lo scorso anno abbiamo vissuto mesi di fatica per tutti, di dolore per tante persone, anche di lutti. Non potevamo incontrare gli altri nella libertà, alcuni hanno chiuso le loro attività, certamente è cresciuta la povertà. L’incertezza era di tutti: medici, virologi, ricercatori, noi. La paura di ammalarci era palpabile. Prima ci sembrava di avere tutto sotto controllo ma poi ci siamo scoperti fragili e piccoli. Prima si poteva anche tenere nascosta la morte, era una cosa privata di cui non si doveva parlare per non turbare la serenità della vita, come se, nascondendola, non esistesse più ed invece è tornata ad essere una realtà che interessa tutti. La solitudine ci ha richiamati alla necessità delle relazioni. Abbiamo ancora davanti agli occhi i malati isolati negli ospedali, i giovani e i bambini. che non si potevano incontrare. Era una situazione insopportabile.
Eppure siamo andati avanti.
Con varie buone strategie. Abbiamo visto la dedizione di tante persone accanto ai malati, l’impegno degli insegnanti, la vicinanza del Vescovo, dei sacerdoti e di tutto il personale religioso alla loro gente, il tempo dedicato ai figli da parte dei genitori, le iniziative di tanti volontari per prendersi cura dei più fragili. Anche il Papa ci è stato accanto con la sua parola: “Questa è la forza di Dio: volgere in bene tutto ciò che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. ”Credo che tutti ci siamo fatti questa domanda: Tutto tornerà come prima o tutto sarà cambiato? Tutto può essere, ma ci vuole qualcosa di bello per vivere. Ci vuole fiducia. Ci vuole un sorriso, un po’ di ottimismo, una speranza. Di che cosa vive l’uomo? Di efficienza? Di consumi? Questi diventano la prigione del desiderio che viene ridotto alla soddisfazione immediata ma non è mai sazio. L’uomo vive di amore, solidarietà, relazioni, di senso. La vita è sempre un ripartire: dopo una malattia, una discussione, una disgrazia, uno strappo affettivo. Per chi vuole camminare. Alziamo lo sguardo verso l’alto per avere nuove idealità che ci attraggano e ci mettano in moto verso cieli nuovi e terre nuove. Occorre un punto fermo per ripartire. Ascoltiamo in questi giorni la bella notizia che può essere il punto di partenza:
Il Figlio di Dio, Gesù, si è fatto uomo
Questa dovrebbe essere la bella notizia che squarcia i giorni bui, le paure che ancora persistono a causa del virus che sembra rialzare la testa. Forse è una notizia che “non fa più notizia”, perché ci siamo abituati a sentirla, ci sembra scontata e forse inutile, anzi abbiamo l’impressione che sia scomparsa dall’orizzonte. Sembra quasi che ci si debba vergognare di continuare a credere in Lui. Siamo tanto preoccupati di salvare il Natale. Quale natale? Quello commerciale? Certamente l’economia fa il suo corso. Lo possiamo anche salvare. Ma il natale di chi? Tutto è noto da 2.000 anni. Tutto è troppo noto per stupirci di ciò che ancora ci è dato di vivere. Come fare a stupirci delle cose ormai ovvie? Allora porgo una domanda: Siamo noi che salviamo il Natale o è il Natale che salva noi? Sotto questa luce sono da riconsiderare tutte le realtà che ci circondano: La casa, i figli, i genitori, i colleghi, la nostra città, i nostri monti, le campagne, il mare. Di fronte alla nascita di un bambino sentiamo di essere davanti a qualcosa di più grande, qualcosa che ci supera. Ci stupisce. Ebbene siamo davanti a questo mistero: Ci è dato un figlio. È il Figlio di Dio. Si chiama Gesù, che significa “Dio salva”. Nel finito appare l’infinito. In un frammento appare la totalità della vita. Il nostro cuore dovrebbe sobbalzare. Solo Dio poteva pensare di diventare piccolo, inerme e di entrare così, in silenzio, nella vita di tutti noi, per farne esperienza. E salvarci. Nessuno potrà rubarci questo Natale perché è il Natale che salva noi. Grazie a Dio. Facciamo attenzione a ciò che capita. Impariamo a scorgere la strada sulla quale camminare. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rivelarci il volto misericordioso di Dio e per mostrarci la dignità dell’uomo plasmato dalle sue mani. L’uomo che guarda alla effettiva sua fragilità con sincerità, si accorge di non essere onnipotente ma di aver bisogno di un Salvatore. Un Salvatore che venga dall’alto e che doni speranza. È già qui, tra noi. Basta cambiare lo sguardo, togliere un po’ di polvere per scoprire il volto del protagonista del Natale. Fidarci di Lui. Camminare dietro a Lui, magari zoppicando. Ma seguirlo lungo il suo sentiero, cioè incarnandoci come Lui in questa storia umana che cammina verso la resurrezione e la gloria, cioè verso la pienezza della vita. Il Natale di Gesù è una opportunità, una occasione da non perdere, per essere ancora più solidali, con Dio e con i fratelli. Questo nostro mondo è il grembo dove sta crescendo un mondo nuovo che è il Regno di Dio, che è Cristo stesso. Fermiamoci davanti al Presepio e lasciamo che lo sguardo di Gesù incroci il nostro ed illumini i no-stri occhi perché sappiamo vedere il volto di Dio là dove c’è un volto umano.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Presepe-2021.jpg627999Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-12-18 10:09:202021-12-18 10:09:20Et vocabis nomen eius Jesum
15 – 23 dicembre: Canto del Missus secondo la tradizione in Friuli
Chiesa di San Giacomo: Ore 10.00 S. Messa e Novena
Oratorio della Purità: Ore 19.00 S. Messa e Novena
La preghiera deve essere accompagnata dalla nostra conversione, come ci raccomanda oggi Giovanni Battista: spartire il cibo ed il vestito per sfamare e ridare dignità a chi subisce il marchio della miseria. Seguire la strada della legalità e della giustizia. Abbandonare ogni forma di violenza, di sopruso e di strapotere. Accontentarci di ciò che abbiamo per vivere dignitosamente. Lasciarci toccare il cuore.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Giovanni-Battista.jpg194259Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-12-11 21:16:252021-12-11 21:16:25Novena di Natale
È la terza domenica dell’Avvento, cosiddetta “Gaudete”, perciò noi accendiamo la terza candela, quella della gioia. Siamo invitati a dar voce alla nostra gioia. Gioia di vedere la nostra speranza riprendere vita, gioia di coglierne i segni, anche se tenui, nella nostra società. Gioia di sapere che il Signore viene in mezzo a noi per salvarci. Gioia di essere colmati della sua presenza.
Attingiamo qualche spunto di meditazione alla Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco, il quale ci indica la fonte e la strada della gioia.
“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene.
Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto.
Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.
Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?
La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce.
Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.
Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute.” Papa Francesco
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Terza-domenica-di-Avvento.jpg210299Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-12-11 21:09:082021-12-11 21:09:08Terza Domenica di Avvento
SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. V. MARIA
Orario festivo:
Ore 10.30: S. Messa con l’accoglienza dei nuovi Pueri Cantores del Duomo. Benedizione delle statuine della Madonna da porre nel Presepio della famiglia.
Ore 16.00: S. Messa di Prima Comunione dei bambini della Parrocchia di S. Marco in Udine.
Ore 19.00: s. Messa presieduta dall’Arcivescovo che ricorda i suoi 21 anni di Ordinazione Episcopale.
