Anni or sono, casualmente, siamo venuti a conoscenza di un raduno mensile di persone sorde, come noi, presso la Parrocchia di S. Maria Annunziata di Udine, così abbiamo cominciato a frequentare questo gruppo, incuriositi ed attratti di fare nuove conoscenze ed esperienze.

Ricordiamo che inizialmente, dopo la S. Messa, ci si riuniva nell’adiacente Oratorio della Purità e gli incontri erano incentrati essenzialmente sulla catechesi, con qualche documentario o qualche racconto sulla vita di nostro Signore Gesù Cristo.

Ci sembrava di essere tornati bambini, indietro con gli anni, al ricordo della Prima Comunione. Veramente avevamo anche bisogno di riprendere in mano il catechismo degli adulti. Con il tempo le attività si sono ampliate, mantenendo però lo scopo iniziale, cioè quello di rinnovare e ravvivare in noi la formazione religiosa.

Poichè il Gruppo è diocesano e la provenienza delle persone è varia, abbiamo incominciato a frequentare e a conoscere altre Parrocchie nei vari paesi friulani e dintorni, laddove, grazie alla nostra brava interprete nella Lingua dei Segni, Giada, ci viene proposta la catechesi con la spiegazione della chiesa, delle sue origine, della sua storia passata, i suoi affreschi, gli organi e le statue, il Santo a cui sono intitolate.

Annualmente veniamo raggiunti ed aggiornati da Suor Vittorina e padre Savino che, con la loro saggezza e pazienza, ci accompagnano durante dei piccoli ritiri spirituali in tempo di Avvento e Quaresima. Ma un fatto di cui siamo rimasti particolarmente commossi e che non dimentichiamo, è la S. Messa di Natale in Duomo, quando i piccoli bambini e bambine alzavano e roteavano le loro manine al cielo, accompagnando il canto con la lingua dei Segni.

Ma attualmente l’attività del gruppo non spazia solo sulla religione ma anche sulla nostra cultura. Le iniziative che di volta in volta vengono organizzate ci insegnano anche a conoscere la storia e le abitudini della nostra gente, ci offrono l’occasione di visitare luoghi diversi che hanno avuto rilievo per motivi seri e importanti, o che hanno attraversato avversità, distruzioni, guerre.

Ricordiamo di aver visitato tra l’altro la mastodontica e tragica diga del Vajont, i resti del campo di concentramento di Gonars, le miniere di Cave del Predil, la Bibbia a cielo aperto di Cercivento, gli orologi di Pesariis, la rilassante visita alle olle di Ariis di Rivignano, le gite a Firenze, Vicenza, nel bellunese, il gemellaggio con il Gruppo dei Sordi di Treviso. Tutti nell’insieme ci hanno lasciato dei ricordi e spunti di meditazione.

Ultimamente ci siamo spinti oltre l’Isonzo, nella cosiddetta Bisiaccheria, visitando a Redipuglia il Sacrario dei «Centomila Presenti», che con il loro eroico sacrificio ci hanno dato la possibilità di vivere liberi , sereni e in pace sulla nostra terra. Per ultimo, la S. Messa nel Duomo di Monfalcone, cui è seguita la visita al Museo della Cantieristica, dove abbiamo potuto capire con meraviglia la bellezza, grandezza, eleganza delle navi che vengono tuttora costruite all’interno del cantiere navale.

A tutto questo si aggiunge sempre ad ogni incontro un momento conviviale che ci consente di stare insieme, dialogare tra noi, rivederci periodicamente e, perché no, anche gustare qualche buona pietanza tipica dei luoghi che ci accolgono. Il nostro doveroso ringraziamento è per don Luciano, tenace conduttore della nostra piccola comunità, per l’infaticabile factotum Roberta, per Giada, fedele interprete LIS e per tutti coloro che, magari con un filino, annodano e formano un cordone che circonda e rinsalda la nostra compagnia, amicizia e fratellanza.

