Terza Domenica di Quaresima

 

CHIESA COME CASA

Carissimi,

in questa Quaresima stiamo meditando sulle diverse case visitate da Gesù, per ritrovare il volto della chiesa al giorno d’oggi. E’ una chiesa che si lascia ispirare dalle situazioni concrete. Oggi presenterò brevemente due aspetti della chiesa: una chiesa che vive nella precarietà e una chiesa che si apre al mondo. Vi sembrerà strano pensare a Betlemme in Quaresima ma le dimensioni che Betlemme ci ispira interpellano la nostra chiesa, la nostra parrocchia, al fine di una conversione cui tende questo tempo penitenziale.

Inoltre, il fatto che venga tra noi un nuovo pastore, l’arcivescovo Riccardo Lamba, non è una cosa da poco poiché egli porta con sé un bagaglio di esperienze che metterà a nostra disposizione, dona un impulso alla diocesi che si rimette in cammino con alacrità, con entusiasmo, con forza nuova, viene con una mentalità che completa ed arricchisce la nostra. Si tratta di eventi che il Signore ci dona, da vivere con fede. A questo ci invito l’arcivescovo Andrea Bruno, ora Amministratore Apostolico: “Mons. Lamba porterà con sé anche le sue caratteristiche e le sue qualità e i suoi limiti umani, come li ho avute anch’io. I talenti ricevuti potranno arricchire il suo ministero in questa Chiesa.

Ma fondamentale è che lo guardiamo e lo accogliamo con occhi di fede. La fede genera speranza nel futuro cammino di questa cara Arcidiocesi guidata dal nuovo Pastore e genera carità verso il Vescovo e tra tutti noi. La fede si esprime, quasi naturalmente, nella preghiera. Cominciamo, allora, a pregare personalmente e nelle nostre comunità per il nuovo Vescovo”.

LA CASA DI BETLEMME

Una casa che non è una casa

Nel vangelo di S. Luca che racconta la nascita di Gesù, noi non troviamo realmente una casa ma sembra essere stato un caravanserraglio. Noi abbiamo gustato la scena del Presepio recentemente durante le feste di Natale, come si gusta un idillio. Anche durante il mese di gennaio fino alla festa della Presentazione di Gesù al tempio, entrando in cattedrale la gente si fermava alcuni istanti davanti al presepio. È bello restare incantati davanti ad una nascita. È sempre un miracolo.

Ma prima di giungere a Betlemme c’è stata tutta la fatica del viaggio da Nazareth e a Betlemme Giuseppe ha bussato a tante porte, di casa in casa, ma per loro non c’era posto. Questo fatto lascia intravvedere il mistero della chiesa che vive la precarietà, che bussa e aspetta, che viene rifiutata o viene accolta, che passa e annuncia il Vangelo, il Regno di Dio. Ai tempi di Gesù ci si aspettava un Messia che venisse nella potenza, un novello Davide che dovesse riunificare il Regno di Israele, un Messia militare, un Messia che venisse con la scure ed il ventilabro per fare pulizia dal male.

Gesù fin dalla nascita corregge l’immagine del Messia. Il Regno è l’azione di Dio nel cuore umano, opera nel quotidiano. Forse si rimpiange una chiesa potente. Non è così. È una tentazione. Vediamo ora una chiesa che attraversa la storia, subisce ferite e cura le piaghe, che combatte anche ai nostri giorni contro il male, che patisce persecuzione lontano e vicino a noi. Basti pensare a quello che succede anche in Italia specie nel Sud, stando alle cronache di questi giorni. Ma la chiesa cammina nonostante i pericoli e le contrarietà e gli ostacoli, è pellegrinante, è precaria, continua a bussare a tutte le porte e a tenere aperta la sua porta. Sono ammirevoli quei parroci che, sfidando la camorra, la mafia, rischiano la vita per richiamare semplicemente la legalità. È la forza della chiesa precaria e itinerante, che accompagna il mondo col Vangelo.

Una casa con la porta aperta

Nel vangelo di Matteo, sono i Re Magi, i pagani che vanno verso Betlemme e trovano Gesù in una casa. Magi trovano la porta aperta, entrano, adorano, offrono e tornano al loro paese. “Non c’è più né giudeo né greco”. Allora la chiesa deve essere la casa con le porte spalancate: tutti possono entrare, “tutti, tutti, tutti” ripete più volte il Papa. I cristiani provenienti dall’ebraismo e dal paganesimo costituiscono la fraternità cristiana. Tutti sono figli di Dio, da che Cristo si è incarnato. Tutti fratelli e sorelle. La fraternità è la caratteristica tipica dei cristiani. La solidarietà in Cristo supera tutte le barriere, supera la fraternità di sangue, della tribù, della religione. Così è la chiesa. Non è confusione ma è una comunione di persone.

Nella nostra comunità si dovrebbe sviluppare maggiormente il senso di apertura alle persone che sono in difficoltà. Alcune persone sono ammirevoli per la loro dedizione, ma dovrebbero essere più numerose. Ho l’impressione che non ci accorgiamo di alcune necessità perché non le vediamo. Forse dobbiamo aprire maggiormente gli occhi. La carità comunque ha tante sfaccettature e si esprime anche nel silenzio, in forma personale oltre che comunitaria.

Un cordiale saluto a tutti.                                                                Il vostro Parroco,     Mons.  Luciano Nobile

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