Cosa pensa, Signor Parroco?

È questa la domanda che spesso mi è stata rivolta in questi giorni e pertanto rispondo. Ecco cosa penso circa il fatto accaduto in cattedrale nel primo mattino di giovedì 11 maggio. Innanzitutto informo che il giovane ha riconosciuto le sue responsabilità ed è venuto a chiedere scusa al Parroco e alla comunità. Mi ha detto che non intendeva assolutamente profanare la chiesa. Gli credo e lo vorrei aiutare, cordialmente.

Invito tutti ad accompagnare con la preghiera lui e tutti i giovani, specialmente quelli che maggiormente fanno fatica nel cammino della vita. Ed esorto a dare il buon esempio. S. Paolo nella lettera ai Galati (6,1-2) così ci raccomanda: “Fratelli, se qualcuno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di mitezza; e tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate gli uni i pesi degli altri, così adempite la legge di Cristo”.

Correggetelo con spirito di mitezza. La correzione fraterna è passata di moda? Credo che ancora gli educatori debbano esercitarla. Ma anche i giovani potrebbero aiutare i loro coetanei più deboli a correggersi. L’amicizia non serve a compiere delle bravate da irresponsabili ma ad offrire un sostegno reciproco nella ricerca del bene, nel divertimento sano, nell’impegno circa i propri doveri, nella crescita della vita affettiva. Mi pare di poter affermare che non solo il tessuto religioso ecclesiale conosca difficoltà ma anche il tessuto sociale vada ricostruito. L’adesione alle associazioni, ai cori, alle bande musicali, la partecipazione agli incontri culturali e di formazione religiosa, la correttezza dei rapporti, la fedeltà nelle relazioni e, diciamo pure, la buona educazione, sono possibilità a portata di mano e validi contributi per risanare la nostra società. Devo riconoscere che le occasioni non mancano in città, per chi le sa cogliere. Non posso dimenticare logicamente le Parrocchie che sono ancora non soltanto punti di aggregazione ma occasioni di formazione alla vita. La famiglia unita, pur nelle difficoltà del vivere insieme, è una ricchezza da riscoprire, difendere, vivere. La mitezza poi non è una sciocca bontà edulcorata da un falso pietismo ma è fortezza nella bontà e nella comprensione.

Tu vigila su te stesso. Una attenzione continua va esercitata su noi stessi. Ho visto dei figli cadere negli stessi errori che avevano condannato aspramente nei padri, senza remissione alcuna. Chi sta in piedi, stia attento a non cadere. Tutti soffriamo per qualche fragilità. Tutti abbiamo bisogno di aiuto. È anche necessario saper scegliere le compagnie che si frequentano ed essere prudenti. I cibi e le bevande poi servono a mantenerci in una vita sana, se assunti con misura; le esagerazioni certamente non favoriscono la salute, né fisica, né psichica, né spirituale.

Portate gli uni i pesi degli altri. La società civile, lungo la storia, ha fatto strada circa la solidarietà, messa in atto dalle sue istituzioni che segnano un progresso non indifferente anche nella nostra Europa. E la chiesa ha sempre promosso o favorito il bene comune. Ma alle volte ci sono dei pesi enormi che possono gravare sulle nostre famiglie. Il volontariato fa la sua parte e ci mette il cuore. L’aiuto anche spicciolo, che possiamo offrire a chi ne ha bisogno, allevia sempre il peso anche se non lo toglie completamente.

So che sono esortazioni scontate ma val la pena ricordarle, perché quello che capita nelle altre famiglie può succedere nella nostra famiglia. Tutti abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri perché viviamo nella società. Il bene che si compie torna a vantaggio di tutti, il male che commettiamo torna a scapito di tutti ed impoverisce la società. Ciò significa che tutti abbiamo delle responsabilità verso gli altri.                         Il Parroco Mons. Luciano Nobile

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