorgente d’acqua che dà origine ad un fiume enorme che invade il deserto e comunica vita alle piante, agli animali ed agli uomini. E la ricerca ansiosa dell’acqua da parte di chi ha sete sincera di incontrare Dio, è richiamata dal salmo 42 (41): “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela a Te, o Dio”.

L’acqua è sgorgata dal costato di Cristo.

Il nuovo tempio è Gesù. Da Lui, che ha versato ormai tutto il suo sangue come dono totale della vita, esce l’acqua che è il suo Spirito ed ha il potere di far passare l’uomo dalla morte alla vita eterna. Da qui la visione dell’Apocalisse che presenta il fiume di una nuova creazione che scaturisce dal trono di Dio e dell’Agnello. “Chi ha sete, venga. Chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita (Ap 22,17). Siamo stati immersi nelle acque del Battesimo, siamo morti con Cristo e rinati con Lui a vita nuova ed eterna, gratuitamente (S. Paolo). È stata per noi la nostra prima Pasqua. Siamo figli di Dio, perciò risuona al nostro orecchio l’invito dello scrittore antico: “Cristiano, diventa quello che sei”.

Il fonte che abbiamo costruito nel battistero sotto il campanile, è molto eloquente. È costituito da una vasca con otto lati. In sei giorni il Signore creò il cielo e la terra. Il settimo riposò. L’ottavo giorno è quello senza tramonto. Col Battesimo già si entra nella via eterna, anzi la vita eterna è entrata in noi poiché Dio è venuto ad abitare in noi. I battezzandi entrano nella vasca battesimale lasciando le tenebre ed escono a oriente verso la luce, dopo l’infusione dell’acqua. Ed è Pasqua.

Dio è la sorgente della vita

Carissimi, recentemente ho visitato a Reana del Rojale la mostra sulla vita di Etty Hillesum, una vita piuttosto complessa e, direi, tormentata anche dalla ricerca di Dio, terminata nel 1943 ad Auschwitz. Così lei scrive:” Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. Alle volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e di sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.” Tutto questo noi ricordiamo quando entriamo in chiesa e con l’acqua benedetta, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta (S. Francesco) segniamo la nostra persona con la croce.

Un cordiale saluto a tutti.                                                                           Il Parroco Mons. Luciano Nobile

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