Ore 20.30: nella Chiesa di S. Pietro martire: Concerto di musica sacra “Canti a Maria dall’ Annunciazione alla nascita di Gesù”. Canta il coro “Egidio Fant” di S. Daniele del Friuli diretto dal M° Tullio Dominissini. Alle tastiere il M° Alessio De Franzoni.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Immacolata.jpg7369Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-12-04 16:47:232021-12-04 16:47:23Solennità dell’Immacolata Concezione
domenica scorsa abbiamo acceso la candela della speranza e siamo stati invitati a trovare dei segni di speranza che sono sparsi in mezzo a noi e a diventare noi stessi segni di speranza per dare un volto a Dio che è la nostra speranza. Oggi accendiamo la candela della salvezza. La liturgia ci presenta una figura caratteristica che ci ha sempre impressionato, per il suo volto che abbiamo sempre immaginato scarno, per la sua voce tonante che ci sembra quasi di udire nelle nostre chiese, per il suo abbigliamento essenziale e ruvido: Giovanni Battista. Egli ci invita con urgenza ad incontrare Dio attraverso la persona di Cristo che ci viene incontro gratuitamente, sempre. Ma Gesù non forza nessuno. È sempre reale e indicativa quella immagine di Gesù che sta all’esterno e bussa alla porta del nostro cuore che ha solo una maniglia all’interno, per poter aprire. Solo noi gli possiamo aprire. Ma se nel nostro cuore o nella nostra vita c’è troppa confusione, non lo sentiamo neppure bussare. Comunque Lui insiste e ci viene incontro nella nostra vita, sempre, con costanza, con pazienza. Può trovare fratture che col tempo sono diventate burroni o steccati che son diventati muri invalicabili sormontati da filo spinato, strade sconnesse, buche, pozzanghere. Sono solchi o impedimenti creati dalla nostra cattiveria o negligenza, rifiuti, invidie. Oppure da mancanze di dialogo, paure, gelosie. Dal fatto che vogliamo avere sempre ragione noi e non vogliamo ascoltare gli altri. Il Papa pellegrino a Cipro e in Grecia a Lesbo, mi sembra un Giovanni Battista che non si stanca mai di esortare alla pace tra i popoli. Infatti Giovanni ci invita a spianare le strade della vita quotidiana nelle nostre famiglie, nelle nostre relazioni perché Gesù ci possa incontrare. Non possiamo dimenticare le grandi divisioni che persistono ancora a vari livelli nella nostra società e nel mondo. Sono sotto gli occhi di tutti. È da qui, dai nostri deserti che Gesù può partire per guarirci e portarci la salvezza in profondità. “Sono i malati che hanno bisogno del medico, non i sani.” Il tempo dell’Avvento ci aiuta a desiderare nuovamente di incontrare Cristo, a rinnovare la nostra fiducia nella sua Parola, a condurci sulla sua strada, ad interpretare le tracce della sua presenza nel mondo. Restiamo saldi nella fede, in questa storia umana così complessa perché Lui ha deciso di farsi incontrare proprio qui. Proprio qui ha voluto abitare, in mezzo a noi, per donarci la sua salvezza. Lungo questa settimana incontriamo la Vergine Immacolata, che ha detto sì al progetto del Padre, perché noi tutti potessimo incontrare il Figlio che è nato da Lei per opera dello Spirito Santo. Ella ha collaborato con Dio con generosità, fidandosi di Lui, mettendo la sua vita nelle sue mani e cucendo insieme tutti gli eventi attraverso i quali Lui la conduceva nella storia dell’umanità. Guardiamo anche Lei e impariamo da Lei ad aspettare ed incontrare il Signore, con la sua fede e con la sua fortezza d’animo. Queste due figure, Giovanni Battista e Maria, così significative, ci possano guidare lungo la strada della nostra vita in questo tempo che, nonostante tutto, è sempre il grembo del Regno di Dio che sempre viene.
Carissimi, buon cammino di Avvento a tutte le famiglie. Il Parroco, D. Luciano Nobile
Risorgeranno
Nel mese di novembre abbiamo accompagnato alle soglie del Paradiso Rutar Majda in Passone, Felcaro Edda ved. Modonutti e Rosa Maria (Rosy) in Menazzi affidandole alla misericordia del Padre.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Seconda-Domenica-di-Avvento.gif465700Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-12-04 16:24:032021-12-04 16:24:03Seconda domenica di Avvento
Carissimi fedeli, iniziamo un piccolo itinerario verso il Natale di Gesù che viene e che verrà alla fine dei tempi nella gloria. Camminiamo insieme verso di Lui, qui, ora, insieme con la nostra comunità.
