Carissimi fedeli, in queste domeniche ho affidato alcuni interventi su questo foglio settimanale a mons. Giulio Gherbezza. Riguardano la musica ed il canto nella Liturgia, per favorire la partecipazione attiva dei fedeli specialmente alla Santa Messa. La conoscenza dell’importanza e della bellezza del canto porta al desiderio di unirsi agli altri nella preghiera. Il libro dei canti è a disposizione di quanti vogliono partecipare. Ma tutti sono calorosamente invitati a partecipare al canto che esprime i nostri sentimenti nella liturgia o ci fa percepire il senso di quanto stiamo celebrando o ci aiuta ad assumere la spiritualità dei testi sacri. Una liturgia viva diventa significativa, una liturgia stanca diffonde inedia. Mi auguro che la conoscenza, sia pure parziale, del Concilio Vaticano II° circa la liturgia possa dare nuovo impulso alla nostra spiritualità. Buona lettura e felice domenica che ha al centro la celebrazione dell’Eucaristia!

                                                                                                                                                                         Il Parroco. Don Luciano

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

Una fede da cantare

Il canto e la musica hanno sempre avuto un ruolo significativo nelle celebrazioni liturgiche, un ruolo che, andando oltre il dato estetico presente in ogni espressione artistica dell’uomo, diviene elemento di stupore, di lode e di contemplazione che permette alla liturgia di poter meglio esplicare la sua finalità: “glorificazione di Dio e santificazione dei fedeli” (cfr. SC 10). In questo senso “la musica sacra è parte necessaria e integrante della liturgia” (SC 112).

La partecipazione attiva alla liturgia, voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II e concretizzata dalla riforma liturgica, trova quindi una delle sue espressioni efficaci nel canto dell’assemblea che, tutta e nelle sue singole componenti, è chiamata a dare lode al Signore e a dire il proprio grazie con “salmi, inni e cantici spirituali” (Ef 5,19).

Aiutare i fedeli ad entrare in questo clima di preghiera, con sobrietà e proprietà, per orientare e favorire l’apertura al mistero, è compito primario del canto liturgico che, proprio per questo, deve possedere requisiti teologici e artistici tali da essere degno del ruolo che svolge in rapporto a ciò che si celebra.

Pertanto: “la musica sacra è parte integrante e necessaria della liturgia”, non una parte accessoria, non più solo “serva” della liturgia (nel senso che il canto debba semplicemente servire a rendere più bella la liturgia) ma parte indispensabile a completarne l’efficacia, senza la quale la liturgia è incompleta.

Che significa: canto come forma di partecipazione attiva?

L’assemblea che canta (e qui per assemblea si intende anche il presidente, i vari ministri, il coro.… ) e che esprime coralmente la propria fede è segno visibile di quanti riconoscono che il mistero di Dio si rende presente agli uomini, è anticipazione del canto eterno di lode di coloro che dall’Agnello sono stati redenti.

Alla Parola annunciata i credenti rispondono con la professione di fede, con canti di lode, acclamazioni, ritornelli, inni, e con tutta verità possono proclamare: “Tu, il Santo, abiti fra noi, in mezzo al tuo popolo che ti loda.” (Sal. 21,4) e così, con la medesima fede e con il canto comune, un insieme di individui cresce nella consapevolezza di essere una comunità di credenti, un ’cuor solo e un’anima sola’ (Atti 4,32)

E’ un percorso faticoso che richiede pazienza e tempo per vedere i frutti e che va di pari passo con la formazione cristiana e con il cammino di fede che i cristiani compiono insieme.

Cosa deve cantare l’assemblea? Quali canti?

Il canto ha la funzione di rendere onore all’azione di Dio che si incarna in Gesù di Nazareth, il servo fedele, il figlio di Dio morto e risorto. Cantare è ripercorrere la storia della salvezza per sentirci partecipi dei fatti evocati.