Dal Bollettino Parrocchiale di Natale 2022

articolo  di Fiorella e Celestino Novati

 

SOLENNITA’ DEI SANTI PATRONI

 ERMACORA VESCOVO E FORTUNATO DIACONO

 

È un tempo particolare quello che stiamo vivendo, ci sentiamo un po’ dispersi a causa del covid che nuovamente incalza, della guerra che prosegue portando morte e distruzione vicino e lontano da noi, della siccità che ci fa toccare con mano le conseguenze della mancanza di rispetto del creato, della incuria, si dice, delle condutture che lasciano disperdere l’acqua, dello spreco di un bene prezioso dell’umanità. Il pericolo è quello di isolarci o di dividerci e di perdere il senso della comunità.

Festa dei Patroni, festa del mondo nuovo

Con la festa dei nostri Patroni il Signore ci chiama a ritrovarci insieme, nella amicizia per aiutarci reciprocamente nelle difficoltà. Non enumero i mali della città, li conosciamo. È importante che ce ne rendiamo conto e che ci prendiamo le nostre responsabilità per far crescere il bene nella nostra città. Come il Signore ha chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, Ermacora e Fortunato così chiama anche ciascuno di noi per nome e ci chiede di occuparci degli altri e di questo mondo. Insieme con i Patroni e la schiera di quanti hanno seguito Gesù, ci mettiamo anche noi dietro a Lui. L’amore di Dio e l’amore del prossimo che Gesù ci ha insegnato, ci fa comprendere che la migliore cura di noi stessi è proprio la cura degli altri. Cominciamo a cambiare noi stessi, a rispondere alle nostre responsabilità anche piccole e saremo più felici. Provare per credere. Forse abbiamo già esperimentato questa verità ed abbiamo imparato a vivere. È il nostro contributo concreto alla costruzione del mondo nuovo che è il Regno di Dio.

Un invito

Accanto a quanto detto all’inizio circa questo tempo di siccità, vorrei aggiungere un invito alla preghiera per il dono della pioggia. Quando ero bambino sentivo i nonni dire: San Giuàn al fas le so montàne, Sant’Ane a fas le so montàne ca jè une mane, San Pieri al fas le so montàne, Sant Ramacul al fas le so montàne, cioè ogni Santo venerato in questa stagione, mandava dal cielo uno scroscio d’acqua per rinfrescare il clima e per bagnare i campi. Veramente la memoria dei Santi Ermacora e Fortunato non godeva di un buon nome perché, si diceva, che era la settimana delle disgrazie, forse perché accadeva che dopo il gran caldo venisse un temporale accompagnato dalla grandine. Mah, se ne dicono tante!  Quest’anno mi pare che non sia successo ancora nulla di tutto questo, tutti subiamo questo tempo di siccità e siamo invitati ad essere parchi nell’uso dell’acqua. Certamente tutti gli accorgimenti devono essere presi ma perché non ricorrere anche alla preghiera per la pioggia?

La liturgia la prevede:

O Dio, in te viviamo, ci muoviamo ed esistiamo: donaci la pioggia di cui abbiamo bisogno, perché aiutati dai beni che sostengono la vita presente, tendiamo con maggiore fiducia a quelli eterni. Per cristo nostro Signore. Amen.

Preghiamo con la fede semplice che confida fermamente nel Signore. A questo proposito vorrei raccontare un piccolo e simpatico aneddoto che spero non sia banale. La gente, preoccupata per la siccità, chiedeva al parroco: “Facciamo un triduo di preghiera per chiedere al Signore la pioggia”. Il Parroco accondiscese volentieri e chiamò una sera la gente alla preghiera in chiesa. I fedeli accorsero numerosi. Al termine della funzione religiosa il Parroco ringraziò i fedeli per aver affollato la chiesa come non mai ma fece loro una osservazione: “Qui, questa sera, solo quella bambina che sta al primo banco è venuta con fede a pregare, perché solo lei ha portato l’ombrello!”

Un ringraziamento ed un augurio

Siamo al termine dell’anno pastorale, prima dei mesi estivi che conoscono un certo rallentamento nelle attività parrocchiali, sento il dovere di ringraziare i sacerdoti ed i laici che hanno collaborato in parrocchia, superando paure e perplessità causate dalla situazione pandemica.

