Sono stati mesi durissimi in questo periodo di pandemia. Ci sentiamo isolati all’interno delle nostre famiglie e tuttora soli per la mancanza degli incontri a tu per tu, senza il vero contatto umano.

Peggio ancora poiché dobbiamo portare le mascherine che non ci permettono di usare la labiolettura verso coloro che ci parlano, né ascoltare con i nostri occhi le parole delle persone che incontriamo.

Questo ci fa sentire ancora più tristi. Sono stati confortanti per noi gli incontri del Gruppo degli amici “Sordi e Udenti” per le periodiche SS. Messe e i susseguenti incontri conviviali, che, finalmente faccia a faccia, abbiamo ripreso con molta cautela.

Questo è stato un respiro di sollievo, ascoltando i dialoghi di ogni persona, come fosse Gesù che ci faceva sentire anche la Sua presenza amorosa. Siamo riusciti a concludere l’anno pastorale 2020/21 nel mese di giugno nel Santuario della Madonna Missionaria a Tricesimo e ad iniziare questo nuovo anno nel Santuario di Castelmonte.

Non è stata casuale la scelta di queste due località mariane, proprio per rivolgere la nostra preghiera alla Madonna, perché interceda per noi affinché il Signore ci liberi da questa pandemia. In preparazione al S. Natale abbiamo vissuto un ritiro spirituale animato da Suor Vittorina Carli, lei pure sorda, che ci ha aiutati a meditare sul contenuto dei Vangeli delle quattro domeniche di Avvento.

Nel frattempo, cerchiamo di proseguire con tutta la serenità possibile, mantenendo i contatti umani e sociali, molto vitali per tutti, importanti per noi perché ci permettono di stare assieme nei consueti incontri mensili.

Ora ci ritroveremo alla S. Messa nella Notte di Natale, per pregare insieme e scambiarci gli auguri di un futuro migliore.

Buon Natale a tutti!

Dal Bollettino Parrocchiale di Natale 2021

Articolo  di Mauro, Sabrina, Sarita

A nome di tutto il gruppo della pastorale per i sordi.

 

Carissimi,

lo scorso anno abbiamo vissuto mesi di fatica per tutti, di dolore per tante persone, anche di lutti. Non potevamo incontrare gli altri nella libertà, alcuni hanno chiuso le loro attività, certamente è cresciuta la povertà. L’incertezza era di tutti: medici, virologi, ricercatori, noi. La paura di ammalarci era palpabile. Prima ci sembrava di avere tutto sotto controllo ma poi ci siamo scoperti fragili e piccoli. Prima si poteva anche tenere nascosta la morte, era una cosa privata di cui non si doveva parlare per non turbare la serenità della vita, come se, nascondendola, non esistesse più ed invece è tornata ad essere una realtà che interessa tutti. La solitudine ci ha richiamati alla necessità delle relazioni. Abbiamo ancora davanti agli occhi i malati isolati negli ospedali, i giovani e i bambini. che non si potevano incontrare. Era una situazione insopportabile.

Eppure siamo andati avanti.

Con varie buone strategie. Abbiamo visto la dedizione di tante persone accanto ai malati, l’impegno degli insegnanti, la vicinanza del Vescovo, dei sacerdoti e di tutto il personale religioso alla loro gente, il tempo dedicato ai figli da parte dei genitori, le iniziative di tanti volontari per prendersi cura dei più fragili. Anche il Papa ci è stato accanto con la sua parola: “Questa è la forza di Dio: volgere in bene tutto ciò che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. ”Credo che tutti ci siamo fatti questa domanda: Tutto tornerà come prima o tutto sarà cambiato? Tutto può essere, ma ci vuole qualcosa di bello per vivere. Ci vuole fiducia. Ci vuole un sorriso, un po’ di ottimismo, una speranza. Di che cosa vive l’uomo? Di efficienza? Di consumi? Questi diventano la prigione del desiderio che viene ridotto alla soddisfazione immediata ma non è mai sazio. L’uomo vive di amore, solidarietà, relazioni, di senso. La vita è sempre un ripartire: dopo una malattia, una discussione, una disgrazia, uno strappo affettivo. Per chi vuole camminare. Alziamo lo sguardo verso l’alto per avere nuove idealità che ci attraggano e ci mettano in moto verso cieli nuovi e terre nuove. Occorre un punto fermo per ripartire. Ascoltiamo in questi giorni la bella notizia che può essere il punto di partenza:

Il Figlio di Dio, Gesù, si è fatto uomo

Questa dovrebbe essere la bella notizia che squarcia i giorni bui, le paure che ancora persistono a causa del virus che sembra rialzare la testa. Forse è una notizia che “non fa più notizia”, perché ci siamo abituati a sentirla, ci sembra scontata e forse inutile, anzi abbiamo l’impressione che sia scomparsa dall’orizzonte. Sembra quasi che ci si debba vergognare di continuare a credere in Lui. Siamo tanto preoccupati di salvare il Natale. Quale natale? Quello commerciale? Certamente l’economia fa il suo corso. Lo possiamo anche salvare. Ma il natale di chi? Tutto è noto da 2.000 anni. Tutto è troppo noto per stupirci di ciò che ancora ci è dato di vivere. Come fare a stupirci delle cose ormai ovvie? Allora porgo una domanda: Siamo noi che salviamo il Natale o è il Natale che salva noi? Sotto questa luce sono da riconsiderare tutte le realtà che ci circondano: La casa, i figli, i genitori, i colleghi, la nostra città, i nostri monti, le campagne, il mare. Di fronte alla nascita di un bambino sentiamo di essere davanti a qualcosa di più grande, qualcosa che ci supera. Ci stupisce. Ebbene siamo davanti a questo mistero: Ci è dato un figlio. È il Figlio di Dio. Si chiama Gesù, che significa “Dio salva”. Nel finito appare l’infinito. In un frammento appare la totalità della vita. Il nostro cuore dovrebbe sobbalzare. Solo Dio poteva pensare di diventare piccolo, inerme e di entrare così, in silenzio, nella vita di tutti noi, per farne esperienza. E salvarci. Nessuno potrà rubarci questo Natale perché è il Natale che salva noi. Grazie a Dio. Facciamo attenzione a ciò che capita. Impariamo a scorgere la strada sulla quale camminare. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rivelarci il volto misericordioso di Dio e per mostrarci la dignità dell’uomo plasmato dalle sue mani. L’uomo che guarda alla effettiva sua fragilità con sincerità, si accorge di non essere onnipotente ma di aver bisogno di un Salvatore. Un Salvatore che venga dall’alto e che doni speranza. È già qui, tra noi. Basta cambiare lo sguardo, togliere un po’ di polvere per scoprire il volto del protagonista del Natale. Fidarci di Lui. Camminare dietro a Lui, magari zoppicando. Ma seguirlo lungo il suo sentiero, cioè incarnandoci come Lui in questa storia umana che cammina verso la resurrezione e la gloria, cioè verso la pienezza della vita. Il Natale di Gesù è una opportunità, una occasione da non perdere, per essere ancora più solidali, con Dio e con i fratelli. Questo nostro mondo è il grembo dove sta crescendo un mondo nuovo che è il Regno di Dio, che è Cristo stesso. Fermiamoci davanti al Presepio e lasciamo che lo sguardo di Gesù incroci il nostro ed illumini i no-stri occhi perché sappiamo vedere il volto di Dio là dove c’è un volto umano.

Buon Natale a tutti.

Il Parroco don Luciano Nobile

 


 

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NOVENA DI NATALE

15 – 23 dicembre: Canto del Missus secondo la tradizione in Friuli

Chiesa di San Giacomo: Ore 10.00 S. Messa e Novena

Oratorio della Purità: Ore 19.00 S. Messa e Novena

 

La preghiera deve essere accompagnata dalla nostra conversione, come ci raccomanda oggi Giovanni Battista: spartire il cibo ed il vestito per sfamare e ridare dignità a chi subisce il marchio della miseria. Seguire la strada della legalità e della giustizia. Abbandonare ogni forma di violenza, di sopruso e di strapotere. Accontentarci di ciò che abbiamo per vivere dignitosamente. Lasciarci toccare il cuore.

