Quinta Domenica di Quaresima

Giovanni 8,1-11 

NEPPURE IO TI CONDANNO…

 

“Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli si sedette e si mise ad insegnare” (Gv 8,1-2). E’ l’inizio di un nuovo giorno: nel linguaggio evangelico significa giorno nuovo per un grande nuovo annuncio. In queste domeniche di Quaresima ci ha sempre accompagnato, verso la Pasqua, l’evangelista Luca. Oggi troviamo, in questa quinta domenica, l’episodio della donna adultera riportato dal Vangelo di Giovanni. Una doverosa precisazione. Nei primi due secoli della Chiesa, quando vennero trascritti i libri del Nuovo Testamento, da quasi tutte le copie della Bibbia fu tolta la pagina del Vangelo di oggi. La ragione? Sant’Agostino scrive: «Alcuni fedeli di poca fede, o meglio, nemici della vera fede, temevano che l’accoglienza del Signore per la peccatrice desse la patente di immunità alle loro donne». La frase di Gesù “Neanch’io ti condanno” (Gv 8,11) poteva essere fraintesa, allora meglio toglierla. Ma il vero motivo era un altro. Nei primi due secoli si era instaurate una prassi pastorale molto severa, rigida e poco misericordiosa. Con l’aumento del numero dei cristiani, a Roma su una popolazione di un milione si contavano già trentamila cristiani, era decaduta la qualità e si era introdotto un certo lassismo che faceva ritenere tutto lecito. Come reazione si era diffusa la convinzione che, nei confronti di chi peccava gravemente, apostasia, omicidio e adulterio, la Chiesa poteva perdonare una volta sola in vita e ai recidivi non rimaneva che attendere il severo giudizio di Dio. Chiaro che i rigoristi preferivano non dare rilievo all’episodio dell’adultera. Chi invece propugnava un atteggiamento più mite si richiamava volentieri a questo racconto. Nel quarto secolo si raccomanda ai vescovi di imitare, nei confronti dei peccatori, ciò che aveva fatto Gesù con l’adultera. Ma quando si pensò di rimettere nel Vangelo questa pagina strappata la si inserì nel Vangelo di Giovanni al capitolo 8 perché nello stesso capitolo al versetto 8 si legge: “Io non giudico nessuno”. Oggi è convinzione comune di tutti i biblisti che questa pericope del Vangelo è, senza alcun dubbio, di Luca. Tema, stile, linguaggio sono i suoi e il posto naturale di questi 11 versetti sono alla fine del capitolo 21 del suo Vangelo.

“Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: Maestro, questa donna è stata sorpresa in fragrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” (Gv 8,3-5).

Questi scribi e farisei, componenti della buon costume di Gerusalemme hanno pensato: lui è amico dei peccatori, sta dalla loro parte, proviamo a portarle questa peccatrice, non avrà certo il coraggio di difenderla! Sarà imbarazzato quando dovrà pronunciarsi contro i suoi amici (Lc 7,34). Nel comportamento di Gesù, così bene descritto da Luca, noi scopriamo la nuova, sorprendente, scandalosa giustizia di Dio che non condanna nessuno: salva e basta. “Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra” (Gv 8,6). Che cosa scrive? San Girolamo, e parecchi dopo di lui, sostiene che stesse scrivendo i peccati degli accusatori. Non può essere vero per due motivi: primo perché Gesù vuol salvare anche gli accusatori e non solo la peccatrice, secondo perché il pavimento del tempio era lastricato di pietre e quindi rendeva impossibile scrivere. C’è un significato profondo: questi farisei e scribi ricordano una legge scritta sulla pietra (Es 20), ma Gesù indicando le pietre per ben due volte vuol far capire che la nuova legge sarà scritta nel cuore. E con questo gesto silenzioso Gesù sfalda il gruppo – si direbbe oggi scioglie il branco – perché ognuno si ritrovi con se stesso, senta messa a nudo la sua ipocrisia. ”Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?”  “Neanch’io ti condanno. Va in pace e non peccare più”.

Buona Settimana santa a tutti.                                                                                                                   Mons. Pietro Romanello

 

 

 

RINGRAZIAMENTO

 

Ringraziamo di cuore don Pietro che durante la Quaresima ci ha accompagnati di domenica in domenica commentando il Vangelo e donandoci qualche corretta e stimolante chiave di lettura, anche sotto l’aspetto storico-critico, e qualche opportuna domanda per una riflessione personale. Ora si trova ricoverato in ospedale per problemi di salute e si raccomanda alla nostra preghiera. È ciò che facciamo volentieri e con gratitudine augurandogli di poter ritornare presto in parrocchia.

© 2008-2023 Cattedrale di Udine - All Rights Reserved - Progetto a cura di Jacopo Salemi