Auguro a tutti un momento di riposo ed una serena estate. Mi permetto di rivolgere una esortazione: troviamo un po’ di riposo spirituale in questi mesi estivi. Dedichiamo maggiore tempo alla preghiera, partecipiamo con fedeltà alla S. Messa domenicale, leggiamo un libro che ci possa fare del bene. Non sia un tempo vuoto o chiassoso che lascia soltanto l’amarezza che sia terminato ed una nuova stanchezza. Sia un tempo pieno che lascia la soddisfazione di esser stato impiegato per il bene, perché ricco di senso. A tutti auguro ogni bene.                                                             Il Parroco don Luciano Nobile

 

 

LA SEQUENZA DEDICATA AI SANTI PATRONI

 

È in festa il nostro popolo, esulta nella gioia:

onora il grande Ermacora la Chiesa aquileiese

A Fortunato martire uguale onor sia dato:

la stessa prova, vinsero, uniti nella fede.

Guidato dallo Spirito, Ermacora converte peccatori e i deboli,

li libera per Cristo.

Condotto poi nel carcere resiste ad ogni pena;

la sua preghiera illumina l’attesa dei credenti.

Or Fortunato predica: e chiama a vita nuova coloro che professano

la fede trinitaria.

Incarcerato, vittima, per Cristo lotta e vince.

Insieme al santo vescovo il diacono si immola.

Colui che a questi martiri il vero premio ha dato,

a noi, per loro tramite, conceda uguale gloria. Amen.

 

IL CORO DELLA CAPPELLA SISTINA IL 12 LUGLIO

ANIMERÀ

LA SOLENNITÀ DEI SANTI PATRONI ERMACORA E FORTUNATO

 

Da lunedì 11 a venerdì 15 luglio la Fondazione “Card. Domenico Bartolucci” presenta un ciclo di eventi del Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” in Friuli-Venezia Giulia, in occasione della Solennità liturgica dei Santi Ermacora e Fortunato, patroni della Regione, di Udine e di Aquileia, nonché delle Arcidiocesi di Udine e Gorizia. Martedì 12 luglio il Coro vaticano animerà la solenne celebrazione eucaristica in Cattedrale a Udine. Appuntamenti in tutto il Friuli.

  • Martedì 12 luglio, alle ore 10.30: a Udine, nella Cattedrale di Santa Maria Annunziata, solenne Celebrazione eucaristica in occasione della Solennità dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato. La celebrazione sarà presieduta da S.E. Card. Dominique Mamberti;

  • Mercoledì 13 luglio, alle ore 20.30: a Udine, concerto nella Cattedrale di Santa Maria Annunziata. Il Concerto è ad ingresso libero e gratuito.

 

 

 

La Cappella Musicale Pontificia “Sistina”

Diretta da Mons. Marcos Pavan (nella foto), la Cappella Musicale Pontificia “Sistina” svolge il suo servizio musicale nelle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e, con i suoi 1500 anni di storia, è il più antico coro del mondo in attività. Attualmente è composta da 24 cantori adulti e da circa 30 ragazzi cantori. Insieme al Coro sarà presente anche Josep Solé Coll, primo organista della Basilica Papale di S. Pietro in Vaticano e organista per le Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Al centro di tutti questi eventi ritroveremo la grande Musica Sacra del repertorio della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” e in particolare le composizioni del Maestro Cardinale Domenico Bartolucci.

La fondazione

 “Card. Domenico Bartolucci”

 

Gli eventi sono organizzati dalla Fondazione Cardinale Domenico Bartolucci, istituzione culturale nata nel 2003, con l’obiettivo di diffondere la Musica Sacra ed in particolare conservare e promuovere l’opera del Maestro Cardinale Domenico Bartolucci (1917–2013), compositore, Accademico di Santa Cecilia e Direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” per oltre 40 anni.

 

COSTRUIAMO INSIEME LA PACE

 

… IN FAMIGLIA

Siamo tutti preoccupati, Signore, di quanto sta succedendo in questo nostro mondo.

Sembrano ormai trascorsi gli anni in ci sognavamo, un benessere per tutti, una pace condivisa, un mondo sicuramente migliore!

Ma quello che ci sconcerta, in questi ultimi tempi, sono soprattutto gli impensabili drammi che sconvolgono la vita di tante, troppe famiglie.

Il luogo dove si condivide l’opera creatrice di Dio, accogliendo il dono della vita e imparando a coglierne il senso… il luogo degli affetti più profondi, dove si impara l’amore… il luogo dove trovare sempre rifugio e protezione… proprio questo “luogo” sembra diventare oggi sempre più fragile e insicuro. Cosa sta succedendo, Signore?