Il canto svolge una funzione profetica e pasquale. Spesso, invece, i nostri canti raccontano noi stessi, i nostri problemi, le nostre attese, i nostri drammi, i nostri gusti, le nostre esigenze, ecc…. ma non raccontano Dio, il suo mistero e la sua presenza che si svela e si dona. E poiché nella liturgia si cantano e si raccontano prima di tutto l’azione e le opere di Dio, dobbiamo preferire quei canti nei quali si narrano le sue meraviglie. La ricca tradizione del passato, i sussidi a disposizione, e la Sacra Scrittura possono esserci di guida in questo senso.

Le norme liturgiche mettono al primo posto le acclamazioni, le risposte alle preghiere e al-le invocazioni del celebrante. Cantare un Amen o un Alleluia diventa un rito più che una melodia: è grido, implorazione, supplica. Seguono come importanza le litanie (Kyrie eleison, Agnello di Dio, le risposte alla preghiera dei fedeli…), e i canti processionali o corali che accompagnano un rito: i canti d’ingresso, il Gloria, l’offerta dei doni, la comunione e i salmi interlezionali che sono la risposta dei fedeli alla Parola proclamata.

Mi piace riportare questo estratto da un’omelia (24.09.1972 ) di papa Paolo VI :

“Nel canto si forma la comunità, favorendo con la fusione delle voci, quella dei cuori, eliminando le differenze di età, di origine, di condizione sociale, riunendo tutti in un solo anelito nella lode a Dio, creatore dell’universo e Padre di tutti.”

 Altrettanto splendido questo suo intervento: “Il canto del popolo deve ritrovare tutta la sua forza e stare al primo posto. Purtroppo non sempre è dato vedere lo spettacolo meraviglioso di tutta un’assemblea pienamente attiva nel canto. Troppe bocche rimangono mute, senza sciogliersi nel canto, troppe celebrazioni liturgiche rimangono prive di quella mistica vibrazione che la musica autenticamente religiosa comunica alle anime aperte e sensibili dei fedeli; qualche discutibile arbitrio si è talora insinuato…. Sostenere la partecipazione dei fedeli alla liturgia con la ricerca di forme nuove e non indegne del passato, con la valorizzazione del patrimonio musicale antico, procurando che tutto sia intonato ai vari momenti delle celebrazioni e ai periodi dell’anno liturgico e sia capace di esprimere il sacro e di toccare la sensibilità religiosa degli uomini del nostro tempo… Con queste parole egli si rivolgeva ai Cori e alle Cappelle Musicali che concludevano a Roma la IX Rassegna musicale di Loreto. Così egli riconosceva il ruolo importante delle Cantorie e le impegnava a sostenere il canto dell’assemblea dei fedeli.                                                                                        Mons. Giulio Gherbezza

Lunedì 6 marzo alle ore 20.30 presso l’Oratorio della Purità, piazza Duomo, 2 inizierà un percorso di preparazione degli adulti alla Cresima. Se sapete che ci sono degli adulti che ancora non hanno ricevuto questo Sacramento, vogliate avvertirli di questa possibilità per completare l’iniziazione cristiana accogliendo lo Spirito del Signore che è luce, forza, sapienza nella vita. Coloro che sono conviventi sono invitati a parlare prima col sacerdote che guida gli incontri. Siccome il gruppo raggiunge il numero di oltre 30 persone, verrà diviso in due parti. Dopo il primo incontro che si terrà assieme, un gruppo si incontrerà il lunedì ed uno il martedì sera. Così l’incontro diventa più partecipato e tutti avranno la possibilità di interagire, di fare domande, di chiarire i temi, di presentare le difficoltà ed anche di portare la loro testimonianza circa la propria esperienza della vita cristiana. L’itinerario che viene proposto richiama le tematiche essenziali: Il nostro rapporto con Dio, la chiesa, i sacramenti (in particolare il Battesimo, la Riconciliazione e l’Eucaristia), il dono dello Spirito Santo nella Cresima.