 

LA CANDELA DELLA GIOIA

 

È la terza domenica dell’Avvento, cosiddetta “Gaudete”, perciò noi accendiamo la terza candela, quella della gioia. Siamo invitati a dar voce alla nostra gioia. Gioia di vedere la nostra speranza riprendere vita, gioia di coglierne i segni, anche se tenui, nella nostra società. Gioia di sapere che il Signore viene in mezzo a noi per salvarci. Gioia di essere colmati della sua presenza.

Attingiamo qualche spunto di meditazione alla Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco, il quale ci indica la fonte e la strada della gioia.

 

“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene.

Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto.

Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.

Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?

La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce.

Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.

Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute.”                                                                                                                                 Papa Francesco

 

SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. V. MARIA

 

Orario festivo:

Ore 10.30: S. Messa con l’accoglienza dei nuovi Pueri Cantores del Duomo. Benedizione delle statuine della Madonna da porre nel Presepio della famiglia.

Ore 16.00: S. Messa di Prima Comunione dei bambini della Parrocchia di S. Marco in Udine.

Ore 19.00: s. Messa presieduta dall’Arcivescovo che ricorda i suoi 21 anni di Ordinazione Episcopale.

Ore 20.30: nella Chiesa di S. Pietro martire: Concerto di musica sacra “Canti a Maria dall’ Annunciazione alla nascita di Gesù”. Canta il coro “Egidio Fant” di S. Daniele del Friuli diretto dal M° Tullio Dominissini. Alle tastiere il M° Alessio De Franzoni.

 

LA CANDELA DELLA SALVEZZA

 

Carissimi,

domenica scorsa abbiamo acceso la candela della speranza e siamo stati invitati a trovare dei segni di speranza che sono sparsi in mezzo a noi e a diventare noi stessi segni di speranza per dare un volto a Dio che è la nostra speranza. Oggi accendiamo la candela della salvezza. La liturgia ci presenta una figura caratteristica che ci ha sempre impressionato, per il suo volto che abbiamo sempre immaginato scarno, per la sua voce tonante che ci sembra quasi di udire nelle nostre chiese, per il suo abbigliamento essenziale e ruvido: Giovanni Battista. Egli ci invita con urgenza ad incontrare Dio attraverso la persona di Cristo che ci viene incontro gratuitamente, sempre. Ma Gesù non forza nessuno. È sempre reale e indicativa quella immagine di Gesù che sta all’esterno e bussa alla porta del nostro cuore che ha solo una maniglia all’interno, per poter aprire. Solo noi gli possiamo aprire. Ma se nel nostro cuore o nella nostra vita c’è troppa confusione, non lo sentiamo neppure bussare. Comunque Lui insiste e ci viene incontro nella nostra vita, sempre, con costanza, con pazienza. Può trovare fratture che col tempo sono diventate burroni o steccati che son diventati muri invalicabili sormontati da filo spinato, strade sconnesse, buche, pozzanghere. Sono solchi o impedimenti creati dalla nostra cattiveria o negligenza, rifiuti, invidie. Oppure da mancanze di dialogo, paure, gelosie. Dal fatto che vogliamo avere sempre ragione noi e non vogliamo ascoltare gli altri. Il Papa pellegrino a Cipro e in Grecia a Lesbo, mi sembra un Giovanni Battista che non si stanca mai di esortare alla pace tra i popoli. Infatti Giovanni ci invita a spianare le strade della vita quotidiana nelle nostre famiglie, nelle nostre relazioni perché Gesù ci possa incontrare. Non possiamo dimenticare le grandi divisioni che persistono ancora a vari livelli nella nostra società e nel mondo. Sono sotto gli occhi di tutti. È da qui, dai nostri deserti che Gesù può partire per guarirci e portarci la salvezza in profondità. “Sono i malati che hanno bisogno del medico, non i sani.” Il tempo dell’Avvento ci aiuta a desiderare nuovamente di incontrare Cristo, a rinnovare la nostra fiducia nella sua Parola, a condurci sulla sua strada, ad interpretare le tracce della sua presenza nel mondo. Restiamo saldi nella fede, in questa storia umana così complessa perché Lui ha deciso di farsi incontrare proprio qui. Proprio qui ha voluto abitare, in mezzo a noi, per donarci la sua salvezza. Lungo questa settimana incontriamo la Vergine Immacolata, che ha detto sì al progetto del Padre, perché noi tutti potessimo incontrare il Figlio che è nato da Lei per opera dello Spirito Santo. Ella ha collaborato con Dio con generosità, fidandosi di Lui, mettendo la sua vita nelle sue mani e cucendo insieme tutti gli eventi attraverso i quali Lui la conduceva nella storia dell’umanità. Guardiamo anche Lei e impariamo da Lei ad aspettare ed incontrare il Signore, con la sua fede e con la sua fortezza d’animo. Queste due figure, Giovanni Battista e Maria, così significative, ci possano guidare lungo la strada della nostra vita in questo tempo che, nonostante tutto, è sempre il grembo del Regno di Dio che sempre viene.