Abbiamo bisogno di te! Aiutaci perché senza la famiglia non è possibile la vita!

Aiutaci ad essere costruttori di pace innanzitutto in casa perché se non lo siamo lì non possiamo esserlo neppure altrove! E aiuta ciascuno di noi a superare la tentazione di scaricare sempre colpe e responsabilità sugli altri. “Permesso?”, “Grazie” e “Scusa” e “permesso” siano, come ci suggerisce papa Francesco, le parole chiave da vivere perché le nostre famiglie ridiventino luogo di amore e di pace. Amen. (G.R.)

… NELLA SOCIETA’

Questi anni di pandemia ci hanno profondamente segnati, Signore.

All’inizio ci sentivamo forti, sicuri di farcela in poco tempo.

Tanti segni di altruismo, di solidarietà, ci permettevano di ammirare soprattutto le categorie più esposte: medici, infermieri, personale sanitario, forze dell’ordine, associazioni di volontariato, preti… e tanti e tanti altri che hanno dedicato tempo ed energie… perfino la propria vita.

Poi, con il tempo, l’affievolirsi di tutto questo, l’emergere di tanti egoismi, la perdita progressiva di fiducia nei confronti delle istituzioni e perfino nei confronti delle concrete persone, dei vicini, dei parenti stessi… Sembra che nessuno si fidi più di nessuno!

Sappiamo però, Signore, di poter sempre confidare su di te e sulla tua parola! Tu ci indichi la strada per una vera rinascita sociale e poter ancora condividere motivi di speranza per il nostro futuro.  Amen.                                                                                                (Roberto Gabassi)

 

X° INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A ROMA

22-26.06.2022

 

UNA SANTITA’ NASCOSTA E SILENZIOSA

Gigi De Palo e sua moglie Anna Chiara Gambini, 5 figli e rappresentanti della Pastorale familiare per la diocesi di Roma, offrono la loro testimonianza in questa semplice intervista.   

Secondo Lei quale è il messaggio che vuole dare Papa Francesco all’incontro mondiale delle famiglie che ha come tema: “L’amore familiare: vocazione e via di santità”? 

Il Papa attraverso l’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia ha voluto dire una cosa molto chiara: che non esiste la famiglia perfetta, che le famiglie sono molto complicate, nelle famiglie ci si fa male, ma ci si può fare anche tanto tanto bene, e che la bellezza della famiglia è nella sua concretezza ma anche nelle difficoltà. Questa narrazione totalmente nuova della famiglia da parte della Chiesa Cattolica, che parte dalla concretezza – non per quanto riguarda il magistero – non solo è una novità ma manifesta una grande ricchezza del pensiero di questo Papa.

Cosa vuol dire ai tempi nostri vocazione e via di Santità? 

Vuol dire che c’è una Santità quotidiana; il Papa la chiama la santità della porta accanto, cioè si può essere Santi. Si possono fare cose molto belle anche, semplicemente, non essendo sacerdote o vescovo, ma nella quotidianità delle nostre famiglie. C’è una Santità nascosta e silenziosa di mamme che si spaccano la schiena con l’amore totale nei confronti dei loro figli, accompagnandoli a scuola, a fare lo sport, al catechismo; come c’è una Santità di tutti i papà che magari stanno lì con le spalle pronte a cogliere la sofferenza, la tristezza, la rabbia di un figlio che magari si scontra con gli amici. C’è questo tipo di Santità, che molte volte non viene presa in considerazione, ma che ci spinge a starci vicini nel quotidiano.

Negli ultimi anni è stato raggiunto un livello molto alto di divorzi: cosa si è inceppato nella nostra società? 

Quello delle separazioni e dei divorzi è un tema molto importante. Sempre meno giovani si sposano, neanche in chiesa. Aggiungo un dato in più: tanti decidono di non mettere più un figlio al mondo. Io credo semplicemente che in tutti questi anni abbiamo raccontato male la famiglia, il matrimonio e la nascita di un figlio.