Sabato 4 marzo dalle ore 14.30 alle 18.00 presso il Centro Culturale S. Paolino di Aquileia, via Treppo, 5/B (parcheggio aperto) in Udine, ha luogo un incontro di formazione per i lettori, ministri straordinari della Comunione eucaristica, cantori e responsabili dei gruppi di canto liturgico, responsabili del gruppo ministranti, sacristi e quanti si occupano della cura dello spazio liturgico. Ogni operatore pastorale approfitti delle occasioni che vengono offerte per una formazione personale, con senso di responsabilità nei confronti della chiesa per compiere un servizio dignitoso e umile nella liturgia. Occorrono alcune conoscenze, una certa competenza e la cura di una spiritualità personale e comunitaria. Non è sufficiente la buona volontà ma occorre anche la capacità, non basta la capacità ma anche l’umiltà di imparare. Per esempio: non basta saper leggere ma bisogna saper proclamare la Parola di Dio perché coloro che ascoltano possano comprendere correttamente. Non tutti sono adatti a fare tutto. Ognuno ha il suo compito. Ciò detto, certamente non occorrono competenze speciali ma quello che basta per un sia pure minimo di rispetto per il Signore, per il servizio che si svolge e per l’assemblea che partecipa. Le nostre liturgie devono essere partecipate e dignitose, devono lasciar trasparire la bontà e le bellezza di Dio. Innanzitutto sono un dono di Dio per noi. Un dono non deve essere sciupato dalla nostra sciatteria o dalla nostra invadenza. Tutti coloro che compiono un servizio nella liturgia sono invitati a partecipare all’incontro diocesano alla vigilia della prima domenica di Quaresima.

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

 

La riforma liturgica del Concilio Vaticano II

Sono passati oltre 50 anni dal 4 dicembre 1963, giorno nel quale papa Paolo VI promulgava la Costituzione “Sacrosanctum Concilium” sulla Sacra Liturgia. Fu la primizia della grande grazia di cui la Chiesa beneficò nel secolo scorso. I Vescovi del Concilio avevano voluto superare in tal modo l’eccessiva centralizzazione e fissità della liturgia stabilita dal Concilio di Trento, e invitavano il mondo a “sciogliere la lingua muta e a cantare le lodi divine e le speranze umane “(Paolo VI).

I principi e le indicazioni della riforma conciliare perché la liturgia sia la fonte e il culmine della vita cristiana:

Cristo è sempre presente nella sua Chiesa e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E’ presente nel Sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche.

E’ presente con la sua virtù nei Sacramenti e nella sua Parola.

E’ presente quando la Chiesa prega e loda Lui che ha promesso: ”Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro” (Mt.18,20).

Mediante la liturgia i credenti fanno esperienza del mistero pasquale di Cristo che si perpetua nel tempo, vengono edificati in suo tempio santo, in abitazione di Dio nello Spirito Santo.

I Padri Conciliari vollero che si dedicasse nelle celebrazioni uno spazio maggiore alla Parola di Dio e che si favorisse l’attiva e ordinata partecipazione dei fedeli alle azioni liturgiche che “non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa che è sacramento dell’unità, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi. A tali celebrazioni che riguardano tutto il corpo della Chiesa, i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione effettiva” (SC n.26).

“Anche i ministranti, i lettori, i commentatori, e i membri della schola cantorum svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura, ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine.” (SC n.29)

                                                                                                                                                                                           Mons. Giulio Gherbezza

  • Venerdì 17 febbraio 2017

dalle 18:00 alle 22:00, presso il Centro Culturale “Paolino d’Aquileia” di Via Treppo 5/B – 33100 – Udine

Abitare le relazioni: persona e bene comune – Adriano Fabris (Filosofo morale – Università di Pisa)

  • Sabato 18 febbraio 2017

Dalle 9:15 alle 17:30,  presso il Centro Culturale “Paolino d’Aquileia” di Via Treppo 5/B – 33100 – Udine

Il lavoro per la persona: la gestione delle risorse umane – Gabriele Gabrielli (Docente di Gestione delle Risorse Umane, Università Luiss –Presidente Fondazione Lavoroperlapersona).

