Ascensione del Signore

Asceso alla destra del Padre

Oggi la Chiesa celebra la solennità dell’Ascensione del Signore: questa festa liturgica è molto antica, forse si può far risalire alla stessa epoca apostolica. Tradizionalmente è celebrata il giovedì dopo la sesta domenica di Pasqua; in Italia e in altri Paesi è stata collocata nella settima domenica di Pasqua.

Se l’evento dell’ascensione del Signore, segna, per certi aspetti, il compimento della sua Pasqua, inaugura anche il momento iniziale della Chiesa, invitata a percorrere le strade del mondo per annunciare la buona novella della salvezza. Il Signore Gesù è ormai costituito al di sopra di ogni potestà, ma, allo stesso tempo, è anche pellegrino con la sua Chiesa, lungo i sentieri della storia.

Il periodo pasquale è diverso dagli altri tempi liturgici: è come un giorno celeste, un giorno di eternità, inserito nella trama del tempo. E’ in questo giorno che la Chiesa fa l’esperienza, per quanto possibile della vita eterna, della vita glorificata, poiché l’uomo Gesù è risorto ed è stato assunto in cielo, alla destra del Padre. Il tempo riceve in sé un germe di eternità; la sofferenza diventa forza redentrice e il peccato conosce la gioia del perdono. L’umanità ha in Lui una profezia, una promessa, la caparra di quanto  per essa  è stato preparato. I giorni di Pasqua sono anche il tempo in cui Gesù risorto educa gli Apostoli, con le sue apparizioni, a comprendere i segni della sua presenza e azione nel mondo, rafforza la loro fede perché diventino testimoni della sua risurrezione e costruttori del Regno.

L’Ascensione del Signore, dunque, è un tutt’uno con il Mistero della sua risurrezione, in particolare sottolinea che Gesù è nella dimensione eterna di Risorto e pertanto può essere presente in tutti i tempi e i luoghi, per sempre: Egli è ormai il “Presente che è Presente” che è poi il Nome di Dio, come si legge nel libro dell’Esodo (Es 3,14). Come è asceso, tornerà. Nel tempo che va fino al suo ritorno, lo possiamo incontrare, poiché è con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Egli è l’immagine di quel Dio che ama e cerca l’uomo per farlo suo commensale al banchetto eterno.

L’ascensione non è il ”premio” che Gesù riceve dopo la passione e neppure l’accesso alla gloria, dopo l’umiliazione. E’ il compimento di una vita all’insegna di un incessante andare al Padre, cercandone la volontà e obbedendo alla sua Parola. Gesù, il Figlio di Dio, non ha mai lasciato il Padre, ma ha voluto percorrere brevemente le nostre strade. Ora con lui è entrata nel cielo anche la nostra umanità.

L’evangelista Luca e l’autore della Lettera agli Ebrei ci consegnano una singolare rilettura dell’esperienza di Cristo, presentato come sacerdote, cioè come mediatore tra Dio e gli uomini, capace di realizzare tale incontro, grazie al dono della sua vita, quale estremo gesto di amore gratuito e incommensurabile. Da qui scaturisce la benedizione per il popolo, nonché la possibilità per noi, che crediamo nel Signore, di offrire, a nostra volta, la vita così come egli ha fatto. La nostra offerta è di natura esistenziale, nel senso che siamo invitati a donare la vita nella sua dimensione feriale, quotidiana, mettendola a disposizione degli altri, nei vari modi, ambiti, situazioni, luoghi di impegno nei quali operiamo. E la gratuità identifica, senza alcun dubbio, la nostra somiglianza con Dio, quell’identità che ci farà riconoscere come figli, anche se non proprio perfetti.

 La Chiesa ascende verso il suo Signore

Ai discepoli che guardavano verso il cielo, mentre Gesù veniva elevato in alto, due uomini in bianche vesti «si presentarono loro e dissero:“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo,verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”».(At 1,10-11). La Chiesa vive quindi nell’avvento del ritorno del Signore; un’attesa che non è inerte e passiva, ma capace di edificare il Corpo ecclesiale, in forza dei doni che le sono stati elargiti. Il mistero dell’ascensione mantiene perciò all’interno della Chiesa la memoria della direzione verso la quale camminare, cioè la pienezza del Regno di Dio; manifesta la natura della Chiesa come koinonia; rende possibile, mediante l’effusione dei carismi, la sua unità interna e la sua testimonianza verso il mondo. E così, camminando pellegrina nel tempo, ascende verso il suo Dio e Signore.

Il cristiano ascende alla “sorgente”

La vita del credente è un continuo progredire verso quella “sorgente”, che  lo ha creato e redento in Cristo. Talvolta  abbiamo la percezione che il lento, ma inesorabile scorrere del tempo ci spogli al punto da cancellare la traccia del nostro passaggio, in questo mondo. Ma non è così. Il Cristo  risorto ci ha preceduto nelle dimore eterne per darci la serena fiducia, che dove è Lui saremo anche noi. La nostra vita, intessuta di gioie e sofferenze, corre perciò verso la sua pienezza, verso l’esistenza senza fine. Consapevoli di essere “pellegrini” in questo mondo, avvertiamo tutta la precarietà e la fragilità del nostro essere e del nostro operare, talora anche la futilità di quanto ci circonda, eppure la fede ci spinge oltre questo limite. E, mentre camminiamo all’ombra del mistero, il nostro uomo interiore va rinnovandosi mediante l’azione dello Spirito e la nostra libera adesione alla sua grazia.

N.B.

 


 

 

Hai compassione

Hai compassione di tutti, Signore,

tu ami ogni cosa e ai peccati

di nessuno guardi,

e nulla disprezzi

di queste tue creature.

La terra intera davanti a te

è  polvere sulla bilancia,

o una stilla di rugiada

caduta all’alba

dalla tua mano.

(David Maria Turoldo)

 

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