Abbiamo fatto una narrazione problematica come se la famiglia fosse un problema, mentre invece la famiglia è la soluzione del problema. La famiglia è una risorsa. In Italia, per esempio, è la risorsa più importante che abbiamo: non abbiamo petrolio e gas perché lo dobbiamo importare, ma la nostra rete sociale si basa sulle famiglie, sulla rete tra famiglie, sull’associazionismo – che è una sorta di famiglia di famiglie – e sulle parrocchie, un luogo vissuto per la maggior parte dalla maggior parte delle famiglie italiane.

Quale errore abbiamo commesso? 

Diciamo che l’errore che abbiamo fatto è di trasformare la famiglia come un peso da sopportare per tutta la vita. La famiglia invece è una grande avventura, abbiamo pensato che la famiglia è perfetta e senza problemi. Le famiglie in realtà sono tutte complicate. La cosa divertente dalla famiglia è che un momento ti senti la famiglia del Mulino Bianco, altre volte ti sembra di vivere momenti di disperazione che pensi capitano solo a te. Ma la famiglia è sempre la stessa.

…incontriamo difficoltà anche in altri ambiti della nostra vita! 

La difficoltà è accettare nella vita della famiglia questa situazione, questi cambi repentini dovuti alle circostanze che si presentano. Ma le contraddizioni sono comuni anche nell’ambiente lavorativo e professionale, a tutti i mondi dove c’è la vita. Dobbiamo accettare il fatto che non esiste la perfezione, ma questo non significa che non possiamo aspirare alla perfezione. A volte le cose vanno, a volte no e cadiamo inesorabilmente. Purtroppo oggi stiamo pagando gli errori di questa comunicazione, di una narrazione totalmente sbagliata che non risponde all’idea di famiglia.

Che ruolo ha la parola “perdono” nella vita di famiglia? 

Il perdono è determinante. La pace non s’impara in un corso di diplomazia o in una facoltà di cooperazione internazionale, la pace s’impara in famiglia, perché noi pensiamo tante volte che non ci sia pace senza giustizia. In parte è vero, ma ci sono situazioni di conflittualità nel mondo ci dicono che non può esistere la pace se non c’è il perdono. Questo in famiglia si sperimenta: quando un figlio sbaglia va abbracciato e accolto, e quell’occasione avrà una valenza più educativa di quanto non sia una ramanzina o un pistolotto. In famiglia impari la pace e il perdono e questo perdono è qualcosa di utilissimo che poi deve essere esportato anche in tanti altri ambiti. Perdonare ed essere perdonato è cosa di ogni giorno, proprio in virtù del fatto che siamo pieni di difetti.

Quale è il segreto per far sì che un matrimonio duri nel tempo? 

Non lo so! Non c’è un segreto, non ci sono istruzioni, non c’è un modello perfetto, c’è la consapevolezza di provarci ogni giorno e sapere che la vita non è finita perché ti sei sposato. No! Inizia un percorso dove ogni giorno si fatica, ma anche gioisce. Non è una scienza esatta, è una sfida, gli uomini sono nati per le grandi sfide. Quando andiamo in montagna ci prende il lumacone pensando a tutte le strade che dobbiamo fare. La bellezza non è solo nel panorama che vedi alla fine, ma anche nella camminata e nella fatica. Vincere una medaglia d’oro è il risultato di un enorme allenamento; in azienda chi raggiunge ruoli apicali lavora tantissimo per cercare di dare il suo contributo. La stessa cosa è la famiglia e il matrimonio. Vedere il panorama dall’alto è stupendo, vivere tutta la vita con una persona è il desiderio che tutti abbiamo nel cuore, altrimenti i giovani non metterebbero i lucchetti sui ponti. Nel matrimonio c’è la fatica che le cose grandi meritano.   

La crisi dovuta alla pandemia ha posto degli interrogativi, sia dal punto di vista educativo che della natalità…  Lo Stato in che maniera sostiene l’istituzione della famiglia?  

In Italia si fa sempre poco perché siamo in ritardo di 30 anni sulle politiche familiari.  Ben venga, come è successo ultimamente, l’assegno unico, ben venga il Family Act, ma siamo sempre in ritardo rispetto alla situazione da cui siamo partiti. Il fatto che nascono meno bambini è il risultato di economia e cultura che si sono contagiati a vicenda. Da una parte l’economia fa crollare la fiducia alle giovani generazioni, dall’altra parte questa sfiducia influenza anche una cultura… purtroppo la paura è diventata cultura.