 

È possibile partecipare a singoli incontri in qualità di uditori. Ai partecipanti verrà richiesto un contributo di € 20 per ciascun appuntamento (la quota comprende il materiale didattico e il pranzo/cena).

Gli interessati dovranno contattare la segreteria della SPES – spes@diocesiudine.it – entro le ore 15:00 del mercoledì precedente l’incontro a cui si intende partecipare.

Carissimi fedeli, questo foglietto domenicale con il quale comunico ogni settimana con voi da oltre 12 anni, è giunto al N° 375. Se ogni domenica 450 persone spontaneamente lo ritirano in fondo alla chiesa, significa che vi trovino interesse e qualche nutrimento. Voi sapete bene che non è soltanto un mezzo, pur utile, per comunicare avvisi parrocchiali. Per me è molto di più. Esprime il mio desiderio di aiutare le persone a vivere la vita cristiana, ascoltando la Parola di Dio, celebrando i sacramenti, testimoniando la carità. Vale a dire che è un umile strumento di formazione che ci accompagna nella nostra vita di comunità. Ogni giovedì sera lo preparo pensando a voi che incontro la domenica successiva. Molti di voi conosco per nome, di altri ricordo soltanto il volto, tanti raggiungo con questo piccolo mezzo, semplice e popolare. Entro così anche nelle vostre case dove voi portate questo foglietto “L’angelo di S. Maria di Castello”. Come vi ho scritto due domeniche fa, sta per essere pubblicato il nuovo libro dei canti “Misericordias Domini in aeternum cantabo” per partecipare attivamente alle nostre liturgie. Il parroco è il primo responsabile della Liturgia e deve favorire la partecipazione attiva alla stessa, perché sia fruttuosa. In questa occasione desidero invitare tutti a partecipare anche al canto, eseguito con delicatezza, mettendo insieme le nostre voci nell’unica lode che sale al Signore.

Ho chiesto a Mons. Giulio Gherbezza, che svolge il suo servizio pastorale nella chiesa di S. Giacomo, di fare in queste domeniche alcuni interventi per aiutarci a comprendere il valore del canto e della musica nella liturgia. È diplomato in organo, ex insegnante del conservatorio Jacopo Tomadini di Udine ed in questi 50 anni dopo ill Concilio Vaticano II°, ha vissuto con serenità, assieme ai sacerdoti ed ai fedeli, il travaglio del cambiamento della Liturgia perché questa diventasse più significativa attraverso i suoi riti.

Ringrazio mons. Giulio per questo aiuto e mi auguro che queste riflessioni possano alimentare il desiderio di pregare insieme cantando. Ognuno svolga il suo ministero con umiltà: il ministro ordinato presieda, il lettore proclami con dignità la Parola, l’accolito (o il ministrante) serva all’altare, il ministro della comunione eucaristica distribuisca le Sacre Specie, l’organista, il cantore, il coro normalmente sostengano il canto dell’assemblea. Siamo tutti al servizio della liturgia perché con i suoi Riti ci aiuti ad incontrare Cristo e a vivere di Lui.                                                                                                                       Il Parroco   Mons. Luciano Nobile

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

 

Liturgia terrena e liturgia celeste

Si racconta che Vladimir I di Kiev nell’anno 986 inviò una delegazione nelle regioni circostanti per conoscere le diverse religioni e riceverne una valutazione affinché egli, il principe, potesse orientarsi al meglio. I delegati, dopo aver portato a termine la missione, così riferirono l’esperienza vissuta a Costantinopoli durante la liturgia cristiano-bizantina:      “Noi non sapevamo se eravamo in cielo o in terra, poiché sulla terra non esiste splendore o una tale bellezza e noi siamo del tutto inadeguati a descriverli. Ma una cosa possiamo dire: il Signore abita tra quegli uomini e noi non possiamo dimenticarne la bellezza”.