In chiesa
Entrando in chiesa vi imbattete subito nel Presepio che è in allestimento. Sarà senz’altro ricco di contenuto e di fantasia. Sul presbiterio è collocata la corona di Avvento, con le quattro candele che, di domenica in domenica, segnano il progredire della luce che è Cristo Signore. Sono le candele della speranza, della chiamata alla salvezza, della gioia, dell’amore. Alla sera alle 19.00 pregheremo la Novena dell’Immacolata, reciteremo i Vesperi, canteremo il Missus della Novena di Natale. I bambini del catechismo, come ogni anno partecipano ad una iniziativa di carità a favore di un istituto di bambini sordi nelle Filippine. Porteranno i loro piccoli risparmi davanti al Presepio quando giungeranno i Re Magi.
Presto gli Scout Cattolici d’ Europa porteranno la Luce di Betlemme e coloro che vorranno potranno attingere a questa fiamma e portarla a casa lasciando una offerta libera per la formazione di alcune infermiere in India.
In famiglia
È possibile vivere il Natale senza un segno visibile in casa? Cerchiamo di costruire un Presepio, anche piccolo. Non è solo per la gioia dei piccoli ma proprio per noi adulti, perché proprio noi abbiamo bisogno di fermarci davanti a Gesù che provoca la nostra esistenza cristiana. Fare il presepio in famiglia è una bella tradizione che merita essere mantenuta per ricordare ai piccoli e ai grandi che il Natale di Gesù ci porta a considerare il coinvolgimento di Dio nella nostra storia, tormentata continuamente da guerre ed eventi drammatici e alle volte tragici ed ora dalla pandemia.
Dio è talmente solidale con noi che vive la nostra vicenda, segnata anche dalla sofferenza e dalla morte. Con questo amore infinito e gratuito Cristo vince la morte e risorge. Così Dio dischiude un futuro nuovo, un futuro di speranza per tutta l’umanità.
Accanto al Presepio troviamoci insieme, la sera, con la famiglia. Per far che cosa? Per una breve preghiera, per leggere un brano di Vangelo, per rivedere la nostra giornata, per chiedere perdono, per rallegrarci del bene compiuto.
Auguro a tutti un buon cammino di Avvento. Mons. Luciano Nobile, Parroco
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Prima-domenica-di-Avvento-2016.jpg197300Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-11-27 10:56:062021-11-27 10:56:06Prima Domenica di Avvento
la televisione e gli altri mezzi di comunicazione quest’anno hanno già cominciato a parlarci freneticamente del Natale. Se ci facciamo caso, è la pandemia stessa a portare un’accelerata attenzione dell’opinione pubblica sulle prossime feste natalizie. Il rischio di una crescita dei contagi infatti torna a minacciare la possibilità di vivere i giorni delle “Feste” con quella serenità e libertà che desidereremmo. Si sta discutendo, in tutta l’Europa e con toni anche aspri, sulle misure di sicurezza sanitaria più efficaci per consentici di vivere il Natale in pace e farlo assieme. Sul dibattito in corso mi permetto semplicemente di esprimere l’auspicio che il confronto mantenga toni civili, nell’ascolto rispettoso delle diverse motivazioni e, specialmente, senza che un tema così importante venga strumentalizzato a fini polemici o di spettacolarizzazione.
Per il resto, osservo che le discussioni in atto confermano quanto il Natale resti un appuntamento molto sentito nella vita familiare e sociale, un appuntamento cioè che continua ad interessare tutti. È una festa che risveglia sempre sentimenti unici e profondi di cui sentiamo il bisogno e che non vogliamo siano rovinati neppure dall’insidioso virus. Possiamo dire che il Santo Natale resta un grande patrimonio spirituale e culturale da tenere vivo in noi e in mezzo a noi, così da farlo amare ai nostri figli e consolidarlo per le prossime generazioni. In che modo, però, possiamo nei fatti conservare il suo vero significato e il suo valore per la nostra vita personale e per la società? Suggerisco una breve risposta che vada oltre il gran parlare delle doverose precauzioni e delle ragionevoli misure di contenimento. Nei discorsi che si sviluppano, nei programmi che si annunciano, nei preparativi che si allestiscono si avverte un grande Assente: Gesù, che spesso neppure viene nominato. Non si menziona il primo, fondamentale Protagonista, considerato che il Natale è ricordo e celebrazione della sua nascita, dalla quale è scaturita la grande tradizione di fede in cui ci riconosciamo, e da essa il costume di quella festa singolare che non a caso anche quest’anno desideriamo vivere senza menomazioni.