Ma in tutti gli ambiti della nostra società si parla molto poco della natalità… 

Dobbiamo fare molto di più di quello che facciamo. Ci vorrebbe nel PNRR un piano di rilancio per la natalità, mettere in primo piano la natalità come nuova questione sociale. Natalità ha a che fare con le pensioni, con la sanità, con l’innovazione, con il welfare. Se tutto ciò non riparte crolla tutto. Lo Stato, ma io dico tutto il sistema paese, tutti, dovrebbero tutti i giorni parlare di natalità e di come invertire questa tendenza. A me sembra che si stia facendo troppo poco.

Nel documento vaticano che propone gli “itinerari Catecumenali” per la vita matrimoniale c’è un richiamo alla preziosa virtù della castità.  “Niente sesso prima del matrimonio per i fidanzati”. È un traguardo difficile per la nostra società?  

Di fatto non è una notizia, sono 2mila anni che la Chiesa cattolica propone questo tema. La chiesa, il Papa, propone un gioco, propone la castità? Propone anche la santità. Propone tante cose. Se sei cattolico ti senti chiamato in causa da questa proposta, se non lo sei, fai come credi. Mi colpisce che molte religioni fanno proposte molto più radicali, ma non vengono massacrate mediaticamente come la chiesa cattolica. In un mondo dove tutto, anche il corpo e soprattutto quello delle donne, è mercificato, ben vengano proposte di questo tipo. Io credo che una voce in totale contrasto con quello che dice il mondo faccia sempre bene.

 

 

GIORNATA PER LA CARITA’ DEL PAPA

 

Abbracciare gli altri attraverso le mani del Papa è un gesto che realizza la pace, perché sostenendo la premura del Santo Padre per le innumerevoli situazioni di indigenza e di “scarto” mostriamo di aver capito di “trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”. Solo su questa strada si avvicina la pace vera, quella promessa dal Risorto.

(Dal Messaggio della Presidenza CEI).

 

Domenica prossima alle ore 16.00 nella nostra Cattedrale verranno ordinati presbiteri 4 diaconi:

Matteo Lanaro di Povoletto, Davide Larcher di Imponzo, Gabriele Pighin di Rivignano, Alberto Santi di Buja.

È una grazia del Signore, pertanto siamo a Lui riconoscenti e preghiamo perché questi giovani possano essere sempre entusiasti, coraggiosi, fedeli nel servire il Signore nella chiesa come pastori.

 

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PROCEDAMUS IN PACE IN NOMINE CHRISTI. AMEN

 

Carissimi fedeli, tutti sappiamo che il giorno del Corpus Domini si fa in vari paesi e città la processione eucaristica, nella pace, nel nome di Cristo.

Dove trova la sua origine la processione?

La processione del Corpus Domini ha le sue radici nell’ambiente della Gallia belgica e in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne nel 1208.

Nel 1262 venne eletto Papa Urbano IV, l’antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena che per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a celebrare la Messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.
Venuto a conoscenza dell’accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste. Così, l’11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla “Transiturus” che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini. In Italia celebriamo questa festa alla Domenica, poiché il suddetto giovedì non è più giorno festivo.

Perché una processione eucaristica?

Processione significa procedere, fare un cammino insieme, condividere una motivazione, manifestare esternamente una convinzione o un valore che si vive. L’origine, per quanto riguarda a nostra fede, sta nel vecchio testamento: L’arca santa viene portata in processione dopo la sua costruzione, il re Davide la porta in processione e la introduce in Gerusalemme. Nel nuovo testamento vediamo che una folla cammina davanti e altrettanta gente segue Gesù che entra in Gerusalemme prima di celebrare la Pasqua.

La nostra processione, in occasione del Corpus Domini, innanzitutto esprime il desiderio di incontrarci di nuovo dopo due anni di forzata sospensione dovuta alla pandemia. È una gioia poterci ritrovare e condividere la nostra fede. Ma non solo. Porteremo lungo le strade della nostra città l’Ostia santa, che è il segno della presenza viva e reale del Corpo di Cristo, quasi a significare a noi che Egli stesso viene a visitare le nostre case dove noi abitiamo, dove viviamo momenti di gioia e di dolore. Egli viene a gioire con noi e a piangere con noi. Lo sentiamo come “uno di casa” che cammino con noi.

