Seconda Domenica di Quaresima

 

CHIESA COME CASA

 

Carissimi voi tutti che, di domenica in domenica, ritirate questo foglietto per leggerlo e farlo leggere nelle vostre case, come semplice strumento dii comunicazione e comunione tra noi, vi porgo un cordiale augurio di buon cammino nel tempo della Quaresima che stiamo vivendo.

La prima settimana di febbraio ho avuto l’occasione di trascorrere a Loreto, assieme ad altri sacerdoti, cinque giorni di Esercizi Spirituali. Ci ha accompagnati nella meditazione il Vescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci. Di giorno in giorno ci ha condotti a considerare le diverse case visitate da Gesù, i suoi atteggiamenti, i suoi incontri con le persone, le sue parole. Innanzitutto abbiamo preso coscienza di essere nella prima casa di Gesù. Secondo la tradizione, il Santuario di Loreto conserva alcuni elementi della casa di Nazareth, dove la Vergine ricevette l’annuncio che sarebbe diventata madre del Salvatore, che Ella poi ha accolto nel suo seno, concepito per opera dello Spirito Santo. Il seno di Maria è stata la prima casa terrena di Gesù a Nazareth di Galilea.

Quello che vi scriverò durante la Quaresima su questo foglio domenicale, prende le mosse da quanto ho sentito e meditato durante gli Esercizi Spirituali. Per me sono stati una grazia, una ricchezza che voglio condividere con voi. Debbo però subito precisare che mi danno solo la spinta, ma poi l’elaborazione è mia, adattata alla nostra parrocchia.

 

IL SEPOLCRO: ULTIMA CASA DI GESU’

 

L’ultima casa è stato il sepolcro. Vi sembrerà strano iniziare proprio da qui, da questo luogo che suscita inizialmente tristezza. Guardiamoci attorno. Non vediamo forse attorno a noi i segni della morte? Tante guerre, violenze inaudite, incidenti mortali sul lavoro che fanno pensare ad una certa irresponsabilità. Non possiamo evitare questa realtà di morte, far finta che non ci sia. Questa situazione ha il sapore del sepolcro. Ma va visitata. È proprio qui che siamo chiamati a progettare le speranza. Dove c’è disperazione il cristiano vede segni di speranza perché li sa creare concretamente. Questo sepolcro è stato spalancato dalla potenza di Dio, proprio da questo sepolcro esce la luce di Cristo Risorto che sostiene, avvalla, è garante della nostra speranza in un mondo nuovo, che è il Regno di Dio, già presente in mezzo a noi. Il Vangelo di oggi è illuminante. Gesù manifesta uno sprazzo della sua gloria sul Monte Tabor. È un anticipo incoraggiante della Pasqua.

La chiesa dei primi cristiani: la casa

È stata la casa. Nelle case si trovavano le prime comunità cristiane. E lì è maturata la fede. Nella persecuzione hanno manifestato una forza incredibile e dirompente. La dispersione stessa è diventata occasione di diffusione del vangelo. Anche oggi è in atto la persecuzione. Si calcola che 340 milioni di cristiani siano oggetto di persecuzione oggi. Ma poi ci sono persecuzioni più subdole che entrano nelle nostre famiglie in punta di piedi e sono altrettanto perniciose. Troviamo difficoltà a trasmettere il Vangelo.

Cosa fare?

Non dobbiamo mai perdere questo orizzonte: la chiesa come famiglia. Teniamo presente che la casa del Figlio di Dio è la SS.ma Trinità. Grazie a Lui anche noi siamo abitati da Dio, perciò siamo il tempio di Dio. Prendiamo coscienza e consapevolezza di questo dono dello Spirito. Questo dono forse si è spento? No. Non si spegne. È sotto la cenere come la brace, va ravvivato. Nel focolare, basta soffiare per ravvivare il fuoco. Bella questa immagine casalinga. Lasciamo che lo Spirito soffi e disperda la cenere delle paure, delle pigrizie, della indifferenza, delle lamentele ed infonda fede e coraggio. Gesù ha fatto tante domande nel Vangelo ma non ha mai chiesto: Quanti siete? Perciò non preoccupiamoci dei numeri.

La chiesa è chiamata ad avere il sapore della casa, ad assumere lo stile famigliare, dove tutti condividono la stessa fede, dialogano insieme. Nutrono sentimenti di affetto, si aiutano vicendevolmente, anche i bambini, i vecchi, i malati contano. Si curano cioè le relazioni autentiche e sincere che si manifestano nella stima reciproca e nel mutuo aiuto. Si condividono anche i progetti di evangelizzazione. La logica ecclesiale deve essere quella famigliare, non quella aziendale che è funzionale all’economia. Anche nelle nostre famiglie le relazioni non sono perfette, conoscono l’accoglienza e le tensioni. Così anche nella chiesa. Una chiesa senza normali tensioni, si addormenta. Una chiesa perfezionista crea stress e causa l’esaurimento nervoso. Non so chi lo abbia detto, ma l’ho fatto mio “la perfezione è nemica del bene.” Sì, la perfezione l’abbiamo noi in testa e può diventare una tentazione che genera solo lamentela che poi spinge a credere che tutto sia inutile. Vuol dire deficit di speranza e di futuro. Una chiesa che supera con equilibrio le difficoltà anche relazionali, contingenti che la storia ci presenta, è una chiesa che cammina e annuncia con gioia il Vangelo. Genera speranza e crede nel futuro che è nelle mani di Dio. È anche “ospedale da campo”. Il comandamento dell’amore che si fa pazienza, perdono, umiltà, passione per il Vangelo è sempre attuale. I sacramenti poi sempre ci rinnovano, poiché sono interventi di Dio nella nostra vita.

Carissimi, vi auguro un buon cammino di quaresima, verso Pasqua.

Sempre con affetto.                                                                                                  Don Luciano Nobile, parroco.

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