Ebbene, per mantenere vivo il significato e il valore del Santo Natale è necessario allora riempire questa assenza. E il primo passo è quello di rivolgere la nostra attenzione proprio verso Gesù e la sua culla di Betlemme, dove Maria dopo il parto lo ha deposto donando a gli uomini di tutti i secoli quella Gioia unica che è venuta dal cielo. Le quattro domeniche di Avvento, che preparano al Santo Natale, sono dunque un tempo favorevole per volgere lo sguardo verso Gesù; per riscoprire l’importanza della sua nascita nella storia dell’umanità; per rinnovare nel nostro cuore il desiderio di incontrarlo. Invito, allora, le nostre comunità cristiane a preparare bene le celebrazioni e i simboli tradizionali. Siano i luoghi in cui molte persone possono essere aiutate a rivolgere lo sguardo verso Gesù che ci viene incontro. Ci stiano a cuore in particolare i bambini, i ragazzi e le loro famiglie perché in questo tempo difficile hanno bisogno di trovare in Gesù che nasce serenità e comunione. Con Gesù nel cuore apriamoci verso chi è nella sofferenza e nella povertà materiale o morale. Questa è la strada per riscoprire lo spirito del Santo Natale. La Vergine Maria e San Giuseppe ci accompagnino lungo l’Avvento. + Andrea Bruno, Arcivescovo
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Arcivescovo-5-1.jpg313385Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-11-27 10:13:332021-11-27 10:13:33Messaggio dell’Arcivescovo
È “l’inizio dell’Avvento, il periodo liturgico che precede e prepara la celebrazione del Santo Natale… Auguro a ciascuno di voi di aprire il cuore al Signore, per preparare la strada a Colui che viene a colmare con la luce della sua presenza ogni nostra umana debolezza… Inizia il Tempo di Avvento, il quale per mezzo di diversi simboli ci prepara alla celebrazione del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e ci ricorda che la vita umana è un continuo rimanere in attesa… La nostra vita diventa bella e felice quando attendiamo qualcuno di caro e importante. Questo Avvento vi aiuti a trasformare la speranza nella certezza che Colui che aspettiamo ci ama e non ci abbandona mai”.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Papa-Francesco.jpg181279Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-11-27 10:10:362021-11-27 10:10:36Gli auguri del Papa
è la solennità di Cristo re dell’universo. Egli è il Buon Pastore. Ormai ci siamo abituati a vederlo sul suo trono, che è la croce resa gloriosa da un amore infinito. Va sempre contemplata per comprendere il senso del nostro vivere. Questa immagine, icona dell’amore gratuito ed eterno di Dio per noi, sta sullo sfondo di quanto sto per scrivere, per me, per i pastori nella chiesa, per i seminaristi che si preparano al presbiterato e per voi.
Per me, per i sacerdoti e seminaristi perché ci richiama alla nostra vocazione consapevolmente e gioiosamente accolta, e per voi perché voi nutrite delle attese nei confronti dei sacerdoti. Vi dico subito che quello che vado scrivendo, non è “farina del mio sacco” ma è frutto di una lezione e riflessione comunitaria che ho potuto ascoltare nel seminario di Castellerio, avendo io partecipato a due incontri di formazione assieme ad altri sacerdoti. Cerco di fare un riassunto, breve e comprensibile a tutti. In fin dei conti, il senso di questo scritto sta qui: cercare di interpretare il nostro tempo, cogliendo le possibilità nuove che offre, è un atto di amore. Ricordo che durante il look down ho potuto tenere i contatti con le famiglie, con tutti i bambini del catechismo, celebrare la Messa e preparare i cresimandi adulti via streaming. Una strada per me sconosciuta ma percorsa perché utile in quel frangente. Certamente non è la via da seguire normalmente ma, nel momento della necessità, siano benvenuti questi mezzi che ci permettono di comunicare. Vi sembrerà strano ma i temi dei due incontri erano questi: “New Media: mediazione o falsificazione?” Questo era molto interessante per la mediazione digitale. La relazione è stata tenuta dal prof. Don Lorenzo Voltolin, docente della Facoltà teologica del Triveneto (Padova), il quale ci ha aiutati ad entrare con consapevolezza in questo mondo della comunicazione che manifesta la sua bellezza e raggiunge la sua efficacia, ma anche nasconde i suoi pericoli. Però non mi fermo su questo tema ma su quest’altro: “L’identità del sacerdote nell’era delle reti sociali”, presentato dal prof. don Sergio Tapia Velasco, della Pontificia Università della S. Croce (Roma). Non è stato per me un semplice ascolto di una relazione ma una vera meditazione, un confronto con le possibilità che si hanno anche oggi di essere sé stessi, grazie e/o nonostante il mondo digitale. Sappiamo che tutto viene registrato e pertanto dobbiamo porre attenzione a quanto diciamo e all’immagine di chiesa che proponiamo. I nostri interventi possono fare tanto bene o tanto male.