Carissimi, buon cammino di Avvento a tutte le famiglie.                                                                     Il Parroco, D. Luciano Nobile

 

 

Risorgeranno

 

Nel mese di novembre abbiamo accompagnato alle soglie del Paradiso Rutar Majda in Passone,  Felcaro Edda ved. Modonutti e Rosa Maria (Rosy) in Menazzi affidandole alla misericordia del Padre.

 

GIORNATA NAZIONALE

DELLA COLLETTA ALIMENTARE

 

Ecco un segno di speranza

L’iniziativa solidale promossa dalla Fondazione Banco Alimentare continua fino al 10 dicembre con la spesa online e le Charity card La colletta alimentare, al suo 25esimo anno, è tornata in presenza. Non era scontato che, con la ripresa dei contagi, 140mila volontari, nel rispetto delle norme, tornassero davanti a quasi 11mila supermercati per vivere e proporre un gesto semplice ma concreto di solidarietà. “Un gesto capace di unire in un momento in cui tutto sembra volerci dividere: dalla ripresa del virus, ai contagi crescenti, all’insicurezza economica. La giornata della Colletta ci manifesta che sono i fatti, i gesti che innanzitutto educano, noi, i nostri figli, tutti, e possono realizzare autentica solidarietà e coesione sociale” ricorda Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco alimentare Onlus. Quest’anno con la Colletta si sono raccolte circa 7.000 tonnellate di cibo, l’equivalente di 14 milioni di pasti nonostante il momento particolare e i disagi dovuti al maltempo in numerose località. Quanto raccolto, insieme a quanto recuperato dal Banco Alimentare nella sua ordinaria attività durante tutto l’anno, sarà distribuito nelle prossime settimane a circa 7.600 strutture caritative che assistono oltre 1,7 milioni di persone.

Il Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia ha raccolto in FVG un totale di 246 tonnellate, così suddivise per provincia: UD 137, PN 68, GO 19, TS 22.

La colletta continua online fino al 10 dicembre su Amazon.it/bancoalimentare e sul sito https://www.colletta.bancoalimentare.it, fino al 5 dicembre su Esselunga.it e su Easycoop.com. Da domenica 28 novembre a domenica 5 dicembre 2021 la Colletta Alimentare continua anche attraverso le Charity Card di Epipoli, da 2, 5 o 10 euro, disponibili nei supermercati aderenti all’iniziativa oppure online sul sito www.mygiftcard.it.

Le donazioni saranno poi convertite in alimenti. Grazie a tutti coloro che con immutato slancio e cuore grande hanno sostenuto questo gesto e contribuito con il loro dono ad aiutare chi è in difficoltà.