Auguri graditissimi

GRADITISSIMI AUGURI DEI CHIERICHETTI

 

La domenica 13 dicembre, l’arcivescovo è venuto a celebrare la S. Messa delle 10.30 nella nostra Parrocchia e i chierichetti hanno condiviso i regali di S. Lucia: gli hanno offerto “una calza” con i cioccolatini e un’altra per il segretario! Visto che i nostri chierichetti sono numerosi, svegli e generosi, in sagrestia il Vescovo ha fatto la proposta: “Potreste scrivere gli auguri ai sacerdoti della casa di fraternità?” Detto, fatto. Qualche giorno dopo è andato a celebrare la S. Messa con questi sacerdoti ed ha portato a loro gli auguri e i disegni dei chierichetti del Duomo. Ecco l’allegra risposta…

Fraternità Sacerdotale 14 gennaio 2021

Memoria del beato Odorico da Pordenone

Ai vivaci ragazzi, alle simpatiche ragazze della Parrocchia del Duomo di Udine

Vi scrivo a nome dei sacerdoti della Fraternità per ringraziarvi degli auguri che ci avete inviato in occasione del Natale. I vostri cartoncini erano fantastici e le parole belle, sincere, fantasiose; provenivano proprio dal vostro cuore. Qualcuno ha scritto: “Il mio amore per te è come una montagna” e un altro: “Coraggio! Vai con fiducia verso l’avvenire!” Mi chiedo se dietro qualche grazioso pensiero non ci fosse lo zampino delle catechiste o dei genitori. Forse sì, forse no; decidete voi; non lo so. Cari giovanotti e signorine: grazie, grazie, grazie. Noi della Fraternità ricambiamo con mille e cento altri auguri a voi, a mamma, a papà, alla vostra famiglia, ai catechisti / catechiste, alla comunità del duomo, amici / amiche. Ora vorrei presentarvi alcuni “don” che vivevano o vivono nella casa della Fraternità. Ricordo però che il vostro don mi ha detto: “Accorciare; non tirarla alla lunga come certe prediche nelle messe della domenica in duomo!”.

Dunque, don Celso, anziano e ormai traballante, aveva la proibizione di camminare da solo senza essere aiutato. Veniva a confessarsi dal lui un uomo povero, ammalato e disoccupato e don Celso per aiutarlo gli allungava sottobanco una piccola busta con dieci o venti euro per comperare medicine e pane. Ma arriva come un nero pirata il virus “Covid-19” e vengono bloccati i portoni della casa. “Alt! Nessuno entra e nessuno esce!”. E il povero? E il pane? E le medicine? Ma don Celso telefonava: “Vieni!”. Poi, piccolo e traballante, quando nessuno vedeva, si arrampicava alla finestra della camera e gettava nel vuoto una bustina con un po’ di euro, sempre però facendo attenzione al vento che – brrrrr… – non la portasse via perché conteneva euro di carta e non qualche monetina di metallo! A dire il vero, questo non è mai accaduto. Poi, tutti due felici, si salutavano con un grande abbraccio da lontano.

Era morto un vescovo e don Alfonso si era fatto regalare lo zucchetto rosso, un distintivo che solo i vescovi come mons. Andrea Bruno possono portare. I catechisti se ne intendono e vi spiegheranno tutto per bene anche della mitria, del pallio, del pastorale e del perché don Luciano nelle solennità mette un mantelletto rosso. Però, chi lo sa! Forse a voi interessano di più la palestra, la chitarra, l’Udinese, le vacanze. Dunque, quando don Alfonso usciva con la sua sgangherata cinquecento per la città, metteva lo zucchetto in testa e così sembrava proprio un vescovo vero. I vigili qualche volta lo fermavano perché poneva la macchina fuori parcheggio o, pensate un po’, stava per imboccare un senso proibito, ma vedendolo dicevano: “E’ il nostro arcivescovo!” ….. E chiudevano un occhio; qualche volta o anche più… don Alfonso con la multa la passava liscia. I vigili non potevano fare una azione simile, ma succedeva proprio così. Che ne dite?  Invece don Gigi, quando era parroco, teneva la canonica con le porte aperte giorno e notte. C’erano e ci sono nella nostra città dei clandestini, forestieri, abbandonati da tutti e in cerca di lavoro per mangiare. Andavano da lui e lui rispondeva loro: -“C’è laggiù vicino alla strada un albero pericoloso per i passanti: tagliatelo!” Ma non sempre tagliavano l’albero malato ed allora erano guai… -“Correte a pulire il bagno puzzolente di quella povera donna sola”; – “Portate una trentina di tegole sul tetto della scuola materna perché sta piovendo dentro”….E loro eseguivano. Ma spesso sopraggiungevano i carabinieri e sentenziavano: – Stia attento, signor parroco; possiamo portarla in prigione per violazione dell’articolo… punti A e B della Legge dell’anno… ripresa dal Codice penale gennaio…. – Ma io aiuto i poveri. Obbiettava don Gigi. – No, Lei non può aiutarli così. La legge non lo consente! rispondevano con voce decisa i carabinieri. E il malcapitato parroco qualche volta è finito in tribunale… perché, col suo buon cuore, “correva sopra le righe” e doveva tacere e pagare. Giusto?

C’è poi qui alla Fraternità pre Virgulin di novant’anni suonati che parla, grida e canta a qualsiasi ora del giorno e della notte. Un frastuono vocale da turarsi tutte due le orecchie, naso compreso. Un giorno pre Sergio lo ha sgridato: -Tu sei il monello della Fraternità! E lui tutto felice passava con la carrozzina in corridoio e vociava: – Che bello, sono il monello della Fraternità.

Ora però dovrei anche raccontarvi di preti studiosi ed eruditi che conoscono cinque o sei lingue, oppure che trasmettono le loro prediche su radio nazionali o che hanno importanti uffici…. Forse qualcuno ne conoscete anche voi. Però – attenzione! – vedo che don Luciano ha messo due dita della mano in forbice, e questo gesto significa: “Tagliare”. E a mons. Luciano tocca obbedire, altrimenti voi sapete a quali avventure si va incontro.

Allora, di nuovo un sacco di grazie e di auguri da parte di tutta la Fraternità; auguri che porterete anche agli altri ragazzi / ragazze del catechismo, catechisti / catechiste. Salutate per noi anche mamma, papà e vicini di casa.                                                                                                                                                        Mandi, mandi.                        pre Tonin

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