Abbiamo una responsabilità, quella di presentare il cuore delle persone consacrate, evitando protagonismi, facendo invece trasparire la nostra identità profonda: siamo figli di Dio e figli dell’uomo, incarnati in questo tempo, che non ricorrono a spiritualismi disincarnati. Qui si gioca la nostra testimonianza di sacerdoti che vivono sul campo.
Dieci passi per gestire l’identità dei sacerdoti sui mezzi di comunicazione attuali.
Tre atteggiamenti da favorire:
* Presentarsi sempre come sacerdoti, chiamati a creare unità tra gli uomini e con Dio ed evitare dichiarazioni pubbliche politiche o di partito ma saper indicare i valori sociali.
* Rispettare gli altri ed avere misericordia di tutti. Attenzione alle persone ed ai loro bisogni spirituali.
*Essere prudenti, pensando alle conseguenze del nostro agire sui social.
Tre ostacoli:
*La perdita di tempo.
*La ricerca di compagnie che non si conoscono.
*La curiosità ingannevole.
Tre accorgimenti:
* Preferire l’incontro di persona, prima di scegliere altre strade.
* Non sminuire o togliere valore alla figura e alla missione del prete. * Usare il buon senso.
Infine, l’ultimo passo:
Vivere la propria libertà rispettando quella altrui. Non siamo padroni degli altri e non possiamo piacere a tutti. A noi spetta mostrare il cuore di Cristo che intravvediamo attraverso la ferita del suo costato. Questo cuore dovrebbe abitare in noi e manifestarsi tenero specialmente con coloro che camminano “col volto triste e lo sguardo smarrito” come i discepoli di Emmaus.
Carissimi, a me sembra che siano attenzioni che valgono per tutti, quando si cammina per strada e quando si naviga in Internet. Per questo ho pensato di fare un breve riassunto di quanto ho ascoltato e meditato in questi giorni e di offrirlo anche a voi.
Un cordiale saluto a tutti e Buona Domenica. Don Luciano Nobile, parroco
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-11-20 09:49:372021-11-20 09:49:37Solennità di Cristo Re
Non distribuisce denaro, né vestiti, né generi alimentari. Perché? Perché già altri Centri compiono questo servizio in città.
Ed allora cosa fa?
Il Centro di ascolto interparrocchiale di Via Rivis, 19 si propone, attraverso l’ausilio di volontari preparati, di essere un luogo riservato dove esporre con serenità le proprie problematiche. Queste verranno prese in carico ed affrontate insieme in un percorso che mette in relazione l’utente con la rete dei servizi presenti sul territorio. La collaborazione con le Parrocchie di Udine centro e di Udine ovest, la Caritas, i Servizi Sociali, con i vari servizi pubblici e con privati cittadini, assicurano all’utente che desidera accedere un aiuto semplice ma altrettanto concreto.
Sede: Via Rivis, 19 (è la via a fianco della chiesa di S. Giorgio maggiore, via Grazzano). Telefono: 0432-1697650.
Orario: Lunedì e martedì Ore 9.30 – 11.30 / Giovedì e venerdì Ore 15 – 17
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Centro-di-ascolto.jpg351399Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2021-11-20 09:41:452021-11-20 09:41:45Un Centro di Ascolto…diverso