XXX Domenica del Termpo Ordinario

Riprendiamo la riflessione settimanale cogliendo lo spunto  dal Vangelo di Luca che ascolteremo quest’anno nella S. Messa.

 Cristiani o farisei? La risposta è nell’amore.

 (Lc  11, 37-54)

Quando ero ragazzo, purtroppo ormai molti anni fa, mi capitava a volte di discutere animatamente con i miei genitori. Quando il tono della discussione si alzava un po’ troppo, una delle osservazioni che mi facevano e che più mi infastidiva, era “bella roba, e vai anche in Chiesa”.

Le parole del Vangelo di Luca mi hanno riportato alla mente quel periodo della mia vita e mi hanno fatto pensare a quante volte non si dia testimonianza dell’essere cristiani, pur proclamandosi tali; anzi, a volte ci si comporta in maniera diametralmente opposta!

Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Ci sentiamo tutti bravi cristiani: andiamo a Messa tutte le domeniche, facciamo la Comunione (e qualche volta persino ci confessiamo!), mettiamo il nostro soldino nella cesta delle offerte, sappiamo a memoria canti, preghiere e litanie. E ancora: mandiamo i soldi alle missioni, ci indigniamo di fronte agli abusi che la televisione ci porta ogni giorno in casa. Tutto bello. Tutto giusto.

Ma…. Usciamo dalla Messa domenicale: e parte il commento acido su quella signora che “ha anche il coraggio di farsi vedere in chiesa”, il pettegolezzo su questo e su quello, magari su colui col quale si è scambiato un segno di pace non più di cinque minuti prima! A volte sembra che certi sentimenti negativi, dopo essere stati repressi per i tre quarti d’ora passati davanti all’altare, vengano fuori ancora più forti di prima, come una bibita agitata dentro una bottiglietta. Per non parlare poi dell’ incomunicabilità, dell’incapacità di vedere chi, per strada, nel vicinato, persino all’interno del nucleo familiare, ci chiede di tendergli una mano, sia in senso materiale che figurato.

Siamo bravi, magari bravissimi a rispettare le regole. Ma il Cristianesimo non è la religione delle regole: Gesù non ebbe paura di dare scandalo stravolgendo le regole del suo tempo.

Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». [46]Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito».

Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Il Cristianesimo è la religione della “caritas”, dell’amore. Il Signore ci ama, e ci chiede di amare come Lui ha amato (e ama) noi. Di tanto in tanto guardiamoci da soli, in silenzio, davanti ad uno specchio e domandiamoci: “Ma io, oggi, ho amato?” Se la risposta è affermativa, bene, continuiamo così, la strada è quella giusta. Se la risposta è negativa, affidiamoci al Signore: se lo desideriamo veramente, Egli ci darà tutti gli strumenti per realizzare il Suo progetto di amore. Tutto il resto viene dopo.

Carmelo Intersimone

© 2008-2023 Cattedrale di Udine - All Rights Reserved - Progetto a cura di Jacopo Salemi