Ma ancora, siamo anche noi siamo Corpo di Cristo, siamo la sua Chiesa che consolida la sua unità e cammina sui sentieri della storia, con coraggio, con entusiasmo, con serenità, annunciando il Vangelo e vivendo la carità. Sappiamo che il tempo è difficile ma non ci arrendiamo, anzi, forti nella Spirito che ci è stato donato, proseguiamo con la certezza che Gesù ci sostiene e ci dona uno sguardo positivo sul mondo, come il suo, ricco di speranza, lasciandoci intravvedere nell’orizzonte un mondo nuovo, un mondo pacificato e risorto. Tutti soffriamo insieme perché la guerra imperversa sulla Ucraina e in altre parti del mondo portando morte, procurando ferite profonde e generando miseria, innescando drammi e tragedie. È per questo che pregheremo in modo particolare per chiedere al Signore la pace, Egli illumini i cuori e le menti di coloro che hanno responsabilità perché nel dialogo e nella reciproca comprensione possano attuare progetti di pace.

Auguro a tutti una bella domenica gustando la presenza di Dio nella vita.                                              Il Parroco, don Luciano Nobile

PREGHIERA (S. Tommaso d’Aquino)

 

Adoro Te devotamente, o Dio che Ti nascondi, che sotto queste apparenze Ti celi veramente: a te tutto il mio cuore si abbandona,
perché, contemplandoTi, tutto vien meno.

La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano ma solo con l’udito si crede con sicurezza: credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio, nulla è più vero di questa parola di verità.

Sulla croce era nascosta la sola divinità, ma qui è celata anche l’umanità: Eppure credendo e confessando entrambe, chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.

Le piaghe, come Tommaso, non vedo, tuttavia confesso Te, mio Dio.
Fammi credere sempre più in Te, che in Te io abbia speranza, che io Ti ami.

O memoriale della morte del Signore, pane vivo, che dai vita all’uomo, concedi al mio spirito di vivere di Te, e di gustarTi in questo modo sempre dolcemente.

O pio Pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, col tuo sangue, del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato.

Oh Gesù, che velato ora ammiro, prego che avvenga ciò che tanto bramo, che, contemplandoTi col volto rivelato, a tal visione io sia beato della tua gloria. Amen.

 

UN DIO MISTERIOSO CHE SI FA TROVARE

 

Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata

aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno?

Signore, oggi ti do le mie mani.

Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata

visitando coloro che hanno bisogno di un amico?

Signore, oggi ti do i miei piedi.

Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata

parlando con quelli che hanno bisogno di parole d’amore?

Signore, oggi ti do la mia voce.

Signore vuoi il mio cuore per passare questa giornata

amando ogni uomo solo perché è uomo?

Signore, oggi ti do il mio cuore.

(madre Teresa di Calcutta)

Amare Dio, amare gli uomini, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Con tutti i sensi:

Occhi attenti, capaci di vedere.

Gusto per assaporare con gratitudine.

Olfatto per sentire il profumo della vita.

Mani e piedi per trovarti, per seguirti, ogni giorno.

Apriamo i nostri sensi a Dio, Egli si farà trovare lì.

 

MEMORIA DEL BEATO BERTRANDO DE SAINT GENIES

 

Domenica 05 giugno: Vigilia

Ore 18.00 Il Museo del Duomo presenta la Web app interattiva: “Cercando  Suoni e colori e sorprese” ideata per le visite con le famiglie, a cura dell’Istituto A. Zanon e della Scuola primaria di Remanzacco.

Lunedì 06 giugno: Giorno della Memoria del Patriarca Bertrando

Ore 07.30: S. Messa

Ore 09.00: Canto delle Lodi davanti all’altare che custodisce le Reliquie del Beato, assieme al Capitolo Metropolitano.

Ore 18.00 Presentazione del volume di Flavia De Vitt: “Gubertino da Novate e i Patriarchi di Aquileia. Protocolli e registri notarili 1328-1358”

Interventi: Prof. Donata Degrassi (Università di Trieste) e Prof. Gabriele Zanello (Università di Udine).

Ore 19.00: S. Messa e incensazione delle Sante Reliquie.