Solennità di Cristo Re

SOLENNITA’ DI GESU’ CRISTO, RE DELL’UNIVERSO

Questa Solennità intende celebrare la centralità di Gesù nella storia umana. In Lui trova compimento il progetto di Dio sull’umanità: Ricapitolare in Lui tute le cose, quelle del cielo come quelle della terra. Questa convergenza di tutto in Gesù non è un fatto meccanico, è il frutto del dialogo tra Dio e l’uomo. Il Padre offre all’uomo la sua vita divina e sollecita una risposta accogliente. Il perno di questo dialogo sta in Gesù e la sua forza sta nello Spirito. Solo attraverso questo dialogo costante l’umanità potrà superare divisioni e conflitti per un futuro di riconciliazione e di pace. Ci sono delle persone che sono entrate, hanno coinvolto altri ed aiutano altri ad entrare in questo sublime dialogo dell’uomo con Dio, attraverso i loro carismi. Una di queste persone è don Giacomo Alberione, la cui vita ed il cui carisma desideriamo far conoscere su questo foglio domenicale.

 

DON GIACOMO ALBERIONE

 

“Eccolo umile, silenzioso, instancabile, raccolto nei suoi pensieri che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i segni dei tempi. Il nostro don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato…. Lasci che il Papa, a nome di tutta la Chiesa, esprima la sua gratitudine”. Così si esprime Paolo VI il 28 giugno del 1969, davanti a don Alberione in udienza, accompagnato dai partecipanti al secondo Capitolo Generale della Società San Paolo. Don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, composta da dieci rami – cinque congregazioni religiose, quattro Istituti aggregati e l’Associazione Cooperatori Paolini- muore il 26 novembre 1971, all’età di 87 anni.

Lo scopo fondamentale della sua vita è stato quello di mettere la comunicazione sociale e la tecnologia al servizio della predicazione del Vangelo e della promozione del progresso umano. Secondo il suo insegnamento, tutte le invenzioni umane dovevano essere messe al servizio della Parola: ogni macchina diventare un pulpito; la stampa, il giornale, il cinema, internet, una predica, un annuncio di salvezza. Egli soleva ripetere: “Se gli spazi della sacralità tradizionale si restringono, noi dobbiamo allargare quelli spirituali; se la gente non va in chiesa, noi dobbiamo trasformare in chiesa i luoghi dove la gente si ritrova e in pulpito gli strumenti tecnologici che le persone utilizzano nella loro quotidianità”. E ancora: “La missione si rivolge a tutto l’uomo, partendo dalla sua situazione concreta, in uno sforzo continuo di identificazione e acculturazione. A quest’uomo noi dobbiamo dare tutto il Cristo integrale, il Maestro che è Via, Verità e Vita e ciò operando in comunione con tutta la Chiesa, universale sacramento di salvezza”.

A cent’anni da quegli inizi, gli Istituti da lui fondati sono presenti in diversi i continenti con la missione di portare a tutti l’annuncio del Vangelo, con i mezzi più celeri ed efficaci che l’uomo ha a disposizione per comunicare.

Quest’anno ricorre anche il Centenario di fondazione dei Cooperatori Paolini, ramo laicale presente fin dagli inizi di fondazione dell’opera del Beato Giacomo Alberione. Nel lontano 1908 aveva pensato ad un’associazione di laici, uomini e donne, impegnati per l’annuncio del Regno di Dio con i mezzi della comunicazione sociale del tempo; più tardi il suo progetto si concretizzò, pensando a religiosi e religiose dediti al servizio del Vangelo, attraverso la stampa, la radio, il cinema, ma affiancati anche da laici, capaci di condividere la stessa spiritualità e missione.

Chi sono i Cooperatori Paolini?

La stupenda realtà toccata a Paolo sulla via di Damasco è sconvolgente: incontra il Cristo e il desiderio di comunicarlo a tutti diventa urgenza, diventa bisogno e necessità da soddisfare subito. Non potendo fare da solo, si sceglie dei collaboratori: li forma e li guida, sapientemente da illuminato. Don Alberione ispirandosi a questi ideali, cent’anni fa istituiva, in seno alla Famiglia Paolina, l’Associazione Cooperatori Paolini. “Loro – egli diceva – non sono i destinatari delle opere paoline, ma i continuatori e cioè coloro che allargano, propagano e propongono ai più lontani i nostri molteplici apostolati. Nella Famiglia Paolina essi sono come i 72 discepoli che vengono mandati da Gesù ad evangelizzare gli altri uomini”.

Per essere più esplicito, Egli puntualizzava: ”I cooperatori sono pensati così: persone che capiscono la Famiglia Paolina e formano con essa unione di spirito e di intendimenti. Ne abbracciano, secondo il loro stato, i due fini principali e vi danno l’apporto a loro possibile; mentre la Famiglia paolina ne vuole promuovere l’istruzione cristiana, avviarli ad una vita esemplare e farli partecipi della missione paolina”. Sono persone che hanno il senso di Cristo: un’istruzione cristiana più ampia, una fede più viva; sono quelli che conducono una vita migliore, hanno zelo e pensano alla missione, come sintesi di passione ed azione. Sviluppano principalmente il loro apostolato nella parrocchia, nella catechesi, nella redazione, sollecitando giornate del Vangelo con mostre del libro, tavole rotonde sulle comunicazioni sociali, sulla Bibbia e quant’altro porti a vivere l’annuncio di Gesù Cristo, Via Verità e Vita. Si è cooperatori paolini se si ha il cuore largo, la mente aperta per pensare a tutti gli uomini con lo spirito di Gesù, il quale venne a dare la sua vita per tutti.

Ogni battezzato è chiamato ad essere “cooperatore” di Cristo, per annunciare agli uomini del suo tempo il Vangelo e qualsiasi categoria di persone vi trova spazio: scrittori, giornalisti, uomini di cultura e di ogni ceto, la cui collaborazione si esplica sul piano della diffusione della Parola e della preghiera. L’annuncio cristiano trova nei mezzi moderni di comunicazione una sorprendente possibilità di raggiungere effettivamente tutti gli uomini, credenti e non credenti. Le parole di Gesù:”…quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti” (Mt 10,26-27) trovano nella testimonianza data attraverso i mezzi di comunicazione più celeri ed efficaci, le cui onde “corrono sui tetti”, un affascinante compimento letterale.

Lui, il Cristo, è stato il precursore delle comunicazioni sociali. Molte volte, infatti, oltre che in privato, ha intrattenuto le folle parlando loro del Regno di Dio, dell’Amore del Padre celeste, della riconciliazione con il prossimo. Se oggi Gesù decidesse, come allora, di parlare agli uomini del nostro tempo, lo farebbe sicuramente, utilizzando i mezzi di comunicazione massmediale più efficaci, che la scienza ha messo a disposizione dell’uomo.                                                                                    Nicla e Livio Passarino

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