Il canto esprime gioia, stupore, meraviglia e i fedeli prendono parte a quella sinfonia che Angeli e Santi elevano incessantemente al Signore. Così la Costituzione Conciliare “Sacrosantum Concilium” al n. 8 :

“Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio…e insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria”

In un celebre libro-intervista, redatto dal giornalista Vittorio Messori, il card. Ratzinger affermava che:

 “L’unica vera apologia del cristianesimo può ridursi a due argomenti: i santi che la Chiesa ha espresso e l’arte che è germinata nel suo grembo. Il Signore è reso credibile dalla magnificenza della santità e da quella dell’arte esplose dentro la comunità credente…. Se la Chiesa deve continuare a convertire, dunque a umanizzare il mondo, come può rinunciare nella sua liturgia alla bellezza, che è unita in modo inestricabile all’amore e insieme allo splendore della Resurrezione? No, i cristiani non devono accontentarsi facilmente, devono continuare a fare della loro Chiesa un focolare del bello —dunque del vero — senza il quale il mondo diventa il primo girone dell’inferno’.

Noi ben sappiamo che l’uomo non vive di solo pane. Ha bisogno di luce, di bellezza, di spiritualità, di interiorità. E la Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, di ciò che è banale. E’ stata scelta e voluta da Dio come città della gloria, luogo della festa e dell’incontro. Deve ridestare la voce e il canto dei credenti, glorificando il Creatore e svelando agli uomini la loro dignità.

                                                                                                                                                                      Mons. Giulio Gherbezza

GIORNATA DI RACCOLTA DEL FARMACO

Milioni di persone hanno necessità di curarsi ma non possono a causa della mancanza di mezzi. Ci preoccupiamo di ciò che possiamo fare oggi per almeno una di loro. Ci viene offerta l’occasione di rispondere insieme al bisogno dei poveri per costruire un mondo migliore. Partecipiamo anche noi alla Giornata di Raccolta del Farmaco. Lo scorso anno nella nostra Provincia sono stati raccolti 8.600 medicinali che sono stati distribuiti, nell’arco dell’anno a 51 enti assistenziali.

 

Sabato 11 e lunedì 13 febbraio

Chi desidera, può acquistare nelle farmacie che hanno accettato l’iniziativa, un medicinale e consegnarlo agli incaricati che sono presenti. È un gesto di carità e di umanità che educa alla gratuità e alla condivisione.  Così si esprime la carità di Dio.

FARMACIA ALLA FENICE RISORTA, VIA LOMBARDIA 198/A

FARMACIA ANTONIO COLUTTA, PIAZZA GARIBALDI 10

FARMACIA AQUILA NERA, VIA CAVOUR 15

FARMACIA ARIIS, VIA PRACCHIUSO 46

FARMACIA AURORA, VIALE FORZE ARMATE 4/10

FARMACIA BEIVARS, VIA BARIGLARIA 230

FARMACIA BELTRAME ALLA LOGGIA, PIAZZA LIBERTA’ FARMACIA COLUTTA, VIA MAZZINI 13

FARMACIA DEGRASSI, VIA MONTE GRAPPA 79

FARMACIA DEL TORRE, VIALE VENEZIA 178

FARMACIA FATTOR, VIA GRAZZANO 21

FARMACIA FAVERO, VIA DE RUBEIS 1

FARMACIA LONDERO, VIA L. DA VINCI 99

FARMACIA NOBILE, P.TTA DEL POZZO 1

FARMACIA SAN MARCO, VIALE VOLONTARI DELLA LIBERTA’ 42/1

FARMACIA TURCO, VIALE TRICESIMO 78

FARMACIA ZAMBOTTO, VIA GEMONA 78

LA GIORNATA PER LA VITA

DONNE E UOMINI PER LA VITA

NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA

 

Il coraggio di sognare con Dio

Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno”. Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.

I bambini e i nonni, il futuro e la memoria

Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.

Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale. È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà.… La vita è la vita, difendila”.

Con Madre Teresa

La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”

                                                                                                                                     IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI